“Le tre B che uccisero Tonino”, di Mario Lavia
La caduta di Berlusconi. Il bacio della morte di Beppe (Grillo). La rottura di Bersani. Sono tre B a condannare Antonio Di Pietro, lo stritolano, ne decretano la fine politica. Tutte B decisive, ognuna di loro era indispensabile: se Berlusconi non si fosse suicidato, o se Grillo lo avesse arruolato, o se Bersani lo avesse salvato, probabilmente oggi Tonino sarebbe in forze. Ma contro la tempesta perfetta delle tre B nulla può fare. Si squaglia, Idv. Donadi guarda al Pd, Pancho Pardi strepita, Leoluca Orlando se ne sta sulla riva del fiume: rompete le righe. E così, sta per cadere uno dei simboli – per certi versi “il” simbolo – della Seconda repubblica. Seconda repubblica nata sulle ceneri della Prima che proprio Tonino contribuì in modo determinante a sbriciolare nell’aula del processo Enimont, avviluppato nella toga nera davanti al Craxi arrogante e inefficace, a Forlani con la bava alla bocca, a Carletto Sama smemorato, e a Giorgio La Malfa, Martelli, Altissimo (c’era pure Cariglia), poi Cagliari, Gardini, Citaristi, e il compagno G torchiato senza esito …