Giorno: 18 Ottobre 2012

"Bentornato Mr. President", di Vittorio Zucconi

Carboidrati, proteine, niente grassi, questa è stata la sua ultima cena prima dell’incontro della vita. Il dettaglio alimentare che racconta la serietà, e dunque la paura, con la quale ha affrontato la partita di ritorno. “Barry”, come si faceva chiamare da ragazzo per nascondere quel suo nome arabo–africano troppo diverso e un po’ inquietante, sapeva che se avesse perduto anche il secondo round di dibattiti contro Romney per lui sarebbe suonata la campana. Si è preparato per tre giorni chiuso in un albergo resort della Virginia, accanto a Williamsburg, la finta città coloniale luogo di turismo storico, con gentiluomini in tricorno, fabbri ferrai e gentildonne in crinoline. Ha consumato pasti studiati da un preparatore atletico, calorie ridotte, molta energia, facile digeribilità, molto pollo, filet mignon e patate al vapore. Ha studiato come non studiava da quanto tirava gli “all nighter” a Harvard, le notti bianche prima degli esami. Non ha sbuffato come aveva fatto alla vigilia del primo – “what a drag”, che palle, aveva confessato – è salito sul ring con l’occhio lucido e …

"Bentornato Mr. President", di Vittorio Zucconi

Carboidrati, proteine, niente grassi, questa è stata la sua ultima cena prima dell’incontro della vita. Il dettaglio alimentare che racconta la serietà, e dunque la paura, con la quale ha affrontato la partita di ritorno. “Barry”, come si faceva chiamare da ragazzo per nascondere quel suo nome arabo–africano troppo diverso e un po’ inquietante, sapeva che se avesse perduto anche il secondo round di dibattiti contro Romney per lui sarebbe suonata la campana. Si è preparato per tre giorni chiuso in un albergo resort della Virginia, accanto a Williamsburg, la finta città coloniale luogo di turismo storico, con gentiluomini in tricorno, fabbri ferrai e gentildonne in crinoline. Ha consumato pasti studiati da un preparatore atletico, calorie ridotte, molta energia, facile digeribilità, molto pollo, filet mignon e patate al vapore. Ha studiato come non studiava da quanto tirava gli “all nighter” a Harvard, le notti bianche prima degli esami. Non ha sbuffato come aveva fatto alla vigilia del primo – “what a drag”, che palle, aveva confessato – è salito sul ring con l’occhio lucido e …

"L'occasione mancata", di Massimo Giannini

Nell’Italia dei Berlusconi e dei Formigoni, nel Paese dei Belsito e dei Fiorito, una legge contro la corruzione che vede la luce quasi vent’anni dopo Tangentopoli è un evento storico. E Monti, che sulla legge ci mette la faccia e la firma, si assume per questo una responsabilità rilevante. Dopo mesi di pretestuosa melina parlamentare, di inerzia «comprensibile ma non scusabile di alcune parti politiche», di trattative sopra e sotto il banco, il governo rompe gli indugi con il voto di fiducia al Senato, passato con un plebiscito bulgaro: 257 sì, e solo 7 no. Ci sarebbe da festeggiare. Ma la festa ha un gusto un po’ amaro. Il ministro della Giustizia tuona: «Questa legge non è carta straccia». Ha ragione: questa legge, semmai, è un pannicello caldo. Conforta, ma non cura. Lenisce, ma non risolve. In qualche caso, addirittura, peggiora il male che vorrebbe estirpare. Nessuno nega il segnale politico. Dopo il devastante lavacro di Mani Pulite, e dopo diciassette anni di cultura dell’impunità scientificamente inoculata nelle vene del Paese dalla macchina del potere …

"L'occasione mancata", di Massimo Giannini

Nell’Italia dei Berlusconi e dei Formigoni, nel Paese dei Belsito e dei Fiorito, una legge contro la corruzione che vede la luce quasi vent’anni dopo Tangentopoli è un evento storico. E Monti, che sulla legge ci mette la faccia e la firma, si assume per questo una responsabilità rilevante. Dopo mesi di pretestuosa melina parlamentare, di inerzia «comprensibile ma non scusabile di alcune parti politiche», di trattative sopra e sotto il banco, il governo rompe gli indugi con il voto di fiducia al Senato, passato con un plebiscito bulgaro: 257 sì, e solo 7 no. Ci sarebbe da festeggiare. Ma la festa ha un gusto un po’ amaro. Il ministro della Giustizia tuona: «Questa legge non è carta straccia». Ha ragione: questa legge, semmai, è un pannicello caldo. Conforta, ma non cura. Lenisce, ma non risolve. In qualche caso, addirittura, peggiora il male che vorrebbe estirpare. Nessuno nega il segnale politico. Dopo il devastante lavacro di Mani Pulite, e dopo diciassette anni di cultura dell’impunità scientificamente inoculata nelle vene del Paese dalla macchina del potere …