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Ascoli, dopo denuncia de l'Unità sarà rimosso il quadro del Duce

Il ritratto «idealizzato» di Benito Mussolini (a cavallo, con una tunica bianca e con tanto di capelli) verrà rimosso oggi dall’aula magna dell’Itcg Umberto primo di Ascoli Piceno. Lo rende noto sul suo sito l’Anpi di Ascoli Piceno suo, al quale è stato comunicato dal preside Arturo Verna. Dopo la denuncia di ieri de l’Unità, il dipinto, del 1937 realizzato da Aldo Castelli e restaurato da poco, verrà restituito agli originari proprietari. L’esposizione aveva suscitato un mare di polemiche e secondo l’Anpi, la decisione è stata presa per evitare di «esacerbare ulteriormente gli animi e provocare incidenti.

Il preside, desistendo dalle precedenti considerazioni espresse sull’infausta iniziativa – sottolinea l’associazione partigiana – ha accolto l’invito dell’Anpi ad un sereno confronto, da sviluppare nella scuola, sui temi della Resistenza e dell’antifascismo».

«Pensiamo che tale saggia decisione rappresenti la vittoria del buon senso e della ragione e quindi una vittoria di tutti – conclude il post dell’Anci -, anche per i familiari dell’autore dell’opera, che avevano manifestato il loro disagio per l’iniziativa». Eppure fino a qualche giorno fa sembrava che il muro alzato dal preside fosse ancora alto. L’opera era stata esposta venerdì alla presenza delle istituzioni cittadine per nulla imbarazzate.

Luogo dell’esposizione permanente: l’aula magna di uno degli istituti scolastici più popolosi della città. Il preside Verna, dopo la prima opposizione dell’Anpi, non aveva battuto ciglio ribattendo che «si tratta di un fatto artistico e culturale, con un’opera che è tornata nel luogo per il quale era stato progettata». Senza contare che il dipinto fu fatto nel cuore del Ventennio per celebrare Mussolini e la sua politica fscista. «Non siamo in presenza di un ritratto di Mussolini – aveva detto ancora Verna -, ma di un’allegoria della scuola fascista. Il fatto stesso che sia stato dipinto con i capelli fa capire che si tratta di un Duce idealizzato.

Il ritratto non è specificatamente suo, ma del fascismo». Giustificazione cervellotica visto che non si celebrava il dittatore, ma proprio la dittatura. I motivi per cui fu deciso di togliere il quadro dopo la Liberazione sono gli stessi per cui valeva la pena esporlo di nuovo, in un capovolgimento della storia da consumare ad Ascoli, città medaglia d’oro al valore militare per attività partigiana.

La contestatissima opera rappresenta, nelle intenzioni dell’artista, l’ideale fascista di futuro e innovazione: un vecchio e un giovane insieme a due figure allegoriche (l’arte e la musica), con il grande condottiero a cavallo che sovrasta il tutto.Quando finì la guerra, il dipinto fu smontato e accantonato nei sotterranei di Palazzo della Sanità, per poi sparire nel nulla.

Poco tempo fa, infine, l’opera è riapparsa: una parte era stata comprata da un privato, mentre l’altra era finita a fare da arredamento nella stanza di una dipendente dell’Ufficio Igiene. Alla fine, il preside dell’istituto ha chiesto e ottenuto di esporla nella sua scuola. «Siamo in una scuola intitolata a Umberto I e ora esponiamo un bel dipinto del Duce – avevano detto gli studenti – Il prossimo passo è intitolare un’aula a Licio Gelli». Per quello c’è sempre tempo.

da unita.it