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"Registri on line? Rinviati, costano troppo", di Arturo Colombo

I registri on line possono aspettare, troppo complessa e forse anche troppo costosa la procedura per attivarli fin da quest’anno scolastico. E poi ci vuole un personal computer in ogni aula, e al momento non sono moltissime a disporne. Entro il 5 ottobre doveva uscire il piano per la dematerializzazione delle procedure amministrative in materia di istruzione, ossia per l’eliminazione dei documenti cartacei a favore di quelli elettronici, così prescrive l’art. 7, comma 27, del decreto legge n. 95 del 2012 sulla Spending review, ed è invece uscita una semplice circolare del Miur, dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse (prot. n. 1682 del 3 ottobre scorso).
Essa si limita a elencare i processi interessati (iscrizioni e registri on line; pagella e comunicazioni ad alunni e famiglie in formato elettronico) e a tranquillizzare le scuole in fibrillazione e incerte sul da farsi, ad esempio, sui registri dei docenti: «L’anno scolastico appena iniziato – afferma il capo del dipartimento Giovanni Biondi – rappresenta un periodo di transizione durante il quale le scuole dovranno attivarsi per realizzare al meglio il cambiamento». La circolare prosegue ricordando d’avere formalizzato un accordo «aperto a tutti i fornitori che volessero aderirvi, per la gestione delle attività delle segreterie amministrative e didattiche delle scuole», onde garantire la trasferibilità verso il sistema informativo centrale dei dati generati dalle applicazioni utilizzate. Il piano del ministero, se così si può definire, sembrerebbe consistere in questo, lasciare libere le scuole di acquistare i software necessari presso le ditte che hanno aderito all’iniziativa ministeriale, purché le applicazioni siano sempre in grado di colloquiare con il sistema informativo del ministero e siano costantemente aggiornate dalla ditte aderenti. Per il registro on line occorre poi che ogni aula sia dotata di computer collegato con il sistema informativo. Per questo il ministero, riconoscendo che non tutte le aule ne sono provviste, informa che intende fornire un personal computer alle scuole secondarie di primo e secondo grado, quelle che ne facciano richiesta con una procedura, ovviamente on line, definita in un secondo tempo. Vengono inspiegabilmente escluse le primarie, come se la dematerializzazione non fosse un obbligo di legge anche per loro e anche per le secondarie che non richiedano i personal computer. «È inoltre in fase di definizione e sviluppo la gestione dematerializzata di tutta la documentazione delle segreterie scolastiche e a tal fine si stanno approntando delle applicazioni che consentiranno la completa dematerializzazione della documentazione amministrativa sia presso le segreterie scolastiche, sia presso l’Amministrazione Centrale e periferica del Ministero». Un’indiretta conferma, se ce ne fosse stato bisogno, che la dematerializzazione è solo in fieri. Forse il ministero non poteva fare di più, giacché la Spending review messa a punto dal commissario straordinario, Enrico Bondi, dispone anche l’invarianza della spesa (comma 31 dell’art. 7). Il fatto è che l’acquisto dei software rimane a carico delle scuole e non è detto che i costi non aumentino, se si devono richiedere maggiori prestazioni. Per restare all’esempio dei registri, materia al momento la più urgente visto che in molte scuole gli insegnanti non ne sono ancora in possesso e scrivono voti e annotazioni su foglietti volanti, uno dei requisiti è che i dati, una volta inseriti a sistema, non siano più modificabili o che lo siano, in caso di errore, solo attraverso una procedura che lasci traccia dei passaggi seguiti. E se, per risparmiare, le scuole pensano di ricorrere al registro elettronico, a ciò ambiguamente indotti dalla stessa circolare ministeriale, bisogna che sappiano anche che questa modalità (scrivere su foglio elettronico voti e annotazioni, e basta) non ha le stesse caratteristiche del registro on line, che presuppone invece un collegamento con il sistema informativo. Spesso poi il registro elettronico non garantisce l’immodificabilità dei dati inseriti, la tutela della privacy e soprattutto la loro autenticità e non consente nemmeno di realizzare risparmi, se prima o poi verrà stampato: non si saranno spesi soldi dal fornitore di registri tradizionali, in compenso se ne saranno spesi dal cartolaio per carta pregiata per fotocopie, inchiostro e il necessario per la rilegatura, senza contare l’usura delle macchine. Meglio allora comprare a costi contenuti i tradizionali registri cartacei. Nessuno potrà obiettare nulla, questo è un anno di transizione.
da ItaliaOggi 16.10.12