È tempo di impegno e di mobilitazioni. Anche per il sistema della conoscenza. Il Comitato promotore del Movimento Cultura e Scuola, sorto dal seno del Comitato Civico “Quota 96”, ha provveduto a ratificare qualche giorno fa, nello studio di un noto avvocato romano, la nascita dello stesso, del quale è stato approvato un documento con il programma/manifesto in vista dell’ormai imminente costituzione in cui saranno eletti presidente e segretario politico (per il momento nulla è trapelato). Alla prossima riunione del Comitato verranno infatti sottoscritti l’atto costitutivo e lo statuto, operazioni a seguito delle quali saranno predisposte le relative schede di adesione.
Chi vivrà – come si dice – vedrà.
Intanto cerchiamo di capire di cosa si tratta.
Il Movimento Cultura e Scuola, che ingloba più comparti della conoscenza, intende «puntare ai contenuti» e «dialogare con i partiti» – recita il programma/manifesto – «nel rispetto della propria autonomia». Se è vero che il sistema educativo e i giovani costituiscono la vera «ricchezza» del Paese, non è meno vero che questi due momenti della vita nazionale sono stati, fin qui, «troppo a lungo trascurati». Per questo alcuni rappresentanti della scuola e dell’Afam si sono ritrovati insieme, per dar vita a un movimento di pensiero dal profilo «moderno, rigoroso, alternativo». Non è loro intenzione – fanno sapere al MCS – fondare un partito ma contribuire a supportare un’azione riformatrice il cui obiettivo è la riqualificazione del sistema d’istruzione. «La società ci chiede uno slancio innovatore che provenga dalla base», si ribadisce nel documento programmatico, uno slancio che abbia la capacità di «dar fiducia ai disillusi» e di «realizzare argini appropriati contro ogni forma di iniquità». La politica deve capire, insomma, che «solo dalla base potrà scaturire un processo di rinnovamento generale». Un monito difficile da non condividere visti certi esempi tutt’altro che edificanti.
Partendo da alcuni «indicatori di sofferenza», quali la «crisi del prestigio» e la «depressione collettiva» di tutti i professionisti che operano in questo importante e variegato settore, il Comitato del movimento ha individuato un significativo «principio» ispiratore: la democrazia dovrà dipendere, d’ora in avanti, da una più stretta «connessione» fra «politica» e «logica», connessione giudicata «irrinunciabile e costitutiva». Ciò significa che se nell’odierno dibattito democratico certi politici tendono a puntare più alla «seduttività degli argomenti» che alla loro «coerenza e verità», allora la democrazia è un «regime utopico» perché è governata da «un’ideologia» che «recide e disprezza» proprio quel «legame». Rifacendosi ad un rapporto promosso di recente dalla Commissione Europea, in cui si ribadisce che la cultura, anziché subire tagli, dovrebbe essere una «priorità» per il nostro paese, il MCS denuncia un sistema ormai logoro e guasto dove non c’è alcuna «strategia nazionale», sia essa provvisoria o generale, per lo sviluppo del settore artistico/culturale.
Molti i «punti fermi» nell’agenda, tutti in linea, d’altra parte, con le problematiche più rilevanti oggi dibattute nel mondo dell’educazione: dalla richiesta di stabilizzazione dei precari alla discussione di nuove forme di reclutamento, dalla petizione per una più equa gradualità della riforma Fornero alla rivendicazione di investimenti per la sicurezza dell’edilizia scolastica, dalla rimodulazione della legge 508/99 di riforma dei conservatori e delle accademie alla valorizzazione del patrimonio bibliotecario. Nell’intestazione del documento campeggiano, oltre al logo, due sintomatiche citazioni di Tullio De Mauro e di Roberta De Monticelli.
Abbiamo a che fare con un movimento corporativo? Non proprio. Il sistema della conoscenza rappresenta – come ben sappiamo – l’ossatura della società civile ed è dunque naturale che se la classe dirigente «è orientata al governo delle ruberie, degli inganni e dei privilegi», si legge nel documento programmatico, il mondo dell’educazione «non serve alla politica». Eppure esso «è necessario allo sviluppo democratico, politico ed economico» del paese. Una «convinzione» quasi lapalissiana, si direbbe, ma che, invece di costituire «la rotta di un impegno serio ed efficace», è ormai una «litania» vana.
Da più parti si auspicava l’esigenza di un risveglio di questo settore, assopitosi negli ultimi decenni in un torpore improduttivo. Il bisogno di «ripristinare la legalità e la garanzia dei diritti di ogni cittadino», si legge ancora nel documento, e di «denunciare chi indebitamente li calpesta con misfatti o sopraffazioni», è in perfetta sintonia con l’aria di malcontento che si respira oggi. Dichiarazioni di principio perciò condivisibili cui dovrebbe seguire un impegno costruttivo che faccia davvero uscire il Paese da quell’«immobilità sociale» che ha impedito alla scuola pubblica di riqualificarsi e di fare il necessario salto qualitativo per stare al passo con l’Europa e con i tempi.
