“Come ostaggi di guerra”, di Gad Lerner
I diciannove lavoratori di Pomigliano posti ieri in mobilità rappresentano un costo annuo insignificante per la multinazionale dell’auto: meno di quel che guadagna Marchionne in una settimana. Ma vengono sacrificati come ostaggi in una guerra che Fiat ha dichiarato non solo contro il sindacato metalmeccanico col maggior numero di iscritti, ma anche contro la magistratura italiana, cioè lo stato di diritto, e quindi contro le regole condivise della nostra collettività. Possibile che gli azionisti della Fiat, vincolati moralmente da un debito di gratitudine alle istituzioni di questo paese, non avvertano l’esigenza di dissociarsi al più presto da questo diktat che li ricopre di discredito? Ci auguriamo, anche nel loro interesse, che un tale provvedimento senza precedenti, mai concepito neppure ai tempi dei licenziamenti politici per rappresaglia, venga revocato al più presto. E che il ministro Fornero, artefice di una recente modifica dello Statuto dei lavoratori, faccia presente a Marchionne che colpire degli innocenti come ha fatto è inaccettabile da un governo col quale dovrà ridefinire i suoi progetti futuri. Sembrerebbe purtroppo che mettersi dalla parte …