"Bentornato Mr. President", di Vittorio Zucconi
Carboidrati, proteine, niente grassi, questa è stata la sua ultima cena prima dell’incontro della vita. Il dettaglio alimentare che racconta la serietà, e dunque la paura, con la quale ha affrontato la partita di ritorno. “Barry”, come si faceva chiamare da ragazzo per nascondere quel suo nome arabo–africano troppo diverso e un po’ inquietante, sapeva che se avesse perduto anche il secondo round di dibattiti contro Romney per lui sarebbe suonata la campana. Si è preparato per tre giorni chiuso in un albergo resort della Virginia, accanto a Williamsburg, la finta città coloniale luogo di turismo storico, con gentiluomini in tricorno, fabbri ferrai e gentildonne in crinoline. Ha consumato pasti studiati da un preparatore atletico, calorie ridotte, molta energia, facile digeribilità, molto pollo, filet mignon e patate al vapore. Ha studiato come non studiava da quanto tirava gli “all nighter” a Harvard, le notti bianche prima degli esami. Non ha sbuffato come aveva fatto alla vigilia del primo – “what a drag”, che palle, aveva confessato – è salito sul ring con l’occhio lucido e …