Giorno: 5 Novembre 2012

“Liste pulite, ecco la legge incandidabili i condannati fuori da Parlamento e Regioni”, di Liana Milella

“Liste pulite” subito. Anche per il voto nel Lazio, in Lombardia e in Molise a fine gennaio. È pronto — mancano solo gli ultimi ritocchi — il decreto legislativo con le nuove regole sulla non candidabilità a qualsiasi carica elettiva e di governo, pena l’immediata decadenza, di chi ha addosso una condanna definitiva per una pena minima di due anni. Cancellieri, Patroni Griffi e Severino sono stati di parola. Oggi i tre ministri — Interno, Giustizia, Funzione pubblica — si vedranno per chiudere il testo che, in settimana, passerà al vaglio di palazzo Chigi. Poi le commissioni parlamentari avranno 60 giorni per un parere consultivo che il governo è libero di accogliere o ignorare (come, in parte, è avvenuto per il taglio dei tribunalini). A quel punto il decreto sarà operativo. Se le elezioni regionali si terranno, come appare probabile, il 27 gennaio, c’è tutto il tempo per la piena operatività della legge. Che, merita ricordarlo, prevede anche la decadenza degli eventuali condannati eletti. Quindi i partiti, anche se il decreto non dovesse fare in …

"Liste pulite, ecco la legge incandidabili i condannati fuori da Parlamento e Regioni", di Liana Milella

“Liste pulite” subito. Anche per il voto nel Lazio, in Lombardia e in Molise a fine gennaio. È pronto — mancano solo gli ultimi ritocchi — il decreto legislativo con le nuove regole sulla non candidabilità a qualsiasi carica elettiva e di governo, pena l’immediata decadenza, di chi ha addosso una condanna definitiva per una pena minima di due anni. Cancellieri, Patroni Griffi e Severino sono stati di parola. Oggi i tre ministri — Interno, Giustizia, Funzione pubblica — si vedranno per chiudere il testo che, in settimana, passerà al vaglio di palazzo Chigi. Poi le commissioni parlamentari avranno 60 giorni per un parere consultivo che il governo è libero di accogliere o ignorare (come, in parte, è avvenuto per il taglio dei tribunalini). A quel punto il decreto sarà operativo. Se le elezioni regionali si terranno, come appare probabile, il 27 gennaio, c’è tutto il tempo per la piena operatività della legge. Che, merita ricordarlo, prevede anche la decadenza degli eventuali condannati eletti. Quindi i partiti, anche se il decreto non dovesse fare in …

"La logica dello sfascio", di Claudio Sardo

Pensavamo che era quasi impossibile fare peggio del porcellum. Ma Berlusconi e il Pdl stanno pensando di approvare un emendamento-trappola che ha il solo scopo di impedire al Pd di governare (o comunque di aumentare di molto il coefficiente di difficoltà), senza correggere alcuna delle mostruosità della legge elettorale. È un affronto, tanto più provenendo dalle stesse menti che hanno partorito nel 2006 questo sistema che non ha uguali in Occidente. È una porcata che va respinta non in nome di un’aspirazione di parte, ma dell’interesse del Paese di ricostruire una relazione efficace tra Parlamento, maggioranza e governo. Se passasse questo piano scellerato i cittadini sarebbero comunque nell’impossibilità di scegliere i parlamentari, perché nulla cambierebbe sulle liste bloccate. Se passasse il piano non ci sarebbe alcuna limitazione alla frammentazione politica e al trasformismo parlamentare, perché lo sbarramento al 4% resterebbe aggirabile all’interno delle coalizioni. Se passasse il piano una sola cosa cambierebbe: il premio attualmente previsto per la coalizione prima classificata (che la fa crescere fino al 55% dei seggi della Camera) scatterebbe solo qualora …

