Giorno: 10 Novembre 2012

"Quei trenta giorni che sconvolsero il governo Berlusconi", di Concita De Gregorio

Un anno fa Silvio Berlusconi saliva al Colle per rassegnare le sue dimissioni. Era un sabato, il 12 novembre 2011. Le piazze di Roma erano invase da una moltitudine, un’orchestra di musicisti si era data convegno in piazza del Quirinale per suonare l’Hallelujah di Haendel. Le ministre e le sottosegretarie si erano vestite a lutto, Formigoni faceva le corna alla folla, il ministro Sacconi esibiva il dito medio, Bossi come di consueto diceva vaffanculo. Finiva così non solo una stagione di governo ma un’epoca. La lunga stagione del berlusconismo che nell’arco di quasi un ventennio ha trasformato l’Italia in quella che è diventata. A cronistoria dell’ultimo mese — la lunga vigilia della fine — è molto di più di un epilogo di un’esperienza di governo. Dal diario delle vicende di quei giorni — dalle notizie di politica, economia, cultura, sport, costume — emerge il racconto di un Paese che danza in bilico sul baratro. Le intercettazioni di Lavitola, le gesta di Verdini, il linguaggio dei protagonisti, da Bossi alle olgettine, le vicende in Europa e …

“Produttività, accordicchi no”, di Luigi Mariucci

Sul tema della produttività si sta svolgendo una strana trattativa. A quanto risulta sono oggetto di negoziato tra associazioni di impresa e confederazioni sindacali questioni di grande rilevanza. E cioè: un ulteriore depotenziamento del contratto nazionale, di cui verrebbe messa in discussione la funzione di recupero salariale sull’inflazione, uno spostamento del baricentro contrattuale verso il livello aziendale (quando è noto che la contrattazione si svolge solo in una minoranza di unità produttive), nonché la deroga a un insieme di garanzie disposte dallo Statuto dei lavoratori a partire da quelle in tema di professionalità (cosiddetto de-mansionamento). Che vi sia la necessità di un nuovo patto sociale tra le forze produttive è indubbio: si tratta di uno strumento essenziale, da collegare a coerenti politiche di intervento pubblico, per contrastare la fase recessiva che stiamo attraversando, il basso utilizzo della capacità produttiva potenziale a seguito della caduta della domanda, interna e estera (basti pensare al settore auto) o i differenziali in termini competitivi di costi strutturali, a partire dalla energia e dal rispetto dei vincoli ambientali (si veda …

"Produttività, accordicchi no", di Luigi Mariucci

Sul tema della produttività si sta svolgendo una strana trattativa. A quanto risulta sono oggetto di negoziato tra associazioni di impresa e confederazioni sindacali questioni di grande rilevanza. E cioè: un ulteriore depotenziamento del contratto nazionale, di cui verrebbe messa in discussione la funzione di recupero salariale sull’inflazione, uno spostamento del baricentro contrattuale verso il livello aziendale (quando è noto che la contrattazione si svolge solo in una minoranza di unità produttive), nonché la deroga a un insieme di garanzie disposte dallo Statuto dei lavoratori a partire da quelle in tema di professionalità (cosiddetto de-mansionamento). Che vi sia la necessità di un nuovo patto sociale tra le forze produttive è indubbio: si tratta di uno strumento essenziale, da collegare a coerenti politiche di intervento pubblico, per contrastare la fase recessiva che stiamo attraversando, il basso utilizzo della capacità produttiva potenziale a seguito della caduta della domanda, interna e estera (basti pensare al settore auto) o i differenziali in termini competitivi di costi strutturali, a partire dalla energia e dal rispetto dei vincoli ambientali (si veda …

“Le lacrime del Presidente”, di Vittorio Zucconi

Piangi, Presidente, piangi pure. Il sentiero delle lacrime che bagnano ormai la vita pubblica nelle democrazie porta alla mano che Barack Obama usa per asciugarsi gli occhi e dare l’addio alla propria vita di candidato. Ha pianto per gratitudine, per orgoglio, per gioia per la caduta di tensione e per la stanchezza mortale davanti ai militanti della “Obama Campaign”, i giovani che a Chicago gli hanno regalato in cambio di pizze fredde e cisterne di caffè micidiale, mesi della propria vita per organizzare la sua vittoria sul terreno, pronti a dare il cuore. A volte, letteralmente, come quell’Alex Okrent che morì di infarto a 29 anni proprio lì dove Obama ha pianto, cinque mesi or sono, senza poter vedere il risultato del proprio sacrificio. Quando il vecchio-nuovo presidente degli Stati Uniti, successore di sé stesso, aveva cominciato a parlare davanti a supporter anche più esausti di lui, era sembrato che la sua voce baritonale scesa di un’ottava fosse il prodotto della fatica, delle notti bianche, dei discorsi urlati fino alle ultime ore. «Il cerchio del …

"Le lacrime del Presidente", di Vittorio Zucconi

Piangi, Presidente, piangi pure. Il sentiero delle lacrime che bagnano ormai la vita pubblica nelle democrazie porta alla mano che Barack Obama usa per asciugarsi gli occhi e dare l’addio alla propria vita di candidato. Ha pianto per gratitudine, per orgoglio, per gioia per la caduta di tensione e per la stanchezza mortale davanti ai militanti della “Obama Campaign”, i giovani che a Chicago gli hanno regalato in cambio di pizze fredde e cisterne di caffè micidiale, mesi della propria vita per organizzare la sua vittoria sul terreno, pronti a dare il cuore. A volte, letteralmente, come quell’Alex Okrent che morì di infarto a 29 anni proprio lì dove Obama ha pianto, cinque mesi or sono, senza poter vedere il risultato del proprio sacrificio. Quando il vecchio-nuovo presidente degli Stati Uniti, successore di sé stesso, aveva cominciato a parlare davanti a supporter anche più esausti di lui, era sembrato che la sua voce baritonale scesa di un’ottava fosse il prodotto della fatica, delle notti bianche, dei discorsi urlati fino alle ultime ore. «Il cerchio del …

Legge stabilità/Scuola: Ghizzoni (PD), nessun rischio per abrogazione norma 24 ore

“Sull’abrogazione della norma che prevedeva l’aumento dell’orario a 24 ore a parità di salario per gli insegnanti c’è stata una convergenza di tutto l’arco parlamentare e precisi impegni politici, su questo non ci saranno passi indietro. – lo ha dichiarato Manuela Ghizzoni, Presidente della Commissione Cultura, Scienze e Istruzione della Camera dei deputati e relatrice della Legge di Stabilità nella Commissione che presiede, al termine della seduta della Commissione Bilancio – Ma ci aspettiamo, dopo la convergenza unanime che ha portato a formulare emendamenti condivisi e dopo lo sforzo da parte del ministero di trovare coperture adeguate a rispettare i risparmi richiesti dalla Spending Review, uno sforzo da parte dell’esecutivo al fine di non giungere a compiere tagli lineari all’Istruzione. In questi anni la scuola ha già dato il suo contributo consistente, è arrivato il momento che tutti contribuiscano a dare un futuro all’istruzione, anche per uscire dalla crisi.”