Mese: Ottobre 2012

"Spezzare il Pd è un delitto politico", di Cristoforo Boni

Quando si passa alle vie legali non è mai buon segno. E’ vero che la litigiosità cresce un po’ ovunque. Ma è inutile addolcire la pillola: c’è un linguaggio demolitorio, un’aggressività dei toni unita, un vittimismo esasperato, un’implicita delegittimazione in alcune parole d’ordine che spinge le primarie in zona di pericolo. Sarebbe bene darsi una regolata. A meno che qualcuno non abbia davvero intenzione di provocare una rottura postuma. C’era un tempo in cui si diceva tutto il bene possibile delle primarie. Che avrebbero portato consensi ed entusiasmo, senza alcuna controindicazione. Le primarie sono un segno distintivo del Pd, della sua idea di democrazia e anche del suo desiderio di cambiamento del sistema politico: ma le primarie contengono rischi. E in talune occasione hanno prodotto sconfitte e lacerazioni. Bisogna dunque tenere la guardia alta. E mantenere un certo grado di coesione tra i competitori: la condivisione minima riguarda proprio la responsabilità dell’impresa. Se oggi c’è tanta attenzione sulle primarie, questa è dovuta certamente al fatto che il Pd è il solo «partito» rimasto in campo. …

"La crisi dei tecnici. Quando lo spread comincia in classe", di Marco Alfieri

«Uscivi dal Pacati e avevi un posto di lavoro. Per decenni è stata fucina di tecnici e periti», ricorda con la dignità del Prof di provincia Francesco Moioli, ex preside in pensione. L’istituto nasce a Clusone negli Anni Sessanta quando i comuni della Val Seriana si consorziano per creare una scuola orientata alle professioni. Il territorio è in espansione e le ditte bergamasche finanziano i laboratori. Con il tempo si aggiungono corsi di elettronica, informatica e tessile-moda, per soddisfare la domanda di aziende come Radici e Zambaiti. Nel 2000 la scuola tocca il record di 640 studenti, ma è l’inizio della fine: esplodono altri indirizzi, va in crisi il tessile che delocalizza e nelle famiglie cresce la mania del liceo. Nel 2010 gli alunni scendono sotto i 400. L’anno dopo il Pacati viene assorbito dall’Istituto Fantoni che comprende liceo scientifico, geometri e ragionieri. Addio specializzazione di una volta. Nel mitico Nordest l’Itis Galilei di Conegliano Veneto ha fornito per decenni quadri e tecnici alla Zoppas. Negli anni d’oro l’azienda che ha inventato la «stovella» occupava …

"La crisi dei tecnici. Quando lo spread comincia in classe", di Marco Alfieri

«Uscivi dal Pacati e avevi un posto di lavoro. Per decenni è stata fucina di tecnici e periti», ricorda con la dignità del Prof di provincia Francesco Moioli, ex preside in pensione. L’istituto nasce a Clusone negli Anni Sessanta quando i comuni della Val Seriana si consorziano per creare una scuola orientata alle professioni. Il territorio è in espansione e le ditte bergamasche finanziano i laboratori. Con il tempo si aggiungono corsi di elettronica, informatica e tessile-moda, per soddisfare la domanda di aziende come Radici e Zambaiti. Nel 2000 la scuola tocca il record di 640 studenti, ma è l’inizio della fine: esplodono altri indirizzi, va in crisi il tessile che delocalizza e nelle famiglie cresce la mania del liceo. Nel 2010 gli alunni scendono sotto i 400. L’anno dopo il Pacati viene assorbito dall’Istituto Fantoni che comprende liceo scientifico, geometri e ragionieri. Addio specializzazione di una volta. Nel mitico Nordest l’Itis Galilei di Conegliano Veneto ha fornito per decenni quadri e tecnici alla Zoppas. Negli anni d’oro l’azienda che ha inventato la «stovella» occupava …

