Bocciato perché maschio. Per la prima volta nella sua storia l’Europa respinge un candidato ad un incarico di prestigio con la sola motivazione che è del genere “sbagliato”. ETRA il Parlamento europeo e i governi nazionali si apre una guerra dei sessi in cui la Banca centrale compare sul banco degli imputati sotto l’accusa di essere un’istituzione maschilista. Gli eurodeputati hanno respinto ieri con un voto in seduta plenaria la candidatura del presidente della Banca centrale del Lussemburgo, Yves Mersch, al board della Bce. La bocciatura, decisa «a prescindere dalle qualità del candidato», ha voluto essere un atto di protesta per il fatto che i 23 membri del Consiglio della Banca centrale europea (composto dai diciassette governatori delle banche centrali nazionali dell’eurozona più sei membri del board) sono tutti maschi e che nella lista dei possibili candidati non figurava neppure una donna.
La scelta di Mersch, che dovrebbe sostituire un banchiere spagnolo, era stata fatta a luglio dai ministri finanziari e confermata all’unanimità dal vertice dei capi di governo. Si tratta di una personalità ben conosciuta e la cui competenza è indiscussa. Ma il Parlamento da tempo reclama un riequilibrio dei generi nelle istituzioni e in particolare al vertice della Bce, che è la più “maschilista” di tutte: «Un club di vecchi ragazzi», ha ironizzato ieri il verde Philippe Lambert.
Già a settembre la Commissione parlamentare per gli affari economici aveva rinviato l’audizione di Mersch con queste motivazioni. Due giorni fa, a Strasburgo, il lussemburghese è stato ascoltato e interrogato, ma alla fine la commissione, presieduta dalla deputata britannica Sharon Bowles (che, guarda caso, è candidata alla guida della Bank of England) ha dato parere negativo senza neppure entrare nel merito del valore del candidato. Lo stesso giudizio è stato confermato ieri dal voto in plenaria, con 300 eurodeputati (in prevalenza del Ppe) a favore di Mersch, 325 contrari (soprattutto socialisti, verdi, liberali ed estrema sinistra) e 49 astensioni.
La bocciatura del Parlamento non chiude definitivamente la corsa di Mersch verso la poltrona di Francoforte. Il voto degli eurodeputati, infatti, in questo caso ha solo valore consultivo. Il Consiglio, composto dai rappresentanti dei governi, potrebbe dunque decidere di confermare la propria scelta e nominare comunque il lussemburghese nel comitato esecutivo della Banca centrale. Ma certo lo schiaffo ricevuto ieri dal Parlamento apre un grosso problema politico. Come possono i governi dei diciassette Paesi dell’eurozona fingere di ignorare l’accusa di sessismo e di discriminazione a danno delle donne? Tanto più che i fatti confermano questa realtà. Nella storia della Bce ci sono in effetti state solo due donne sedute nel board, prima una finlandese e poi un’austriaca. Ma quando il mandato di quest’ultima è scaduto nel 2011, è stata sostituita da un belga (maschio) che ha superato una candidata slovacca. La prossima scadenza di un membro del board è prevista solo nel 2018.
La patata bollente ora è nelle mani dei ministri. Si sa che la Germania tiene molto alla nomina di Mersch, considerato un “falco” del rigore alla tedesca.
Ma se vorranno insistere su questa candidatura, i governi dovranno offrire in cambio all’opinione pubblica qualcosa di più che “le belle parole” inutilmente spese da Van Rompuy per convincere il parlamento a votare il banchiere dal sesso sbagliato.
La Repubblica 26.10.12
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“Solo grisaglie, non è la società l’Europa difenda i suoi principi”, di ANAIS GINORI
«HO pubblicato la foto sul mio sito per smuovere un po’ le coscienze ». L’immagine è quella del consiglio direttivo della Bce, di cui fanno parte i sei membri del board più i diciassette governatori della zona euro. Solo grisaglie, nessuna donna. «Una foto che mostra un establishment arcaico dell’Europa, tagliato fuori dalla società» commenta Sylvie Goulard, eurodeputata francese all’origine della campagna che ha portato al voto di ieri del parlamento di Strasburgo. «Ma non chiamatemi “pasionaria” » precisa subito Goulard, già consigliere politico di Romano Prodi alla presidenza della Commissione europea. Una guerra tra sessi ai vertici dell’Ue?
«Nessuna guerra. Al parlamento europeo ci sono molti uomini che mi sostengono. Non ho niente contro Yves Mersch (il candidato al board Bce, ndr), così come rispetto il lavoro della Banca Centrale. Mi batto per una giusta rappresentanza democratica nelle istituzioni.
L’Europa non è solo banche e moneta. Dobbiamo difendere anche dei principi». Il voto dell’Europarlamento rischia di non aver alcun effetto. «Giuridicamente il Consiglio può procedere comunque. Ma io spero in un ripensamento. Sarebbe grave dare uno schiaffo all’Europarlamento, organismo eletto dai cittadini. Oltretutto, significa disattendere i principi iscritti nella nostra Carta fondamentale. Non possiamo dare lezioni alla Tunisia sul rispetto dei diritti delle donne e poi ignorare regole elementari in casa nostra. La sede della Bce non è a Riad né al Vaticano».
E se la nomina di Mersch fosse solo una questione di merito?
«È una fesseria. La zona euro ha 330 milioni di cittadini di cui la metà sono donne. Mi volete dire che non ce n’è neppure una che sia all’altezza? Non scherziamo. Con alcuni eurodeputati abbiamo sottoposto al Consiglio una lista informale di possibili candidate al board. Non sono i nomi che mancano, è la volontà di cambiare le cose». Il mondo della finanza è ancora troppo maschile?
«Non penso che le donne al potere siano migliori o che prendano meno rischi degli uomini. Credo però che sia importante reagire all’attuale crisi con la ricerca di nuovi talenti, aprendo procedure di nomina più trasparenti anziché andare avanti con la vecchia cooptazione. Lo stesso Mario Draghi, nel suo ultimo discorso da governatore della Banca d’Italia, aveva parlato dell’importanza della parità per la competitività di un sistema economico. È logico visto che il 60% dei neolaureati sono donne. L’Europa deve essere la prima a dare l’esempio».
La Repubblica 26.10.12
Pubblicato il 26 Ottobre 2012