"Quei trenta giorni che sconvolsero il governo Berlusconi", di Concita De Gregorio
Un anno fa Silvio Berlusconi saliva al Colle per rassegnare le sue dimissioni. Era un sabato, il 12 novembre 2011. Le piazze di Roma erano invase da una moltitudine, un’orchestra di musicisti si era data convegno in piazza del Quirinale per suonare l’Hallelujah di Haendel. Le ministre e le sottosegretarie si erano vestite a lutto, Formigoni faceva le corna alla folla, il ministro Sacconi esibiva il dito medio, Bossi come di consueto diceva vaffanculo. Finiva così non solo una stagione di governo ma un’epoca. La lunga stagione del berlusconismo che nell’arco di quasi un ventennio ha trasformato l’Italia in quella che è diventata. A cronistoria dell’ultimo mese — la lunga vigilia della fine — è molto di più di un epilogo di un’esperienza di governo. Dal diario delle vicende di quei giorni — dalle notizie di politica, economia, cultura, sport, costume — emerge il racconto di un Paese che danza in bilico sul baratro. Le intercettazioni di Lavitola, le gesta di Verdini, il linguaggio dei protagonisti, da Bossi alle olgettine, le vicende in Europa e …