Gli insegnanti italiani lavorano troppo poco o l’orario di insegnamento è in linea con quello dei colleghi europei? L’aumento da 18 a 24 ore dell’orario di insegnamento contenuto nella legge di stabilità per il 2013, in discussione alla Camera, sta spaccando a metà l’opinione pubblica italiana. Una parte ritiene legittimo l’aumento di sei ore settimanali a carico dei docenti di scuola media e superiore. Che questo aumento sia poi a costo zero – non è previsto neppure un euro in più sullo stipendio – è un altro discorso. L’altra metà dell’opinione pubblica è contro l’aumento forzoso dell’orario di insegnamento previsto per i prof italiani.
Ma per quante ore a settimana stanno in classe in Europa i docenti, più o meno delle 18 ore settimanali svolte in Italia? E quanto lavorano, comprese tutte le attività funzionali all’insegnamento: correzione degli elaborati, preparazione delle lezioni, aggiornamento, partecipazione alle riunioni pomeridiane, incontri con i genitori e incontri informali per affrontare le problematiche che si presentano a scuola. E quanto guadagnano?
Da alcuni anni a questa parte, considerando l’istruzione dei cittadini un fattore strategico per lo sviluppo economico, Unione europea e Ocse studiano a fondo i sistemi scolastici degli stati aderenti. In Europa, secondo la banca dati Eurydice della Commissione europea, i docenti di scuola media e superiore lavorano da un massimo di 23 ore a settimana della Scozia
a un minimo di 14 ore di Polonia e Turchia. In media, 18,1 ore settimanali per i docenti di scuola media e 17,6 per i colleghi delle superiori. Le 24 ore settimanali di insegnamento inserite nel disegno di legge di Stabilità non sono contemplate in nessuno dei 34 paesi europei presi in considerazione da Eurydice e collocherebbero l’Italia al primo posto in assoluto.
Le 18 ore settimanali attuali svolte da prof italiani sono perfettamente in linea con la media europea e, per la scuola superiore, sono anche al di sopra della media. Quello che contestano al governo i docenti è che le 18 ore a settimana rappresentano soltanto una parte dell’impegno complessivo. In alcuni paesi europei, questo impegno, lo hanno quantificato. E si scopre che l’orario di insegnamento è solo una parte dell’impegno complessivo. In Germania, l’orario di insegnamento alla media e al superiore uguale a quello degli insegnanti italiani: 18 ore. Cui corrispondono 30 ore di presenza a scuola settimanali e 40 ore di impegno settimanale complessivo, lezioni e presenza a scuola compresi.
Stesso discorso in Danimarca – 20 ore di lezione a settimana alla media e 19 al superiore – per un impegno complessivo di 37 ore settimanali. E analogo discorso in Spagna – 38 ore complessive a settimana – e in Scozia: 23 di lezione, 28 di presenza a scuola e 35 ore complessive di impegno settimanale. Ma nella maggior parte de casi – Italia compresa – l’unico orario prestabilito è quello delle lezioni da svolgere in classe. Le 18 ore settimanali italiane corrispondono, in base a questi dati, ad un impegno complessivo variabile fra le 35 ore della Scozia e le 40 ore della Germania.
Ma in tutte le nazioni che hanno computato il lavoro totale degli insegnanti presentano uno spread con l’Italia i termini di retribuzioni di gran lunga superiore a quello tra i bond tedeschi e i titoli di stato italiani. In Germania, un’insegnante di scuola superiore con 15 anni di servizio percepisce, secondo l’Ocse, la stratosferica cifra di 66.895 dollari Usa equivalenti, l’83 per cento in più di un collega italiano nelle stesse condizioni. Il divario di stipendio con la Danimarca scende al 59 per cento e con la Spagna al 33 per cento. Lo spread con i prof lussemburghesi, anche questi impegnati per 18 ore a settimana in classe con gli alunni e ai quali viene richiesta la presenza a scuola per 20 ore – comprese le 18 ore di lezione settimanali – è addirittura imbarazzante: 101.775 dollari Usa all’anno, quasi il triplo dei 36.582 percepiti da un professore italiano.
da repubblica.it
Pubblicato il 29 Ottobre 2012