La crisi è strutturale: così sento ripetere da amici economisti, da operatori finanziari e da alti dirigenti bancari angosciati per il problema attuale del credito, insufficiente a rilanciare l’economia e nondimeno bloccato dalla difficoltà, per non dire impossibilità, di previsioni attendibili sugli andamenti della finanza e del mercato. Benissimo, anzi malissimo, ma se la crisi è strutturale (e le parole hanno un senso), non ne usciremo restando confinati entro le logiche tradizionali.
Né dentro le metodologie delle vecchie indagini statistiche, i sacri criteri valutativi e previsionali degli uffici studi accreditati dall’uso, dall’inerzia e magari da qualche inconfessato interesse.
Bisogna sforzarsi di guardare i nostri problemi da una nuova prospettiva, con uno sguardo «da fuori», se così si può dire e per quel che è possibile. L’attuale campagna in favore della introduzione della Tobin Tax sembra un’occasione quanto mai propizia per farlo, anche per le sue ricadute politiche e più in generale morali. Tassare la mera speculazione finanziaria può infatti suggerire, tra le molte considerazioni che in questi giorni si moltiplicano, due argomenti molto generali ma a mio avviso importanti.
Il primo argomento fa appello a una massima fondamentale che il grande filosofo Immanuel Kant espresse così: agisci in modo di trattare l’umanità nella tua come nell’altrui persona sempre come fine e mai soltanto come mezzo. La massima ricorda che gli esseri umani e le loro comunità sono la ragion d’essere di tutti gli strumenti teorici e pratici che nel corso della storia la società e la cultura sono venute elaborando. Questa massima consente allora uno sguardo effettivamente «esterno» rispetto a tutte le contingenze temporali della vita umana sulla terra, uno sguardo generale di persistente validità. E poiché l’invenzione del denaro è certo una delle più importanti e benefiche provvidenze dell’ingegno umano, ne vediamo subito, nel contempo, la liceità dell’uso, che non può mai essere meramente strumentale e auto-referenziale. Detto in modo semplice: unità di misura del valore e strumento fondamentale per favorire il mercato delle merci, il denaro non può venir ridotto esso stesso a mera merce senza contraddire la sua vocazione profonda e il suo fine essenziale. Dimenticarlo significa favorire il pervertimento, oggi ben noto, di una delle più importanti conquiste dello spirito mano. Seconda considerazione. Frenare un’azione diffusa e radicata con provvedimenti drastici di pura negazione non è mai consigliabile. Proprio nel campo della finanza abbiamo molti esempi negativi: l’inutilità dei calmieri imposti per legge ai prezzi delle merci o l’insuccesso pratico delle condanne morali di ciò che il medio evo intendeva come usura mostrano due aspetti che la saggia politica deve tener presenti.
Il primo insegna che i comportamenti contrari ai fini ultimi della comunità umana sono purtroppo anche radicati in aspetti dell’umana natura che non si possono eliminare per legge e neppure con la forza: bisogna piuttosto venire a patti con queste contraddizioni dell’umana condizione, badando più a favorire i comportamenti costruttivi, che non cadere nella illusione di distruggerle.
Il secondo aspetto insegna che la grande complessità dei fenomeni sociali fa sì che anche i comportamenti più negativi possano essere portatori di qualche conseguenza favorevole, così come le buone intenzioni repressive possono tradursi in effetti indesiderabili e distruttivi.
In conclusione: rendere più difficile un comportamento socialmente nocivo, penalizzarlo con una tassa, ricavando dal male un bene per tutti, sono propositi che è compito primo della politica perseguire e imporre. In questo senso la Tobin Tax è sicuramente un importante esempio di buona politica, qualcosa che va difeso contro chi lo neghi, per ignoranza, errore o interesse. Magari potessimo immaginare tasse per chi diffonde informazioni tendenziose e perversioni del linguaggio, o per chi si arricchisce sfruttando la limitazione di giudizio e la scarsezza di competenze che sono in molti e in ognuno. Ma qui la faccenda, invero interessante, sarebbe troppo complessa e discutibile. Limitiamoci alla tassa sulle transazioni finanziarie: sarà già un grandissimo successo.
L’Unità 08.10.12
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