“Con l’emendamento che abbiamo depositato stasera il nodo degli esodati viene risolto non solo con i 100 milioni già previsti, ma anche con i risparmi che si potranno ricavare dai 9 miliardi già stanziati per la platea dei primi 120mila salvaguardati.” A parlare è Pier Paolo Baretta, capogruppo Pd in commissione Bilancio e relatore del Ddl Stabilità ma che nulla dice sull’emendamento, inserito in questo che salva gli esodati, relativo al riconoscimento del diritto a circa 3.500 lavoratori della scuola il cui torto è stato quello di nascere qualche secondo dopo il 1951 e quindi di non partecipare ai benefici pensionistici bloccati inesorabilmente dal ministro tecnico al lavoro alla fatidica data del 31 dicembre del 2011.
E’ vero che ogni legge e disciplina legislativa ha bisogno di un inizio, ma è anche vero che questo gruppo di docenti aveva già da tempo, e fini a qualche mese prima della sventagliata legislativa di Fornero, pianificato la propria vita futura e progettato l’avvenire. E’ anche vero che la legge è dura ma è Legge, pur tuttavia viene tirannicamente misconosciuto la specificità della scuola che apre il primo settembre e chiude il 30 agosto e quindi deve barcamenarsi all’interno di queste date, sia per deontologia professionale e sia per i diritti che hanno gli studenti alla stabilità e continuità didattica. Un diritto del resto riconosciuto da tutti i sindacati della scuola che hanno protestato e si sono pure rivolti alla magistratura insieme col gruppo di “Quota 96”, dove oltre un migliaio di questi lavoratori della conoscenza si sono ritrovati.
E anche questo spaccato la dice lunga sulla considerazione che questo Governo ha della scuola, su cui scarica con abulico senso tutte le contraddizioni, gli sprechi, le saccenterie e perfino le gnoccherie che altri ambiti e altre scelte hanno creato. Che colpe hanno i docenti e il personale di “Quota 96”? Fra l’altro, dicono le agenzie, la proposta di modifica prevede che “le norme che tutelano gli attuali esodati vengano estese anche ai lavoratori che maturano i requisiti per il pensionamento dopo il 31 dicembre del 2011 nei seguenti casi: Se il rapporto di lavoro è cessato entro il 30 settembre del 2012 e i lavoratori sono stati collocati in mobilità ordinaria o in deroga in seguito di accordi governati o non governati, stipulati entro il 31 dicembre 2011 e che abbiamo perfezionato i requisiti utili al trattamento pensionistico entro il 31 dicembre 2014”. E quale danno erariale ci sarebbe stato se all’interno di questa dicitura fosse stato inserito che tali possibilità si “estendono anche al personale della scuola”? Baretta, il relatore, è soddisfatto e pure Bersani, il segretario del Pd, canta vittoria: ma di questi docenti chi si occupa? L’on. Manuela Ghizzoni, Pd e presidente della Commissione cultura alla camera, ha fatto di tutto, ci dicono i docenti della “Quota96”, per portare a soluzione onorevole una evidente ingiustizia, ma a quanto sembra si è alzato il classico e mefistofelico muro di gomma contro cui, quando le cose non piacciono a grappoli di politici, si va a sbattere inesorabilmente.
Restano tuttavia aperte le strade, per dare soluzione al problema dei 3500 docenti trattenuti nel pantano, della magistratura, sia contabile e sia costituzionale, anche per capire se sia eticamente corretto sciogliere le borse per le pensioni d’oro dei grossi funzionari dello Stato e chiuderle invece inesorabilmente per un manipolo di lavoratori che vogliono solo tirare a campare sugli scarni proventi di una pensione conquistata col sudore.
La Tecnica della Scuola 11.11.12
Pubblicato il 12 Novembre 2012
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