Il governo è pronto a ripensarci: la norma che aumenta l’orario di lavoro per i professori può essere tolta dalla legge di stabilità. A una condizione però, e cioè che si individui qualche misura alternativa in grado di garantire i risparmi previsti per i prossimi anni dalla spending review (183 milioni nel 2013, 237 milioni dal 2015 in poi). Marco Rossi Doria, sottosegretario all’Istruzione, è stato il primo a comunicare la notizia martedì sera con un messaggio su Twitter. La conferma ufficiale del ministro Profumo è arrivata ieri mattina alla Camera.
«La disponibilità del governo c’è», dice Rossi Doria, che prima di essere un sottosegretario nella vita ha sempre fatto il maestro elementare.
Ma quali possono essere queste soluzioni alternative?
«Come ha detto il ministro, le cercheremo in Parlamento, attraverso un confronto con tutte le forze politiche».
Però risparmiare nella scuola significa quasi sempre risparmiare sul personale.
«Ci sono altre possibilità. Ma ora è prematuro parlarne».
Con l’aumento dell’orario, e il conseguente taglio dei posti di lavoro per i precari, i risparmi sarebbero ben 721 milioni a regime. Anche con le misure alternative bisognerà trovare tutti questi soldi?
«Il ministro ha spiegato bene che il vincolo finanziario da rispettare è quello della legge 135 (la cosiddetta spending review, ndr). Quindi le risorse da reperire per il 2013 sono 183 milioni, non c’è bisogno di trovarne di più».
Lei ha detto esplicitamente che l’intervento proposto dal governo, cioè portare l’orario di insegnamento a 24 ore anziché 18, non è la soluzione migliore. Perché? Perché serve a tagliare posti di lavoro o perché 24 ore di lavoro sono troppe?
«Innanzitutto, io sono convinto che non si possano fare ulteriori tagli di personale nella scuola. Il personale che abbiamo oggi nella scuola è quello giusto, anzi in alcune zone del Paese siamo sottodimensionati: ci sono regioni dove cresce la popolazione di bambini, stranieri e non solo. C’è l’esigenza di garantire un orario più pieno che copra almeno una parte di pomeriggio».
A maggior ragione allora bisognerebbe aumentare l’orario di lavoro degli insegnanti.
«Bisognerebbe aprire una discussione seria sull’orario. Se guardiamo come è organizzato il lavoro dei docenti in Europa, ci accorgiamo che l’orario in classe con i ragazzi rappresenta solo una parte dell’orario complessivo. Da noi questo è previsto soltanto per le primarie, alle medie e alle superiori vige ancora uno schema ottocentesco di scuola. Nel contratto esiste la funzione docente, che comprende la preparazione delle lezioni, la correzione dei compiti, i collegi, i colloqui con le famiglie. Ma non c’è un orario per fare gruppi differenziati di livello per recuperare chi sta indietro o per coltivare talenti specifici».
Un cambiamento del genere non solo non porta risparmi ma anzi avrebbe dei costi.
«È chiaro che il tema non è all’ordine del giorno, non ci sono risorse. Però, come ha detto il ministro Profumo, prima o poi nel Paese si dovrà aprire un dibattito politico e culturale sull’orario di lavoro nella scuola».
Il Messaggero 18.10.12
Pubblicato il 18 Ottobre 2012