Giorno: 17 Ottobre 2012

"Bersani: non chiederò a D’Alema di candidarsi", di Simone Collini

«Io non chiederò a D’Alema di candidarsi. Io non chiedo a nessuno di candidarsi. Io non sono quello che nomina i deputati. Io farò applicare la regola: chi ha fatto più di quindici anni per essere candidato deve singolarmente chiedere una deroga alla direzione nazionale». Bersani quasi si sorprende della sorpresa suscitata da queste sue frasi, dall’enfasi data alla notizia, come titolano i siti web in tempo reale mentre parla a Repubblica tv, della sua decisione di “scaricare” D’Alema. Il leader del Pd, poco dopo mentre sul fronte pro-Renzi già si canta vittoria per il «Bersani rottamatore» (Roberto Reggi dixit), lo spiega allo stesso presidente del Copasir che con quell’uscita voleva sottolineare che non spetta al segretario fare le liste elettorali, che voleva dimostrare che è vero che non è del Pd il modello dell’uomo solo al comando e che contrariamente di quel che avviene a destra le regole da questa parte si fanno rispettare. Un chiarimento che però solo fino a un certo punto cancella l’amarezza di D’Alema nel vedere Renzi esprimere soddisfazione per …

"Precari raddoppiati in otto anni e la laurea vale sempre meno", di Agnese Ananasso

Bankitalia: fine recessione nel 2013 ma resta l’emergenza lavoro e salari. Costruire una società non incardinata sul posto fisso e sulle raccomandazioni, ma orientata alla flessibilità e al rinnovamento. Questo è il mondo del lavoro preferito dal premier Mario Monti, come ha spiegato in un’intervista sul blog dell’esperto di politiche giovanili Michele Karaboue. Un mondo del lavoro migliore di quello di oggi, dove flessibile fa rima con precario e non con dinamico. Pieno di lavoratori a termine “involontari”, partite Iva e collaborazioni fittizie, inquadramenti part time (per far risparmiare il datore). In una parola: giovani. Che tentano di inserirsi in un contesto dove si urla «largo ai giovani» ma si sussurra «io il mio posto me lo tengo stretto finché campo». Secondo un’indagine condotta dal centro studi Datagiovani, in esclusiva per Repubblica, che analizza l’andamento del precariato giovanile negli ultimi otto anni, nel 2009 è avvenuto il sorpasso tra percentuale di occupati adulti rispetto ai giovani, con un divario che nel primo trimestre del 2012 si attesta intorno ai 5 punti percentuali. Il segnale di …

"Precari raddoppiati in otto anni e la laurea vale sempre meno", di Agnese Ananasso

Bankitalia: fine recessione nel 2013 ma resta l’emergenza lavoro e salari. Costruire una società non incardinata sul posto fisso e sulle raccomandazioni, ma orientata alla flessibilità e al rinnovamento. Questo è il mondo del lavoro preferito dal premier Mario Monti, come ha spiegato in un’intervista sul blog dell’esperto di politiche giovanili Michele Karaboue. Un mondo del lavoro migliore di quello di oggi, dove flessibile fa rima con precario e non con dinamico. Pieno di lavoratori a termine “involontari”, partite Iva e collaborazioni fittizie, inquadramenti part time (per far risparmiare il datore). In una parola: giovani. Che tentano di inserirsi in un contesto dove si urla «largo ai giovani» ma si sussurra «io il mio posto me lo tengo stretto finché campo». Secondo un’indagine condotta dal centro studi Datagiovani, in esclusiva per Repubblica, che analizza l’andamento del precariato giovanile negli ultimi otto anni, nel 2009 è avvenuto il sorpasso tra percentuale di occupati adulti rispetto ai giovani, con un divario che nel primo trimestre del 2012 si attesta intorno ai 5 punti percentuali. Il segnale di …

"Presa di posizione netta del Pd: tagli insostenibili", di P.A. da La Tecnica della Scuola

