Giorno: 6 Ottobre 2012

"Sant’Anna di Stazzema non è in Europa", di Moni Ovadia

La sentenza di archiviazione per gli imputati della strage nazista di Sant’Anna di Stazzema è un atto di ingiustizia perpetrato contro le vittime innocenti trucidate dai carnefici delle SS, contro i sopravvissuti e i loro discendenti e rappresenta anche uno strappo brutale inferto alla carne della memoria europea. Il danno principale, tuttavia, lo riceve paradossalmente la credibilità di quei giudici. Il loro giudizio pone un interrogativo serio sul carattere del loro retroterra culturale. Cerchiamo di capire perché. Un tribunale militare italiano dopo anni di lunghe e dolorose indagini ha emesso una sentenza di colpevolezza e una conseguente condanna sulla base delle numerose deposizioni di testimoni oculari, ma anche sulla base di confessioni di colpevolezza rese agli inquirenti e alla stampa da alcuni esecutori di quell’eccidio. I magistrati di Stoccarda, indagando con puntiglio e meticolosità, hanno deciso per l’assoluzione degli imputati per insufficienza di prove, di fatto dichiarando che le prove di colpevolezza riconosciute dai magistrati italiani sono a loro parere prove «fabbricate». Inoltre hanno addotto, a titolo di attenuante, il fatto che lo scopo principale …

"Sant’Anna di Stazzema non è in Europa", di Moni Ovadia

La sentenza di archiviazione per gli imputati della strage nazista di Sant’Anna di Stazzema è un atto di ingiustizia perpetrato contro le vittime innocenti trucidate dai carnefici delle SS, contro i sopravvissuti e i loro discendenti e rappresenta anche uno strappo brutale inferto alla carne della memoria europea. Il danno principale, tuttavia, lo riceve paradossalmente la credibilità di quei giudici. Il loro giudizio pone un interrogativo serio sul carattere del loro retroterra culturale. Cerchiamo di capire perché. Un tribunale militare italiano dopo anni di lunghe e dolorose indagini ha emesso una sentenza di colpevolezza e una conseguente condanna sulla base delle numerose deposizioni di testimoni oculari, ma anche sulla base di confessioni di colpevolezza rese agli inquirenti e alla stampa da alcuni esecutori di quell’eccidio. I magistrati di Stoccarda, indagando con puntiglio e meticolosità, hanno deciso per l’assoluzione degli imputati per insufficienza di prove, di fatto dichiarando che le prove di colpevolezza riconosciute dai magistrati italiani sono a loro parere prove «fabbricate». Inoltre hanno addotto, a titolo di attenuante, il fatto che lo scopo principale …

"Su cosa si fonda un partito", di Claudio Sardo

Un partito non si fonda su una regola, né su un emendamento. Non è vero neppure che il Pd si fondi sulle primarie, benché esse siano diventate un tratto distintivo della sua prassi democratica, del suo carattere partecipato, del proposito di spezzare l’autoreferenzialità di una politica peraltro divenuta impotente. Le fondamenta di un partito sono i valori comuni, l’idea di società, il desiderio di cambiamento, il progetto di governo, la «connessione sentimentale» (direbbe Antonio Gramsci) con quella parte di popolo che ne riconosce l’importanza, persino il legame di amicizia e di solidarietà. Il passaggio che oggi l’assemblea nazionale del Pd è chiamata ad affrontare è particolarmente insidioso. Perché, nel contesto di una crisi profonda del sistema-Paese, concentra lo scontro politico sulle forme. Certo che sono importanti le forme. Senza forme, senza regole, la politica non avrebbe alcuna speranza di recuperare una propria autonomia rispetto al dominio del mercato, della finanza, di chi detiene le grandi ricchezze, oltre che gli strumenti per farle circolare e quelli per condizionare la pubblica opinione. Ma le regole sono le …

