"La battaglia delle ventiquattr’ore", di Maria Grazia Gerina
«Se diciotto ore di lezione in classe vi sembrano poche…». Il loro no gli insegnanti, precari e non, lo hanno già detto forte e chiaro. E lo stesso ministro dell’Istruzione Francesco Profumo ha già annunciato una possibile marcia indietro. Ma nel testo definitivo consegnato al parlamento la legge di stabilità fa ancora conto di poter fare cassa su di loro, aumentando a parità di stipendio l’orario di lavoro fino a 24 ore a settimana. Lavoro in classe. Perché poi c’è tutto il resto, i compiti da correggere, le lezioni da preparare, i consigli di classe, il collegio docenti, i consigli d’istituto. All’articolo 3, comma 42, il testo della legge di stabilità, così come licenziato dal governo, spiega che «a decorrere dal primo settembre 2013 l’orario di impegno per l’insegnamento del personale docente della scuola secondaria di primo e di secondo grado, incluso quello di sostegno, è di 24 ore settimanali». Più precisamente: «Nelle sei ore eccedenti l’orario di cattedra il personale docente non di sostegno… è utilizzato prioritariamente per la copertura di spezzoni di orario …