Bersani: “Sulla scuola norme inaccettabili”. E Francesca Puglisi: “Saremo vicini alla mobilitazione dei lavoratori della scuola”. Determinato Tonino Russo: “Pronto a non votare la fiducia”. Apre la rassegna dell’indignazione il segretario nazionale Pd, Bersani, che boccia le misure sulla scuola previste dalla legge di stabilità. “Mettono gli insegnanti allo sbaraglio e chiudono la strada ai precari” “Se escono così queste norme sulla scuola per noi non sono accettabili, ma da qui alla fiducia c’è di mezzo il Parlamento e noi intendiamo lavorare su questo. Sono misure prese di punto in bianco, dentro nessun contesto e che oltre ad aggravare senza corrispettivo un impegno di lavoro in un sistema frantumato di prestazioni, chiudono la strada a molti precari, la logica non tiene e la scuola ha bisogno di un attimo di pausa, non è che si può continuare a intervenire con l’accetta per due o tre anni. Cerchiamo di fermarci e impostare il discorso su un quadro strategico”. Rincara la dose Francesca Puglisi: “Saremo vicini alla mobilitazione dei lavoratori della scuola”. Queste sono misure “insostenibili socialmente. …

"Presa di posizione netta del Pd: tagli insostenibili", di P.A. da La Tecnica della Scuola

Bersani: “Sulla scuola norme inaccettabili”. E Francesca Puglisi: “Saremo vicini alla mobilitazione dei lavoratori della scuola”. Determinato Tonino Russo: “Pronto a non votare la fiducia”. Apre la rassegna dell’indignazione il segretario nazionale Pd, Bersani, che boccia le misure sulla scuola previste dalla legge di stabilità. “Mettono gli insegnanti allo sbaraglio e chiudono la strada ai precari” “Se escono così queste norme sulla scuola per noi non sono accettabili, ma da qui alla fiducia c’è di mezzo il Parlamento e noi intendiamo lavorare su questo. Sono misure prese di punto in bianco, dentro nessun contesto e che oltre ad aggravare senza corrispettivo un impegno di lavoro in un sistema frantumato di prestazioni, chiudono la strada a molti precari, la logica non tiene e la scuola ha bisogno di un attimo di pausa, non è che si può continuare a intervenire con l’accetta per due o tre anni. Cerchiamo di fermarci e impostare il discorso su un quadro strategico”. Rincara la dose Francesca Puglisi: “Saremo vicini alla mobilitazione dei lavoratori della scuola”. Queste sono misure “insostenibili socialmente. …

"Troppi errori sul lavoro", di Luigi Mariucci

Da anni, anzi da decenni, il diritto del lavoro è stato inquinato da una legislazione confusa, arrembante ed emergenziale. A partire in specie dal libro bianco del governo Berlusconi del 2001 ad ogni cambio di governo e di legislatura si sono succedute miriadi di interventi sovrapposti l’uno all’altro, talora modificativi tal’altra integrativi, tutti naturalmente emanati dichiarando la buona intenzione di «semplificare», «alleggerire», «attivare» il mercato del lavoro. L’esito è sotto gli occhi di tutti. Si è costruita così una normativa pletorica, farraginosa, a tratti incomprensibile, caratterizzata da una serie innumerevole di contratti atipici di tipo precario che hanno avuto un solo esito concreto: diffondere una cattiva cultura d’impresa, dare l’idea che i problemi della competitività potessero tutti scaricarsi sul lavoro, riducendo il costo del lavoro e i diritti dei lavoratori. I risultati, sul piano macro, sono altrettanto evidenti: il tasso di competitività si è abbassato, la produttività è calata, in termini direttamente proporzionali all’incremento della precarietà del lavoro, l’industria e l’economia complessiva declinano. Il caso del contratto a termine costituisce la rappresentazione più eloquente di …

"Troppi errori sul lavoro", di Luigi Mariucci

Da anni, anzi da decenni, il diritto del lavoro è stato inquinato da una legislazione confusa, arrembante ed emergenziale. A partire in specie dal libro bianco del governo Berlusconi del 2001 ad ogni cambio di governo e di legislatura si sono succedute miriadi di interventi sovrapposti l’uno all’altro, talora modificativi tal’altra integrativi, tutti naturalmente emanati dichiarando la buona intenzione di «semplificare», «alleggerire», «attivare» il mercato del lavoro. L’esito è sotto gli occhi di tutti. Si è costruita così una normativa pletorica, farraginosa, a tratti incomprensibile, caratterizzata da una serie innumerevole di contratti atipici di tipo precario che hanno avuto un solo esito concreto: diffondere una cattiva cultura d’impresa, dare l’idea che i problemi della competitività potessero tutti scaricarsi sul lavoro, riducendo il costo del lavoro e i diritti dei lavoratori. I risultati, sul piano macro, sono altrettanto evidenti: il tasso di competitività si è abbassato, la produttività è calata, in termini direttamente proporzionali all’incremento della precarietà del lavoro, l’industria e l’economia complessiva declinano. Il caso del contratto a termine costituisce la rappresentazione più eloquente di …