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"Bersani: ora la sfida su lavoro e crisi", di Simone Collini

«Chiudiamo qua la questione e occupiamoci dei problemi dell’Italia». Pier Luigi Bersani è soddisfatto per come si è conclusa la discussione sulle ricandida ture dei big del Pd, e in particolare di Massimo D’Alema. Dopo le parole del presidente del Copasir, il segretario democratico è convinto che Matteo Renzi non potrà più continuare a fare la campagna per le primarie insistendo come ha fatto finora sul tasto della «rottamazione» (quello di D’Alema è per Bersani «un gesto generoso e rigoroso»: «Come ho sempre detto non c’è bisogno di essere parlamentari per essere protagonisti»).
E in effetti ieri lo stesso sindaco di Firenze ha fatto sapere che per quel che lo riguarda «la fase uno della rottamazione è finita» e da parte sua «non ci sarà più mezza parola su questo argomento, adesso che il presidente D’Alema ha deciso di non ricandidarsi per le prossime elezioni in Parlamento». Al di là del fatto che il presidente del Copasir ha detto che non si ripresenterà se sarà Bersani a vincere le primarie, quel che è certo è che dopo le uscite di Walter Veltroni e di D’Alema, Renzi dovrà rivedere la sua strategia mettendo in secondo piano il tema delle ricandidature.
PARTENZA DA GINEVRA
È ciò a cui puntava Bersani, che ora vuole un confronto con il sindaco di Firenze sui temi della crisi economica, del lavoro, della produttività. Oggi il leader del Pd, dopo la «prepartenza» da Bettola («dovevo prima dire chi sono, da dove vengo») sarà al Cern di Ginevra. Il laboratorio di fisica delle particelle è stato scelto come partenza della campagna per le primarie perché è un luogo dell’eccellenza italiana (sono molti i nostri ricercatori che lavorano lì), mentre nelle prossime settimane ci saranno tappe riservate ai luoghi dell’emergenza, e in fatti in agenda c’è L’Aquila, città simbolo della necessità di ricostruire.
Ma Bersani sta anche lavorando per accreditarsi presso le cancellerie dell’Unione europea, per spiegare che il centrosinistra è l’unica coalizione che può garantire il rispetto degli impegni europei. Giovedì vedrà all’Eliseo François Hollande, per riprendere il filo di un discorso avviato la scorsa primavera: il leader del Pd a marzo era infatti volato a Parigi per siglare insieme al segretario della Spd tedesca Sigmar Gabriel il «manifesto dei progressisti europei» e sostenere la candidatura di Hollande per la corsa all’Eliseo contro Nicolas Sarkozy.
L’incontro di giovedì prossimo servirà a Bersani per alzare il livello della discussione, spiegando che non è questione di «agenda Monti» o «agenda Bersani» ma di «un’agenda per l’Italia e per l’Europa» che chiuda con l’austerità fine a se stessa e indichi la strada per la crescita, come unica soluzione in grado di far superare la crisi. Argomenti di cui il leader del Pd discuterà anche con i socialisti francesi, riuniti a congresso a Tolosa dal 26 al 28, e con il segretario della Spd Gabriel, che verrà a Roma martedì. A questo punto, per Bersani, il confronto in vista delle primarie del 25 novembre deve concentrarsi sui temi che interessano agli italiani ben più delle candidature per il Parlamento o il livello di continuità con l’agenda dell’attuale esecutivo. Dice da Palermo, dov’è andato per la campagna elettorale delle regionali siciliane: «Ogni giorno mi misurano il tasso di montismo. Ma io dico che la situazione è esplosiva, difficile, in tutto il Paese. Occorre comprendere che dobbiamo concentrarci sulla leva di fondo che si chiama lavoro. Il cambiamento che rivendichiamo va in questo senso, attrezzare meglio le istituzioni e la politica per affrontare la questione so- ciale. A fronte di questi problemi le riforme devono essere più incisive, la scossa deve essere più profonda, il cambiamento più forte». Su questi temi Bersani vuole confrontarsi con gli altri candidati delle primarie. E se dal fronte pro-Renzi si continua a contestare le regole decise per la sfida ai gazebo (il regolamento lo sta mettendo a punto il collegio dei garanti, che sta ancora discutendo su chi possa votare al secondo turno), il leader del Pd invita tutti a smetterla con questa po- lemica. «Basta vittimismo. Me ne sono inventate tutte per aprire la consultazio- ne delle primarie. Qui nessuno fa trucchetti. Qui si parla del Paese e della ditta, che per me è il Pd. Basta con queste critiche. Mi stupisce questo attacco alle regole senza comprenderne la portata. Chi frequenta la direzione, per chi la frequenta, lo comprende».
L’Unità 19.10.12
E non ci vuole molto per capire che il riferimento è a chi (leggi Renzi) ha diser- tato le riunioni in cui si decideva e poi si votava una deroga allo Statuto che ha permesso a tutti gli iscritti al Pd di candi- darsi alle primarie.