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“Legge elettorale, Pd e Pdl si parlano ma l’intesa è lontana”, di Simone Collini

Resta alta la tensione sulla riforma del sistema di voto. Casini: «Possibile compromesso sul premio al 10%». Ma i berlusconiani fanno muro.
E’ ancora alta tensione sulla legge elettorale. Le distanze tra Pd e Pdl restano anche dopo gli ultimi contatti tra gli sherpa dei due partiti (Maurizio Migliavacca e Denis Verdini) e a meno che questa mattina non si riesca a trovare un’intesa in extremis, oggi pomeriggio la riunione della commissione Affari costituzionali del Senato farà registrare una nuova spaccatura che non sarebbe certo di buon auspicio in vista del passaggio in aula della discussione.
L’Udc, dopo che all’ultima seduta ha votato insieme a Pdl e Lega l’introduzione della soglia minima del 42,5% per poter accedere al premio di governabilità, ha aperto al cosiddetto lodo D’Alimonte (rilanciato per primo dal Pd) e sta lavorando affinché i due principali partiti che sostengono Monti trovino un accordo su questo terreno. Il problema è che il Pdl non ne vuole sapere di prevedere un premio da assegnare al primo partito nel caso nessuna coalizione riesca a raggiungere la soglia minima, se non di misura assai ridotta.
Il Pd, appoggiato in questo dall’Udc, sostiene che per garantire la governabilità sia necessario abbassare al 40% l’asticella e, se il premio non scattasse, assegnare un 10% di seggi aggiuntivi alla lista più votata. Il Pdl ha fatto sapere di essere disponibile a votare l’abbassamento di 2,5 punti percentuali della soglia, ma non a dare il via libera a un premio di quelle dimensioni al primo partito nel caso non venisse raggiunta.
Angelino Alfano si limita a sottolineare che sarebbe «un’anomalia» se il prossimo governo fosse sostenuto da una coalizione che ha incassato il 35% dei voti (a tanto viene data nei sondaggi l’alleanza dei progressisti), evitando di confrontarsi nel merito della questione, che in questa fase della discussione prevede la soglia (accettata dal Pd) e un premio di governabilità del 12,5% (il Pd voleva il 15). Ed evitando, anche, di confrontarsi col fatto che nel suo partito c’è già chi, come Daniela Santanchè, definisce il Porcellum un sistema migliore della bozza in discussione e chi, come Sandro Bondi, annuncia che voterà no in caso vengano mantenute le preferenze.
Gli equilibri tra le forze politiche, rispetto alla scorsa settimana, si sono modificati dopo l’apertura dell’Udc al lodo D’Alimonte. E potrebbero esserlo anche in misura maggiore se al Pd riuscirà di lavorare sulle contraddizioni che agitano Pdl e Lega, magari rilanciando sula proposta Calderoli, che prevede un premietto al primo partito pari al 25% dei seggi presi con proporzionale (il Pd potrebbe essere interessato se si ragionasse sul 30%). Ma i falchi, nel partito di Berlusconi, sembrano ancora prevalere e un’intesa appare dunque lontana.
NORMA ANTI CAMBIO DI CASACCA
In questa situazione un buon segnale arriva da Gaetano Quagliariello (nel Pdl è tra quanti lavorano per arrivare a un accordo col Pd) che insieme al vicecapogruppo del Pd Luigi Zanda ha presentato un emendamento che prevede possano essere costituiti nuovi gruppi parlamentari «solo se risultanti dalla fusione di gruppi preesistenti». Una norma anti-casacca, insomma, sulla quale il Pd si batte da tempo. Sul resto però le distanze rimangono, tanto da spingere Pier Ferdinando Casini a lanciare questo appello: «Non possiamo darla vinta all’antipolitica e a coloro che sperano solo, e stanno facendo danze propiziatorie in questo momento, che la politica non si metta d’accordo». Per il leader dell’Udc un’intesa si può e si deve trovare, altrimenti «saremo spazzati via». E se al Pd assicura che «nessuno vuole metterlo in minoranza», e che «il compromesso su un premio di maggioranza del 10% può essere benissimo accettato», al Pdl fa notare che il rischio è che rimanga in vigore il Porcellum: «Se lasciamo la legge così nulla di più facile che chi ha il 30% nelle urne prenda il 55% dei seggi. Un conto è un premio del 6 o 7%, un conto del 25%».
Anche Enrico Letta fa notare che «ogni momento che si aspetta è un aiuto al Movimento 5 Stelle e all’antipolitica». Però spiega anche che quella approvata «sarà una legge di compromesso», che quindi come tale «sarà transitoria».
L’Unità 13-11-12