«Non è mai troppo tardi», secondo atto. Si chiamava così il programma tv che ha alfabetizzato l’Italia negli anni ‘60. Oggi il governo, per innalzare il livello dell’istruzione, rilancia le scuole serali. La nuova emergenza è il «deficit formativo» della popolazione. Sono oltre 28 milioni, infatti, gli adulti in possesso della sola licenza di terza media. E oltre l’80% non raggiunge il livello 3 fissato dall’Unione europea e necessario «per garantire il pieno inserimento nella società della conoscenza». Un ritardo che pesa parecchio in una economia sempre più globalizzata e che ha spinto il Miur (il ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca) a proporre un piano di formazione per adulti.
Il Consiglio dei ministri ha approvato il 4 ottobre, tra le misure urgenti per la crescita, e accanto all’agenda digitale, il regolamento per la riorganizzazione didattica dei Centri d’istruzione per gli adulti. Un provvedimento atteso da tempo: l’iter burocratico era iniziato nel 2009. Percorsi più flessibili, collegamento con la realtà lavorativa, iniziative di orientamento per gli studenti. Sono alcune delle novità pensate per questi nuovi corsi di studio che partiranno con il prossimo anno scolastico. L’obiettivo, se da un lato è di colmare il gap di istruzione, dall’altro è quello di fronteggiare anche i cambiamenti demografici di questi ultimi anni. L’Italia ha un indice di vecchiaia tra i più alti in Europa. Secondo l’Istat, la popolazione nazionale nel 2050 sarà composta per il 34,4% dagli over 65enni. All’inizio degli anni ’80 erano il 13,1%. Aumenta anche la presenza degli stranieri. I regolari sono il 7,5% della popolazione, secondo i dati della Caritas che stima che nel 2050 raggiungeranno il 20%. Ma c’è anche un’altra criticità: la mobilità sociale che nel nostro Paese è tra le più basse d’Europa. Solo il 5% di chi ha un genitore con la licenza media, secondo un dato Ocse, riuscirà poi a conquistare la laurea.
I percorsi di istruzione degli adulti saranno organizzati su base provinciale per essere il più vicino possibile a dove gli studenti vivono e lavorano. Un’altra novità è l’organizzazione su due livelli che supera il vecchio schema diviso per classi. Un livello permetterà di raggiungere il titolo di studio conclusivo del primo ciclo di istruzione (la licenza di terza media). L’altro permetterà di conseguire il diploma di istruzione tecnica, professionale e artistica. A questi bisogna aggiungere i percorsi di alfabetizzazione e di apprendimento della lingua italiana destinati principalmente agli stranieri. Rispetto ai normali corsi per i ragazzi, l’orario di insegnamento è ridotto del 30% ed è prevista la possibilità di seguire a distanza le lezioni, anche se solo per un quinto del programma. Ai nuovi percorsi potranno iscriversi anche i sedicenni che non hanno completato l’istruzione obbligatoria.
Il Messaggero 08.10.12
Pubblicato il 8 Ottobre 2012