"Tengono a bada terremoti e vulcani. Lo Stato li scarica", di Mariagrazia Gerina
Dovevano essere assunti, l’Istituto di vulcanologia si rimangia anche la proroga. A spasso dal 1° gennaio. La notte del terremoto dell’Aquila, mi sono svegliato per la scossa e subito dopo ero già in viaggio per l’Abruzzo, eravamo in quattro, abbiamo lavorato per due giorni di fila, quando c’è un evento del genere si registrano centinaia di terremoti, abbiamo ottenuto la più importante raccolta di dati su una sequenza sismica al mondo… ah, tre su quattro eravamo precari». Ecco basterebbe questo racconto per far vergognare l’Italia e chi la governa. Anche perché tre anni dopo, Raffaele Di Stefano, 41 anni, una laurea in geologia, un dottorato a Zurigo, insieme agli altri due che erano con lui quella notte tragica del 6 aprile e a tutti gli altri precari che per 1700 euro al mese da dieci anni tengono in piedi l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologica con la rete di monitoraggio sismico e vulcanico, l’attività di ricerca, i progetti finanziati dall’Europa non solo sono ancora precari, ma stanno per andarsene a casa. Tralasciando gli “ultimi arrivati”(si …