Mese: Ottobre 2012

"Salvate Monti dalla sua agenda", di Massimo Giannini

L’agonia interminabile della Seconda Repubblica ha prodotto un paradosso evidente, ma ormai sempre più stridente. Un’alternativa politica palesemente impresentabile (il centrodestra) o non ancora compiutamente spendibile (il centrosinistra) ha reso necessario il governo tecnico di Mario Monti. Per oggi, e secondo molti anche per domani. Ma mentre la credibilità personale del presidente del Consiglio si consolida, nei partiti e nel Paese crescono a dismisura l’insofferenza e l’avversione verso le politiche del suo governo. Come si giustifica questo cortocircuito? E come si può reggere una contraddizione così forte? La spiegazione è una sola: Monti è ormai sempre più separato dalla sua Agenda. Questa operazione di “chirurgia politica” l’hanno già fatta gli italiani, con l’innato buon senso del quale nonostante tutto sono ancora provvisti. I sondaggi di questi mesi sono eloquenti. Nonostante le difficoltà della fase, Monti riscuote un tasso di fiducia che resta altissimo. L’Atlante Politico di Demos dà il premier al 55,2%, Ipr al 53, Euromedia al 43,9 e Swg al 42. Secondo Ipsos il 54% degli italiani dà un giudizio positivo sul presidente. Tuttavia, …

"La fabbrica del veleno", di Giovanni Valentini

E adesso? Che cosa diranno i signori dell’acciaio, i profeti dello sviluppo a tutti i costi, i nemici dell’ambiente e della salute collettiva di fronte all’agghiacciante rapporto dell’Istituto superiore di Sanità? Il senso della decenza — se non quello dell’etica — vorrebbe che riconoscessero i propri errori e si assumessero le loro responsabilità. I dati diffusi pubblicamente dal ministro Balduzzi non ammettono repliche. Non solo documentano il lugubre record della mortalità a Taranto e in provincia rispetto al resto della Puglia. Ma dimostrano in modo irrefutabile la correlazione fra i veleni emessi dallo stabilimento dell’Ilva e l’incidenza dei tumori nella popolazione locale, uomini, donne e bambini. Un disastro ambientale e sanitario che grida vendetta. Ma basterebbe fare un po’ di giustizia, come i magistrati di Taranto stanno cercando faticosamente di fare, almeno per fermare la catastrofe e impedire che produca altri danni, altre vittime, altre morti. Ecco, adesso, la vera emergenza. Fin dall’inizio di questa vicenda, aperta da una coraggiosa iniziativa giudiziaria, stiamo assistendo invece a un indegno talk-show di polemiche, a un rimpallo di …

"La fabbrica del veleno", di Giovanni Valentini

E adesso? Che cosa diranno i signori dell’acciaio, i profeti dello sviluppo a tutti i costi, i nemici dell’ambiente e della salute collettiva di fronte all’agghiacciante rapporto dell’Istituto superiore di Sanità? Il senso della decenza — se non quello dell’etica — vorrebbe che riconoscessero i propri errori e si assumessero le loro responsabilità. I dati diffusi pubblicamente dal ministro Balduzzi non ammettono repliche. Non solo documentano il lugubre record della mortalità a Taranto e in provincia rispetto al resto della Puglia. Ma dimostrano in modo irrefutabile la correlazione fra i veleni emessi dallo stabilimento dell’Ilva e l’incidenza dei tumori nella popolazione locale, uomini, donne e bambini. Un disastro ambientale e sanitario che grida vendetta. Ma basterebbe fare un po’ di giustizia, come i magistrati di Taranto stanno cercando faticosamente di fare, almeno per fermare la catastrofe e impedire che produca altri danni, altre vittime, altre morti. Ecco, adesso, la vera emergenza. Fin dall’inizio di questa vicenda, aperta da una coraggiosa iniziativa giudiziaria, stiamo assistendo invece a un indegno talk-show di polemiche, a un rimpallo di …

Non passerà. Tanti motivi per dire 'no' alle 24 ore

Domande e risposta (e una scheda tecnica) sulla norma che prevede l’aumento dell’orario di lavoro degli insegnanti: è falso che i docenti italiani lavorino meno dei loro colleghi europei, è vero che la scuola italiana è ancora ferita dai disastrosi tagli del governo Berlusconi. Ora basta: l’istruzione è il futuro del Paese. Nella Legge di Stabilità è contenuta una norma che prevede l’aumento dell’orario frontale (cioè le lezioni in classe) degli insegnanti delle scuole medie inferiori e medie superiori da 18 a 24 ore settimanali. Questo provvedimento non è accettabile per una serie di ragioni che cercheremo di spiegare in questo articolo. Molti cittadini non si rendono bene conto di quel che potrebbe significare per la scuola italiana una norma di tal fatta. Cerchiamo di spiegare perché il PD non voterà la legge di stabilità e perché è importante la mobilitazione di tutti, non solo del mondo della scuola. Aumentare le ore di lavoro migliora la qualità della scuola? NO, NON MIGLIORA IN ALCUN MODO LA QUALITÀ’ DELLA SCUOLA e non avrà nessuna ricaduta positiva …