"L'Aquila, il verbale dello scandalo", di Stefania Maurizi

I sei esperti non sono stati condannati per «non aver previsto il terremoto» ma perché la Commissione Grandi Rischi, strafinanziata da Bertolaso e guidata da Boschi, liquidò in meno di un’ora quello stava accadendo in Abruzzo senza alcuna analisi scientifica. Ripubblichiamo questo pezzo del 2009 alla luce della condanna degli esperti a sei anni per aver dato ai residenti avvertimenti insufficienti sul rischio sismico. Nella comunità scientifica, la tragedia abruzzese ha riaperto una ferita: quella della prevenzione. Nessuno ha il coraggio di uscire allo scoperto. Ma scossa dopo scossa, tornano in discussione vecchi dubbi, che riguardano l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, da 26 anni regno di Enzo Boschi. Una struttura unica nel mondo della ricerca italiana. Mille dipendenti tra precari e stabilizzati, fondi per 94 milioni nel 2008, Boschi e la sua creatura sono riusciti a sopravvivere a tutti i terremoti italiani, quelli reali e quelli politici. L’Ingv è l’unico ente di ricerca che ha assunto un ruolo strategico nella vita del paese grazie alla convenzione con la Protezione civile. Senza questo legame, ammette …

"L'Aquila, il verbale dello scandalo", di Stefania Maurizi

I sei esperti non sono stati condannati per «non aver previsto il terremoto» ma perché la Commissione Grandi Rischi, strafinanziata da Bertolaso e guidata da Boschi, liquidò in meno di un’ora quello stava accadendo in Abruzzo senza alcuna analisi scientifica. Ripubblichiamo questo pezzo del 2009 alla luce della condanna degli esperti a sei anni per aver dato ai residenti avvertimenti insufficienti sul rischio sismico. Nella comunità scientifica, la tragedia abruzzese ha riaperto una ferita: quella della prevenzione. Nessuno ha il coraggio di uscire allo scoperto. Ma scossa dopo scossa, tornano in discussione vecchi dubbi, che riguardano l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, da 26 anni regno di Enzo Boschi. Una struttura unica nel mondo della ricerca italiana. Mille dipendenti tra precari e stabilizzati, fondi per 94 milioni nel 2008, Boschi e la sua creatura sono riusciti a sopravvivere a tutti i terremoti italiani, quelli reali e quelli politici. L’Ingv è l’unico ente di ricerca che ha assunto un ruolo strategico nella vita del paese grazie alla convenzione con la Protezione civile. Senza questo legame, ammette …

Bersani: «Le regole delle primarie non le ho fatte da solo», di Valentina Longo

Le regole per le primarie «sono regole che abbiamo deliberato all’unanimità. Adesso ci sono i garanti che devono farle rispettare: le regole non le ho fatte io, sono in mano ai garanti ». La risposta all’attacco per le vie legali sulle regole sferrato dal comitato per Renzi arriva in serata, quando il Pier Luigi Bersani sta per dare il via alla conferenza stampa insieme al presidente della Spd, Sigmar Gabriel, in visita a Roma fino a domani quando incontrerà Mario Monti. Già prima Roberto Speranza aveva chiarito che la trasparenza è il « valore irrinunciabile», per dare «forza alla partecipazione. Chi va a votare alle primarie – dice il coordinatore della campagna di Bersani – contribuisce a una scelta decisiva per l’Italia e per il centrosinistra», precisazione necessaria, «visto il ricorso presentato dal comitato per Renzi». Ma l’appuntamento all’hotel Nazionale non lascia altro spazio alle polemiche sulle primarie. Il leader democratico riparte dal lavoro fatto in quest’ultimo anno con Gabriel e gli altri leader progressisti, quello che li portò a firmare il 17 marzo scorso …

“Non si può processare la scienza” La rivolta globale dei super esperti, di Elena Dusi

«Siamo nel Paese di Galileo, certe cose non cambiano mai». L’intervento a gamba tesa di Michael Halpern basterebbe da solo a spiegare come la scossa della condanna si è propagata con tutta la sua veemenza nella comunità scientifica mondiale. Halpern pubblica il suo giudizio a nome della Union of Concerned Scientists, storica ong fondata al Mit di Boston che oggi comprende 400mila fra scienziati e cittadini. Ma il suo attacco contro «una decisione assurda e pericolosa» è condiviso dalla maggior parte degli esperti stranieri, di sismologia ma non solo. «Dopo l’episodio italiano gli scienziati non vorranno più collaborare con le autorità civili » è la facile previsione dell’American Geophysical Union. A giugno 2010 Alan Leshner, segretario dell’influente American Association for the Advancement of Science, aveva scritto direttamente al presidente Giorgio Napolitano per protestare contro le «accuse sleali e naif» rivolte ai membri della Grandi Rischi. Il documento chiedeva al capo dello Stato di «esercitare i poteri inerenti alla sua carica» e si chiudeva con le firme di 5mila scienziati. Se un difetto di comunicazione c’è …