"Su cosa si fonda un partito", di Claudio Sardo

Un partito non si fonda su una regola, né su un emendamento. Non è vero neppure che il Pd si fondi sulle primarie, benché esse siano diventate un tratto distintivo della sua prassi democratica, del suo carattere partecipato, del proposito di spezzare l’autoreferenzialità di una politica peraltro divenuta impotente. Le fondamenta di un partito sono i valori comuni, l’idea di società, il desiderio di cambiamento, il progetto di governo, la «connessione sentimentale» (direbbe Antonio Gramsci) con quella parte di popolo che ne riconosce l’importanza, persino il legame di amicizia e di solidarietà. Il passaggio che oggi l’assemblea nazionale del Pd è chiamata ad affrontare è particolarmente insidioso. Perché, nel contesto di una crisi profonda del sistema-Paese, concentra lo scontro politico sulle forme. Certo che sono importanti le forme. Senza forme, senza regole, la politica non avrebbe alcuna speranza di recuperare una propria autonomia rispetto al dominio del mercato, della finanza, di chi detiene le grandi ricchezze, oltre che gli strumenti per farle circolare e quelli per condizionare la pubblica opinione. Ma le regole sono le …

"La rabbia degli studenti. Scontri e feriti in piazza", di Chiara Saraceno

Non hanno solo protestato contro i tagli ad una scuola stretta tra le mirabolanti promesse tecnologiche e i soffitti che crollano, tra premi per i più bravi e riduzione delle risorse necessarie perché i meritevoli possano davvero provare di esserlo, nonostante disuguali condizioni di partenza. HANNO dichiarato la loro sfiducia a tutta la classe dirigente, agli adulti che hanno il potere di prendere le decisioni cruciali per il loro destino: governo, partiti politici, sindacati, imprenditori. Derubricare questa protesta come manifestazione adolescenziale senza una vera maturità politica, sarebbe grave e forse pericoloso. Dopo essersi sentiti definire da tutti una generazione perduta, questi ragazzi stanno provando a dire che non vogliono fare le vittime sacrificali degli errori altrui. Lo spettacolo dato dalla politica è stato una miccia per una ribellione che non poteva non esplodere. A fronte delle continue esortazioni a portare pazienza, perché non ci sono risorse, alla promessa che la riforma delle pensioni e quella del lavoro sono state fatte per loro, i giovani, è arrivata anche la prova che molti soldi vengono buttati, che …

"La rabbia degli studenti. Scontri e feriti in piazza", di Chiara Saraceno

Non hanno solo protestato contro i tagli ad una scuola stretta tra le mirabolanti promesse tecnologiche e i soffitti che crollano, tra premi per i più bravi e riduzione delle risorse necessarie perché i meritevoli possano davvero provare di esserlo, nonostante disuguali condizioni di partenza. HANNO dichiarato la loro sfiducia a tutta la classe dirigente, agli adulti che hanno il potere di prendere le decisioni cruciali per il loro destino: governo, partiti politici, sindacati, imprenditori. Derubricare questa protesta come manifestazione adolescenziale senza una vera maturità politica, sarebbe grave e forse pericoloso. Dopo essersi sentiti definire da tutti una generazione perduta, questi ragazzi stanno provando a dire che non vogliono fare le vittime sacrificali degli errori altrui. Lo spettacolo dato dalla politica è stato una miccia per una ribellione che non poteva non esplodere. A fronte delle continue esortazioni a portare pazienza, perché non ci sono risorse, alla promessa che la riforma delle pensioni e quella del lavoro sono state fatte per loro, i giovani, è arrivata anche la prova che molti soldi vengono buttati, che …

"Cinque mosse per la scuola", di Benedetto Vertecchi

Quella che stiamo attraversando è una fase critica nello sviluppo del nostro sistema scolastico. Ci troviamo infatti di fronte a cambiamenti capaci di incidere profondamente. Autentiche «mutazioni» che riguardano, non solo il modo in cui la scuola esercita il proprio compito di educazione, ma la stessa interpretazione di tale compito. Molti di questi cambiamenti sono comuni al nostro sistema scolastico e a quelli di altri paesi industrializzati, in Europa e altrove. La motivazione degli allievi nei confronti dell’apprendimento è cambiata, la professione degli insegnanti ha perso molte delle caratteristiche che in altri momenti le avevano conferito credito sociale, le famiglie rivolgono alle scuole una domanda di educazione che non si limita alla sola trasmissione di una cultura organizzata, ma si estende ad aspetti (sia cognitivi, sia affettivi e di relazione) che hanno acquistato rilevanza nella vita sociale. Il fatto è che le scuole si trovano a far fronte alle nuove esigenze in un contesto sempre più difficile. Ed è il modo in cui si affrontano le difficoltà che distingue le politiche scolastiche nei diversi paesi. …