“La logica dello sfascio”, di Claudio Sardo

Pensavamo che era quasi impossibile fare peggio del porcellum. Ma Berlusconi e il Pdl stanno pensando di approvare un emendamento-trappola che ha il solo scopo di impedire al Pd di governare (o comunque di aumentare di molto il coefficiente di difficoltà), senza correggere alcuna delle mostruosità della legge elettorale. È un affronto, tanto più provenendo dalle stesse menti che hanno partorito nel 2006 questo sistema che non ha uguali in Occidente. È una porcata che va respinta non in nome di un’aspirazione di parte, ma dell’interesse del Paese di ricostruire una relazione efficace tra Parlamento, maggioranza e governo. Se passasse questo piano scellerato i cittadini sarebbero comunque nell’impossibilità di scegliere i parlamentari, perché nulla cambierebbe sulle liste bloccate. Se passasse il piano non ci sarebbe alcuna limitazione alla frammentazione politica e al trasformismo parlamentare, perché lo sbarramento al 4% resterebbe aggirabile all’interno delle coalizioni. Se passasse il piano una sola cosa cambierebbe: il premio attualmente previsto per la coalizione prima classificata (che la fa crescere fino al 55% dei seggi della Camera) scatterebbe solo qualora …

“Rappresentanza. Le cose da fare”, di Luigi Mariucci

L’Italia soffre di molte anomalie rispetto alle democrazie europee. Una riguarda il tema delle relazioni sindacali. In nessun Paese accade che non si sappia quale sia l’efficacia giuridica di un contratto collettivo non sottoscritto da tutti i sindacati rappresentativi. Che sia, inoltre, incerta la natura e la composizione delle rappresentanze sindacali aziendali, che appaia possibile espellere dalla rappresentanza in azienda il sindacato che dissente dal contenuto di un accordo e, pur essendo rappresentativo, non lo sigla. Quanto accaduto, appunto, alla Fiat in questi anni è il sintomo più vistoso di una anomia che è una delle principali cause all’origine del disordine e della inefficienza del sistema delle relazioni sindacali. Ha fatto bene quindi Susanna Camusso, in un intervento sul Corriere della sera di ieri, a porre il problema di una regolazione della rappresentanza. La questione si trascina da tempi ormai immemorabili, da quando risultò impraticabile l’attuazione dell’art. 39 della Costituzione. Per un lungo periodo il problema fu oscurato dalla indubbia rappresentatività delle maggiori confederazioni e dal loro rapporto unitario. Ma la crisi, prima, dell’unità sindacale …

"Rappresentanza. Le cose da fare", di Luigi Mariucci

L’Italia soffre di molte anomalie rispetto alle democrazie europee. Una riguarda il tema delle relazioni sindacali. In nessun Paese accade che non si sappia quale sia l’efficacia giuridica di un contratto collettivo non sottoscritto da tutti i sindacati rappresentativi. Che sia, inoltre, incerta la natura e la composizione delle rappresentanze sindacali aziendali, che appaia possibile espellere dalla rappresentanza in azienda il sindacato che dissente dal contenuto di un accordo e, pur essendo rappresentativo, non lo sigla. Quanto accaduto, appunto, alla Fiat in questi anni è il sintomo più vistoso di una anomia che è una delle principali cause all’origine del disordine e della inefficienza del sistema delle relazioni sindacali. Ha fatto bene quindi Susanna Camusso, in un intervento sul Corriere della sera di ieri, a porre il problema di una regolazione della rappresentanza. La questione si trascina da tempi ormai immemorabili, da quando risultò impraticabile l’attuazione dell’art. 39 della Costituzione. Per un lungo periodo il problema fu oscurato dalla indubbia rappresentatività delle maggiori confederazioni e dal loro rapporto unitario. Ma la crisi, prima, dell’unità sindacale …

“Casa Bianca adesso Obama spera nell’Ohio”, di Vittorio Zucconi

C’è un terzo uomo senza volto che potrebbe vincere queste presidenziali americane, un “convitato di pietra” che siede al tavolo della incertezza fra Romney e Obama. Il suo nome è Nessuno. Il suo partito è il Partito X. È IL partito del possibile pareggio fra i due contendenti nel solo numero che conti per essere eletti Presidente degli Stati Uniti, i 270 su 538 “grandi elettori” nei quali si tradurranno secondo la Costituzione i cento dieci milioni di voti che saranno espressi domani. Per raro che sia nella storia della repubblica nordamericana e per remota che sia la possibilità statistica, il “Fattore X” non è mai stato così forte dall’anno 2000, quando George W. Bush, dopo un mese di strazianti e a volte ridicole «riconte» fra «schede vergini » e «schede incinte» secondo le perforazioni e le protuberanze lasciate dalle matite, riuscì ad afferrare la Casa Bianca con un solo elettore sopra il margine minimo, 271. E il lasciapassare dei giudici della Corte Suprema, sempre per un solo voto, 5 a 4. Nessuno dei sondaggi …