Fra i sostenitori della prima ora Manuela Ghizzoni, Presidente della Commissione Cultura alla Camera, Roberto Amorosi, magistrato ordinario distaccato presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, Fabrizio Peronaci, stimato giornalista del «Corriere della Sera», Rosario Portale, professore ordinario presso l’Università di Catania e altri ancora. Ma il dialogo proficuo con intellettuali, accademici, opinionisti ed educatori – assicurano al MCS – è solo all’inizio.
Per contatti con il neo-movimento c’è la seguente pagina fb (riservata) cui si accede previa domanda: http://www.facebook.com/groups/movimentoculturascuola/
da affaritaliani.it
Il perché di un Movimento
«La scuola italiana, più di quella di altri paesi, versa in uno stato di degrado. Dal passato ereditiamo un pesante analfabetismo strumentale e funzionale. Non basta lamentarsi di tutto ciò. Occorre comprenderne a fondo le cause e poi delineare una proposta di intervento che sia al tempo stesso radicale e ragionevole» (Tullio De Mauro)
«Come per noi, anche per Dio c’è un limite, una soglia, una barriera: non è vero che tutto è permesso. Non è permesso a nessuna volontà ciò che è ingiusto» (Roberta De Monticelli)
Il nostro «Manifesto»
È tempo di impegno e di mobilitazioni. Anche per il sistema della conoscenza e della formazione. Mai come adesso si è sentito il dovere di prendere iniziative tese a supportare coloro che ritengono improrogabile un mutamento risolutivo nella vita morale e civile della nostra nazione. Il Movimento Cultura e Scuola, sorto dal seno del Comitato Civico «Quota 96», mira a ripristinare la legalità e la garanzia dei diritti di ogni cittadino e a denunciare chi indebitamente li calpesta con misfatti o sopraffazioni. Un Paese può distinguersi per diversi fattori: un alto livello tecnologico, una grande competizione industriale, la particolare bellezza della sua natura, lo spessore della sua civiltà artistico/letteraria. Il venir meno di un livello culturale apprezzabile, nelle avanzate società occidentali, ha costituito da sempre un elemento di assoluto decadimento di quelle stesse civiltà, tanto da creare dei guasti di cui il cittadino ha finito per pagare le conseguenze.
Non è nostra intenzione fondare un partito. Non abbiamo ambizioni né bramosie di potere. Vogliamo solo contribuire a sostenere un’azione politica riformatrice tale da mettere in primo piano la riqualificazione del nostro sistema d’istruzione e da restituire il giusto credito al sistema della conoscenza e della formazione, costretto a lavorare, spesso, in condizioni di precarietà e in strutture fatiscenti. È necessario che a quest’ultimo venga nuovamente assegnato un ruolo cardine nell’educazione del cittadino.
I tempi sono maturi per favorire la rinascita di un movimento di pensiero dal profilo moderno, rigoroso, alternativo. La società ci chiede uno slancio innovatore che provenga dalla base, uno slancio capace di dar fiducia ai disillusi e di realizzare argini appropriati contro ogni forma di iniquità. Si tratta di far capire che solo dalla base potrà scaturire un processo di rinnovamento generale. Il Movimento Cultura e Scuola, che ingloba più settori della conoscenza, punterà soprattutto ai contenuti e dialogherà con i partiti nel rispetto della propria autonomia. Rifugge dalle propagande aziendalistiche e non ama confondere l’efficacia con l’efficienza.
Segnaliamo, quali segni tangibili di un disagio e di un’erosione di senso in atto, tre indicatori di sofferenza che il linguista Raffaele Simone ha individuato con particolare attenzione al comparto scuola: il primo è legato alla «crisi del prestigio» che l’istituzione ha avuto presso la società italiana; il secondo al fatto che è un luogo in cui si concentra «troppo malessere psicologico», dove le dinamiche tra le persone sono spesso «generatrici di sofferenza»; il terzo si riferisce, emblematicamente, alla «depressione collettiva» dei professionisti che vi operano, depressione che si esprime, in modo superficiale, «come scontento sindacale permanente», e, in modo più profondo, «come disturbo persino patologico».
