Una chiusura anticipata delle scuole questo inverno perché mancano «i soldi per pagare il riscaldamento nelle aule». Così Antonio Saitta, presidente dell’Unione Province d’Italia (Upi) per protestare contro la spending review e la legge di stabilità, soprattutto per i «500 milioni di tagli ai bilanci per il 2012 e 1,2 miliardi per il 2013». Le Province gestiscono 5179 edifici di scuola secondaria, composti da 117.348 classi che accolgono quasi 2 milioni e 600mila alunni. Riscaldamenti spenti e vacanze lunghe: nel suo primo giorno da presidente dell’Upi (l’Unione delle Province italiane) il torinese Antonio Saitta (Pd) si scaglia contro la spending review del governo Monti, annuncia un ricorso al Tar contro i tagli e la chiusura delle scuole in anticipo rispetto alle normali vacanze di Natale. «La nostra protesta non è contro la scuola, ma per difenderla» spiega.
E difenderla significa anche renderla sicura. Lo sa bene Saitta che ha vissuto da vicino, quattro anni fa, la tragedia del liceo Darwin di Rivoli, a pochi chilometri da Torino, dove un ragazzo ha perso la vita per il crollo di un controsoffitto, nella sua aula. E solo la settimana scorsa un altro torinese, il pm Raffaele Guariniello, ha denunciato che la sicurezza è la prima emergenza della scuola. Contro i tagli le Province faranno ricorso al Tribunale ammini-strativo, ma intanto annunciano la mobilitazione permanente. E nei prossimi giorni decideranno come mettere in atto la protesta.
La «dichiarazione di guerra» del presidente piemontese ha fatto infuriare il ministro della Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi che ha replicato invitandolo ad avere «comportamenti più consoni all’istituzione che rappresenta». «Vogliamo rispetto — gli ha risposto Saitta — perché ci tagliano 500 milioni. Dall’inizio dell’anno sono già 1 miliardo e 400». Toni duri che però gli hanno aperto, ieri, le porte di via XX Settembre per un incontro, che attendeva da agosto, con il responsabile dell’Economia Vittorio Grilli e il commissario Enrico Bondi. Per quest’anno non ci sarà nessun ripensamento, ha assicurato il ministro, ma una verifica sui tagli della spending review potrà essere fatta nel 2013.
È però la provocazione di Saitta a tenere banco e a suscitare qualche preoccupazione, prima di tutto tra i presidi. No a ricatti sulla scuola, dice il presidente dell’associazione dei dirigenti scolastici Giorgio Rembaudo: «Spero sia solo una forma di pressione — dice — altrimenti potrebbe apparire come un sabotaggio all’istruzione, ma a tutto c’è un limite, anche alle ritorsioni ». Tra i presidenti di provincia, Vinicio Guasticchi (Pd), da Perugia, è d’accordo sull’ipotesi di allungare le vacanze. E rincara la dose: «A questo punto occorrerebbe chiudere le scuole visto che abbiamo già smesso di asfaltare le strade secondarie». A Venezia la leghista Patrizia Zaccariotto ha messo in vendita un pezzo di aeroporto «per coprire i 7 milioni di buco e fare un po’ di manutenzione straordinaria». Anche a Sud si fanno i conti con i tagli. A Caserta il riscaldamento non è un problema, ma i soldi sono così pochi che il presidente della Provincia, e parlamentare dell’Udc, Domenico Zinzi, ha imposto ai suoi dirigenti di non spendere più un euro fino a fine anno. Ancora più drastico il salernitano Antonio Iannone (Pdl) che propone di restituire le fasce azzurre. Frena invece Leonardo Muraro di Treviso: «Da leghista sono sempre pronto alla battaglia, ma sarebbe interruzione di pubblico servizio. Meglio fermare le Province per 15 giorni per far capire gli effetti sui servizi ai cittadini». Molto critici invece i presidenti leghisti di Bergamo e Sondrio, Ettore Pirovano e Massimo Sertori: «Protestiamo contro i tagli, ma non tagliamo i servizi».
E la scuola, insieme a fisco, incentivi ai magistrati e riduzione dei patronati, è uno dei punti su cui ieri si è sfiorata la rottura tra i relatori alla legge di stabilità e a quella di bilancio Renato Brunetta (Pdl), Pier Paolo Baretta (Pd) e Amedeo Ciccanti (Udc). Oggi alle 10 è previsto un incontro con il ministro Grilli che ha chiesto ai relatori di arrivare a un pacchetto di emendamenti da votare in aula. Con i tagli dovranno fare i conti anche gli ospedali: sempre ieri il ministro della Salute Renato Balduzzi ha annunciato che con la spending review spariranno 7389 posti letto in tutta Italia.
La Repubblica 09.11.12
Pubblicato il 9 Novembre 2012
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