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"Legge di stabilità, per chi rimane a 18 ore stipendio ridotto", di Alessandro Giuliani

È ciò che si deduce da una frase pronunciata dal ministro Profumo, dopo aver sottolineato che non vi saranno aumenti: “si potranno differenziare gli stipendi: più bassi per chi vuole lavorare solo la mattina, retribuzione piena per chi accetta l’aumento delle ore”. La categoria è già in fermento: si prevedono proteste vibranti. E per i parlamentari non sarà facile dire sì ad un progetto così crudele. Ora dopo ora, comincia a delinearsi la filosofia che avrebbe spinto il Governo Monti a voler incrementare, attraverso un decreto severissimo e inaspettato, l’orario dei docenti italiani. A far intendere dove vuole si vuole arrivare è il responsabile del Miur, Francesco Profumo, nel corso di un intervista al quotidiano “La Repubblica”: il Ministro sostiene che è ora di finirla di “ coltivare il luogo comune degli insegnanti italiani che guadagnano poco e lavorano poco: chiedo solo che siano più flessibili ”. Poi aggiunge la frasi chiave: “ Si potranno differenziare gli stipendi: più bassi per chi vuole lavorare solo la mattina, retribuzione piena per chi accetta l’aumento delle ore ”.
Se a queste parole sommiamo quelle dette pronunciate poco prima, a proposito della volontà di attuare aumenti ai prof in busta paga (“ legittimi ma per ora impossibili per il Paese ”), è evidente l’intenzione quindi l’intenzione del Governo di varare una rivoluzione epocale della scuola italiana senza un euro di investimento. E qui il cerchio sembra chiudersi. Con una doppia penalizzazione per i docenti. Se il cinico disegno andrà in porto, i prof che si ritroveranno per 24 ore a settimana in classe continueranno infatti a mantenere il magro stipendio attuale (già tra i più bassi dell’area Ocse), mentre quelli che rimarranno a 18 ore si ritroveranno di fatto in una posizione di part time. Questi ultima, in pratica, continueranno a fare quello che hanno fatto sino ad oggi, ma con un perdita secca di alcune centinaia di euro mensili in busta paga. Insomma, nel predire che si va verso un docente medio italiano tra i meno pagati d’Europa e però costretto a rimanere in classe (con in media 25 alunni) per più tempo di tutti, non ci siamo sbagliati.
Su un punto ci siamo però abbiamo peccato in ottimismo: non avevamo considerato la possibilità che il Governo da questo aumento forzato di euro sembrerebbe volerci addirittura guadagnare due volte. Sottraendo ai supplenti tra le 6mila e le 29mila cattedre e costringendo una non certo limitata percentuale di docenti (soprattutto i più stanchi) a rimanere alle attuali 18 ore. Riscuotendo così una parte del loro stipendio.
Ogni commento appare a questo punto superfluo. Ogni docente farà il suo. Molti lo esprimeranno a voce alta. Le vibranti proteste, anche di piazza (con i sindacati già pronti a ricompattarsi), arriveranno sicuramente alle orecchie dei politici che siedono in Parlamento: onorevoli e senatori che nelle prossime settimane saranno chiamati a votare la Legge di Stabilità. I prof diranno loro che si tratta di un sopruso, di un’ingiustizia, che il lavoro del docente non si limita di certo alle lezioni frontali con gli alunni. Ma che oltre al tempo passato in classe ci sono una miriade di impegni: da quelli collegiali alla preparazione delle lezioni, dalla correzione dei compiti alla formazione. Per non dimenticare gli interminabili contatti e colloqui con le famiglie.
Farebbero bene ricordare loro, ai politici, che quello dei docenti è anche il settore che rappresenta più personale tra la pubblica amministrazione: un “esercito” di 700 unità. Che hanno di fronte sette-otto milioni di alunni. E di famiglie. Accanirsi contro i loro insegnanti potrebbe creare non pochi contraccolpi. Già dalle elezioni politiche della prossima primavera.

da La Tecnica della Scuola 14.10.12

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“Ministro, così la scuola muore”, di Fabio Luppino

Cambiano i governi, ma l’attacco alla scuola resta sistematico, micidiale. Il perbenismo del ministro Profumo diventa un’aggravante. Tremonti-Gelmini avevano un’idea precisa: tagliare, ridimensionare, marginalizzare. Il mondo della scuola sapeva di avere un nemico. Il tecnico dal passo felpato si dice amico dell’istruzione, conoscitore, «ho insegnato anch’io». Ecco, dove e in che tempi, signor ministro?

Profumo ha confermato ogni cosa della terribile riforma Gelmini e, anzi, prosegue in perfetta consonanza. L’idea di portare a 24 ore (senza alcun incremento retributivo) l’orario settimanale dei professori discende semplicemente da una ragione contabile e porterà, se dovesse trovare un Parlamento prono al momento dell’approvazione della legge di stabilità, enormi drammi sociali. Il risparmio quantificato è pari a un miliardo, Tremonti ne fece 8 in tre anni, siamo lì.
La Cgil parla di effetti devastanti. Vediamo perché.

Volgarmente si dice che gli insegnanti lavorino poco e anche il ministro che chiede più collaborazione avvalora questo luogo comune. L’orario attuale è di 18 ore: restano fuori le preparazioni dei compiti, la correzione degli stessi, la preparazione delle lezioni, le riunioni di dipartimento, i collegi dei docenti, il ricevimento genitori, i consigli di classe.

Vogliamo quantificare? L’arma letale delle sei ore in più si configura in due modi. 1)Per non avvalersi dei supplenti; 2) Conferendo gli spezzoni di ore agli insegnanti di ruolo, 18 +6. Sia nel primo, sia nel secondo caso si ha la cancellazione dei precari dalla scuola. Nel secondo caso, quando le 24 ore diventerebbero “frontali” la scuola tutta verrebbe a perderci. Il termine frontale è utilizzato dai professori per definire le ore passate in classe con gli alunni. Un insegnante di lingue con una classe in media tra i 27-30 alunni in cui svolge, grazie a Gelmini solo due ore per classe, si troverebbe ad avere, in caso di ore frontali, 360 alunni. Bene, caro ministro, ci spieghi lei come dovrebbe collaborare secondo la sua visione delle cose… I professori sono tenuti a fare addirittura dei piani alunno per alunno. Ci spieghi ancora, ministro con 360 alunni… A tutti i docenti è demandato il compito di individuare eventuali dislessie, disgrafie, disprassie. E elaborare percorsi formativi ad hoc. In una scuola in cui gli insegnanti di sostegno non ci sono quasi più e che ha deciso che per questi disturbi specifici dell’apprendimento non ci debba essere un professore ad hoc. Ma si immagina, signor ministro, se poi tutto questo si colloca in un contesto sociale difficile dove anche tutti gli altri hanno bisogno di essere recuperati esistenzialmente…

Con le 24 ore si creeranno disoccupati tra i professori di ruolo, uno su quattro: prima perdenti posto, poi in mobilità. Poi fuori. Lo sa questo Profumo? Così come vuole abolire i diplomifici vietando lo spostamento da Torino a Reggio Calabria. Ma lo sa che i diplomi si pagano e che i professori nelle scuole paritarie si sfruttano a 8 euro l’ora? E ancora. Lasciare fuori i precari dalla scuola e indire demagogicamente un concorso. Perché? Ci sono soldi, forse, per fare un concorso inutile e dannoso? La sua lontananza dalla cosa delicata che amministra, signor ministro, è il colpo più grave per la scuola pubblica di oggi.

da Pubblico giornale