attualità, lavoro, scuola | formazione

Stop di Bersani alla legge di stabilità “Ci sono diverse cose da aggiustare”, di Alberto D'Argenio

La Legge di Stabilità del governo Monti spacca i partiti. Il Pd è critico, ma Bersani annuncia che i democratici continueranno a fianco del Professore. E se Casini esprime «soddisfazione» per il taglio dell’Irpef, il Pdl parla di manovra che sa di «marketing politico ». Anche il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, esterna la «fortissima preoccupazione» per i tagli che «compromettono la possibilità di erogare servizi». Tesi smentita dal ministro della Sanità Balduzzi: «Non li intaccheranno». Spaccati anche i sindacati. Se Bonanni (Cisl) promuove il governo, la Camusso (Cgil) parla di «manovra depressiva». Intanto Giorgio Napolitano firma il decreto sui tagli ai costi della politica approvato dal governo la scorsa settimana.
Il dato di rilievo è il no di Bersani alla richiesta di Vendola di togliere il sostegno al governo perché «vincere le elezioni contro il sentimento del Paese è complicato ». Al leader di Sel il segretario democratico risponde: «Restiamo leali a Monti fino alle elezioni, ma su alcune misure diremo la nostra ». Per il Pd cosa non funzioni nella Legge di Stabilità lo spiega Francesco Boccia, per il quale tra l’altro il taglio dell’Irpef per i primi due scaglioni riguarda tutti i contribuenti, anche i ricchi. Critica alla quale il premier, parlando con i collaboratori più stretti, replica osservando che ci sono altre misure che pesano sui redditi alti, come i limiti a franchigie e detrazioni, la Tobin Tax e l’inserimento delle pensioni di invalidità nel calcolo dell’Irpef per chi ha altre entrate.
L’altro ieri notte al termine del Cdm Monti si è presentato in sala stampa rivendicando che «possiamo toccare con mano che la disciplina bilancio conviene, ora ci possiamo permettere qualche moderato sollievo». Ma a mandare su tutte le furie il premier è ancora il sottosegretario Polillo. Martedì sera, in tv, aveva anticipato il taglio dell’Irpef che il governo stava ancora discutendo, guadagnandosi una dura nota di reprimenda da parte di Palazzo Chigi. Ieri, sempre in televisione, ha spiegato che nell’interminabile Consiglio dei ministri «c’erano due tesi contrapposte», alla fine si è deciso di fare «fifty fifty», ovvero un punto meno di Irpef e uno in più di Iva (rispetto ai due in calendario dallo scorso novembre). Ricostruzione smentita dall’entourage di Monti. «Non c’è stato nessun compromesso, ma un mix di misure che risponde a diverse esigenze del Paese». La mossa a sorpresa sull’Irpef, confermano al Tesoro, in realtà è stata studiata per almeno due settimane da Monti e Grilli, che al Cdm si è presentato con le simulazioni delle diverse opzioni percorribili. Certo, in base al resoconto del ministro dell’Economia c’è stato un dibattito tra ministri, con Grilli che ha tirato le somme ricordando che intanto la riduzione dell’Irpef scatterà a gennaio, mentre l’innalzamento dell’Iva arriverà a luglio: «In questi sei mesi – ha spiegato – gli italiani godranno solo degli effetti benefici dell’Irpef e oltretutto non è detto che non si riesca a trovare il modo di evitare l’aumento dell’Iva, ci sono i proventi della lotta all’evasione da usare».
A Palazzo Chigi raccontano che di fronte alle critiche su una mossa “politica” il premier risponde: «Non cambia nulla, non ho nessuna intenzione di candidarmi e il taglio delle tasse è un intervento utile al Paese, non alla campagna elettorale». Così come spiega la ratio della decisione Irpef-Iva: «È una scelta ragionata perché se l’Iva è regressiva, la riduzione del-l’Irpef avrà un impatto significativo, spingerà la ripresa dei consumi e risponde a ragioni di equità». Il disegno del premier e di Grilli, spiegano i loro staff, ha come primo obiettivo quello di rassicurare i mercati che il pareggio di bilancio nel 2013 (anche grazie all’Iva) verrà centrato. In secondo luogo va incontro alle raccomandazioni europee, con la Ue (come Fmi e Ocse) che insiste con Roma sullo spostamento del carico fiscale dal reddito ai consumi. Con l’Irpef si finalmente un intervento «anticiclico » che farà crescere la domanda interna favorendo la ripresa e si aiuterà le aziende a trovare le risorse per aumentare la produttività senza tagliare il cuneo fiscale, misura che in questa fase costerebbe troppo.

La Repubblica 11.10.12