Mese: Ottobre 2012

"La battaglia delle ventiquattr’ore", di Maria Grazia Gerina

«Se diciotto ore di lezione in classe vi sembrano poche…». Il loro no gli insegnanti, precari e non, lo hanno già detto forte e chiaro. E lo stesso ministro dell’Istruzione Francesco Profumo ha già annunciato una possibile marcia indietro. Ma nel testo definitivo consegnato al parlamento la legge di stabilità fa ancora conto di poter fare cassa su di loro, aumentando a parità di stipendio l’orario di lavoro fino a 24 ore a settimana. Lavoro in classe. Perché poi c’è tutto il resto, i compiti da correggere, le lezioni da preparare, i consigli di classe, il collegio docenti, i consigli d’istituto. All’articolo 3, comma 42, il testo della legge di stabilità, così come licenziato dal governo, spiega che «a decorrere dal primo settembre 2013 l’orario di impegno per l’insegnamento del personale docente della scuola secondaria di primo e di secondo grado, incluso quello di sostegno, è di 24 ore settimanali». Più precisamente: «Nelle sei ore eccedenti l’orario di cattedra il personale docente non di sostegno… è utilizzato prioritariamente per la copertura di spezzoni di orario …

"Rossi Doria: orario dei prof governo pronto a ripensarci", di Pietro Piovani

Il governo è pronto a ripensarci: la norma che aumenta l’orario di lavoro per i professori può essere tolta dalla legge di stabilità. A una condizione però, e cioè che si individui qualche misura alternativa in grado di garantire i risparmi previsti per i prossimi anni dalla spending review (183 milioni nel 2013, 237 milioni dal 2015 in poi). Marco Rossi Doria, sottosegretario all’Istruzione, è stato il primo a comunicare la notizia martedì sera con un messaggio su Twitter. La conferma ufficiale del ministro Profumo è arrivata ieri mattina alla Camera. «La disponibilità del governo c’è», dice Rossi Doria, che prima di essere un sottosegretario nella vita ha sempre fatto il maestro elementare. Ma quali possono essere queste soluzioni alternative? «Come ha detto il ministro, le cercheremo in Parlamento, attraverso un confronto con tutte le forze politiche». Però risparmiare nella scuola significa quasi sempre risparmiare sul personale. «Ci sono altre possibilità. Ma ora è prematuro parlarne». Con l’aumento dell’orario, e il conseguente taglio dei posti di lavoro per i precari, i risparmi sarebbero ben 721 …

"Rossi Doria: orario dei prof governo pronto a ripensarci", di Pietro Piovani

Il governo è pronto a ripensarci: la norma che aumenta l’orario di lavoro per i professori può essere tolta dalla legge di stabilità. A una condizione però, e cioè che si individui qualche misura alternativa in grado di garantire i risparmi previsti per i prossimi anni dalla spending review (183 milioni nel 2013, 237 milioni dal 2015 in poi). Marco Rossi Doria, sottosegretario all’Istruzione, è stato il primo a comunicare la notizia martedì sera con un messaggio su Twitter. La conferma ufficiale del ministro Profumo è arrivata ieri mattina alla Camera. «La disponibilità del governo c’è», dice Rossi Doria, che prima di essere un sottosegretario nella vita ha sempre fatto il maestro elementare. Ma quali possono essere queste soluzioni alternative? «Come ha detto il ministro, le cercheremo in Parlamento, attraverso un confronto con tutte le forze politiche». Però risparmiare nella scuola significa quasi sempre risparmiare sul personale. «Ci sono altre possibilità. Ma ora è prematuro parlarne». Con l’aumento dell’orario, e il conseguente taglio dei posti di lavoro per i precari, i risparmi sarebbero ben 721 …