Legge stabilità: Ghizzoni, su scuola Renzi è fuori tema

Norma su insegnanti ci porta lontano dall’Europa. “Sulla scuola Renzi è fuori tema. – lo dichiara Manuela Ghizzoni, presidente della Commissione Cultura, Scienze e Istruzione della Camera dei Deputati – È inutile sventolare il merito, argomento su cui il Pd si è espresso favorevolmente in numerose occasioni ricordando però la necessità di legarlo all’inclusione, quando si parla della norma introdotta nella legge di stabilità sull’aumento dell’orario di insegnamento frontale a stipendio invariato. Per “restituire valore sociale agli insegnanti” è necessario partire dal rilancio della professione, riconsegnando dignità ai docenti, e non abbandonarsi al pregiudizio che il lavoro si esaurisca nel corso delle lezioni in classe. Quando Bersani, insieme ai deputati del Pd presenti in commissione Cultura, chiede una modifica della norma non è per tatticismo, come vorrebbe far credere il sindaco di Firenze, ma perché il Partito democratico – spiega la presidente Ghizzoni – è impegnato in progetti di rinnovamento sulla scuola che partono dalla consapevolezza di cosa significhi insegnare e che puntano sulla qualità dell’istruzione. Basterebbe leggere i documenti prodotti in questi mesi. Mi …

“Ma D’Alema e Veltroni vanno ringraziati, non rottamati hanno battuto il Cavaliere”, di Umberto Rosso

«Adesso che, con grande intelligenza politica, Veltroni e D’Alema hanno compiuto il passo indietro, vorrei che il nostro popolo, il nostro elettorato, gli dicesse: grazie per quel che avete fatto. E invece sembra che siano quasi colpevoli, responsabili. Ma di che cosa? Qual è l’accusa? La loro generazione politica, quella dal ‘95 ad oggi, non ha fallito. Tutt’altro». Un’accorata difesa, onorevole Franceschini. Ma non vede proprio limiti e errori nella lunga stagione segnata da Veltroni e D’Alema? «Ma è ovvio che di errori ne sono stati commessi. La lista è lunga, la conosco bene e del resto la sento ricordare ogni giorno. Quel che non sento invece è il riconoscimento in positivo, il dar merito di ciò che hanno rappresentato, fino all’epilogo: se abbiamo fronteggiato negli anni e poi sconfitto Berlusconi, in Parlamento, senza scenari da Caimano che pure molti temevano, è stato grazie a questa generazione. Tutta. Veltroni, D’Alema, Prodi, Parisi, Castagnetti, Fassino, Marini Rutelli…». Una difesa d’ufficio dei politici del centrosinistra? «Ecco, temevo di incorrere in questo rischio. E confesso che mi era …

"Commissari nel 2013. Pronto il decreto sulle nuove Province. Niente deroghe. Aboliti 36 enti", di Lorenzo Salvia

Niente da fare per Benevento, che invocava la «storia del territorio sannita», e nemmeno per Rovigo, che sul piatto metteva la «peculiarità del Polesine». Giorni contati per Treviso, troppo piccola di appena 23 chilometri quadrati, e per Terni, che pur di sopravvivere aveva suggerito il trasloco a qualche Comune dalla vicina Perugia. La nuova cartina delle Province italiane è agli ultimi ritocchi: arriverà con un decreto legge all’esame del primo Consiglio dei ministri di novembre. Una mappa che mette insieme le proposte che stanno arrivando in queste ore dalle Regioni. E che respinge le tante richieste di deroga, applicando senza sconti le regole fissate con la legge sulla spending review : le Province che hanno meno di 350 mila abitanti o un’estensione inferiore ai 2.500 chilometri quadrati dovranno essere accorpate con quelle vicine. Considerando solo le Regioni a Statuto ordinario, le Province scenderanno da 86 a 50, comprese le dieci Città metropolitane. Quelle tagliate saranno trentasei, alle quali bisogna aggiungere un’altra decina di cancellazioni nelle Regioni a statuto speciale, che però hanno sei mesi di …