"Bentornato Mr. President", di Vittorio Zucconi

Carboidrati, proteine, niente grassi, questa è stata la sua ultima cena prima dell’incontro della vita. Il dettaglio alimentare che racconta la serietà, e dunque la paura, con la quale ha affrontato la partita di ritorno. “Barry”, come si faceva chiamare da ragazzo per nascondere quel suo nome arabo–africano troppo diverso e un po’ inquietante, sapeva che se avesse perduto anche il secondo round di dibattiti contro Romney per lui sarebbe suonata la campana. Si è preparato per tre giorni chiuso in un albergo resort della Virginia, accanto a Williamsburg, la finta città coloniale luogo di turismo storico, con gentiluomini in tricorno, fabbri ferrai e gentildonne in crinoline. Ha consumato pasti studiati da un preparatore atletico, calorie ridotte, molta energia, facile digeribilità, molto pollo, filet mignon e patate al vapore. Ha studiato come non studiava da quanto tirava gli “all nighter” a Harvard, le notti bianche prima degli esami. Non ha sbuffato come aveva fatto alla vigilia del primo – “what a drag”, che palle, aveva confessato – è salito sul ring con l’occhio lucido e …

"Bentornato Mr. President", di Vittorio Zucconi

Carboidrati, proteine, niente grassi, questa è stata la sua ultima cena prima dell’incontro della vita. Il dettaglio alimentare che racconta la serietà, e dunque la paura, con la quale ha affrontato la partita di ritorno. “Barry”, come si faceva chiamare da ragazzo per nascondere quel suo nome arabo–africano troppo diverso e un po’ inquietante, sapeva che se avesse perduto anche il secondo round di dibattiti contro Romney per lui sarebbe suonata la campana. Si è preparato per tre giorni chiuso in un albergo resort della Virginia, accanto a Williamsburg, la finta città coloniale luogo di turismo storico, con gentiluomini in tricorno, fabbri ferrai e gentildonne in crinoline. Ha consumato pasti studiati da un preparatore atletico, calorie ridotte, molta energia, facile digeribilità, molto pollo, filet mignon e patate al vapore. Ha studiato come non studiava da quanto tirava gli “all nighter” a Harvard, le notti bianche prima degli esami. Non ha sbuffato come aveva fatto alla vigilia del primo – “what a drag”, che palle, aveva confessato – è salito sul ring con l’occhio lucido e …

"L'occasione mancata", di Massimo Giannini

Nell’Italia dei Berlusconi e dei Formigoni, nel Paese dei Belsito e dei Fiorito, una legge contro la corruzione che vede la luce quasi vent’anni dopo Tangentopoli è un evento storico. E Monti, che sulla legge ci mette la faccia e la firma, si assume per questo una responsabilità rilevante. Dopo mesi di pretestuosa melina parlamentare, di inerzia «comprensibile ma non scusabile di alcune parti politiche», di trattative sopra e sotto il banco, il governo rompe gli indugi con il voto di fiducia al Senato, passato con un plebiscito bulgaro: 257 sì, e solo 7 no. Ci sarebbe da festeggiare. Ma la festa ha un gusto un po’ amaro. Il ministro della Giustizia tuona: «Questa legge non è carta straccia». Ha ragione: questa legge, semmai, è un pannicello caldo. Conforta, ma non cura. Lenisce, ma non risolve. In qualche caso, addirittura, peggiora il male che vorrebbe estirpare. Nessuno nega il segnale politico. Dopo il devastante lavacro di Mani Pulite, e dopo diciassette anni di cultura dell’impunità scientificamente inoculata nelle vene del Paese dalla macchina del potere …

"L'occasione mancata", di Massimo Giannini

Nell’Italia dei Berlusconi e dei Formigoni, nel Paese dei Belsito e dei Fiorito, una legge contro la corruzione che vede la luce quasi vent’anni dopo Tangentopoli è un evento storico. E Monti, che sulla legge ci mette la faccia e la firma, si assume per questo una responsabilità rilevante. Dopo mesi di pretestuosa melina parlamentare, di inerzia «comprensibile ma non scusabile di alcune parti politiche», di trattative sopra e sotto il banco, il governo rompe gli indugi con il voto di fiducia al Senato, passato con un plebiscito bulgaro: 257 sì, e solo 7 no. Ci sarebbe da festeggiare. Ma la festa ha un gusto un po’ amaro. Il ministro della Giustizia tuona: «Questa legge non è carta straccia». Ha ragione: questa legge, semmai, è un pannicello caldo. Conforta, ma non cura. Lenisce, ma non risolve. In qualche caso, addirittura, peggiora il male che vorrebbe estirpare. Nessuno nega il segnale politico. Dopo il devastante lavacro di Mani Pulite, e dopo diciassette anni di cultura dell’impunità scientificamente inoculata nelle vene del Paese dalla macchina del potere …