Noi vogliamo, con la nostra azione, promuovere un’inversione di tendenza e costruire, attraverso il rilancio di Cultura e Scuola, una nuova società fondata su più autentici valori, se è vero – come ha affermato Noam Chomsky in polemica con le misure adottate dai governi europei – che «quella economica non è l’unica crisi che dobbiamo affrontare». Né, del resto, dal rigore e dall’austerità potranno nascere nuovi posti di lavoro. La scuola e i giovani costituiscono la vera ricchezza di un Paese. Eppure questi due soggetti della vita nazionale sono stati troppo a lungo trascurati. Per supplire a tale disattenzione si è sviluppato, in questi ultimi mesi, un serrato e proficuo confronto fra rappresentanti della Scuola e dell’Afam da cui è nato questo movimento.
Un principio generale ci guiderà nell’itinerario attraverso la società civile, principio che riprendiamo da alcune considerazioni della filosofa Franca D’Agostini: la democrazia dovrà dipendere, da ora in avanti, da una più stretta connessione fra politica e logica, connessione che reputiamo irrinunciabile e costitutiva. Purtroppo, però, la nostra democrazia odierna è un regime utopico perché è retto da un’ideologia che recide e disprezza proprio quel legame. Che la logica non abbia a che fare con la politica e che, nel dibattito democratico, i politici puntino più alla «seduttività degli argomenti» che alla loro «coerenza e verità», è un’idea oggi molto diffusa, idea che noi vogliamo contestare con forza. Se un politico, impiegando argomenti visibilmente illogici o errati, ci convince a votare per lui, delle due l’una: o noi ignoriamo che i suoi argomenti sono insensati, o ciò che di lui ci convince non sono gli argomenti ma ben altro (menzogne, promesse, facili guadagni, favoritismi, ecc.).
Ci aspettiamo un gran numero di adesioni perché il programma che vogliamo attuare in vista di una nuova stagione politica è scevro da ogni condizionamento e, al tempo stesso, esaustivo delle più rilevanti problematiche oggi dibattute nel vasto campo della conoscenza. È il momento di un risveglio cui nessuno può sottrarsi dato che non c’è più spazio per dolersi dei propri mali né per delegare ad altri la soluzione dei problemi irrisolti.
Il nostro «Programma»
Il programma del Movimento Cultura e Scuola, riportato qui schematicamente e nelle sue linee essenziali, potrà essere suscettibile di aggiustamenti lungo il cammino. Se esso sembrerà ambizioso è perché ambizioso deve essere l’obbligo, nel nostro Paese, di occuparsi seriamente (e saggiamente) del sistema della conoscenza e della formazione. Siamo riusciti a dimenticare il nostro passato, la nostra storia, tutte quelle peculiarità che ci hanno contraddistinto per molti secoli. Cosa dovremmo dire delle nostre eccellenze abbandonate a se stesse come gli istituti culturali, le accademie, i conservatori e le fondazioni? Il caso della Fondazione Marotta di Napoli, per fare un esempio recente, rende bene l’idea dello stato delle cose. È nostro intento dare un apporto apprezzabile per recuperare il legame fra politica, istituzioni e cittadini che parta dall’educazione dell’individuo e punti ad un ripensamento del sapere capace di produrre crescita e sviluppo nel Paese.
La Rete europea degli esperti sulla cultura ha reso noto un rapporto, richiesto dalla Commissione Europea e pubblicato sul sito del Commissario Androulla Vassilou, in cui si ribadisce che la cultura, anziché subire tagli immotivati, dovrebbe costituire una «priorità» per il nostro Paese. Il fatto è che in Italia, a causa di un sistema ormai deteriorato, non c’è alcuna strategia nazionale, sia essa provvisoria o generale, per lo sviluppo del settore artistico/culturale. Per questo dobbiamo impegnarci in tal senso. La cultura «potrebbe essere il petrolio dell’Italia», si legge in quel rapporto, ma il menefreghismo, da noi, regna sovrano. L’Europa ci ha invitato a compiere quel passo. Il Movimento Cultura e Scuola – che intende ribadire il valore dell’ascolto e della consapevolezza – ritiene di dover andare in quella direzione.
Non si tratta, come qualcuno potrebbe ritenere, di un movimento corporativo. Il sistema della conoscenza e della formazione rappresenta l’ossatura della società civile. È dunque naturale che se la classe dirigente è orientata al governo delle ruberie, degli inganni e dei privilegi, quel sistema non gli serve. Invece esso è necessario allo sviluppo democratico, politico ed economico del paese. Di questo siamo tutti convinti. Eppure tale convinzione, lungi dal costituire la rotta di un impegno serio ed efficace, si è ridotta a una mera e vana litania. Abbiamo contribuito più di altri settori del pubblico impiego al risanamento dei conti. È giunto il momento, per noi, di ricevere.
Da più parti si auspicava l’esigenza di un risveglio di questo importante e variegato settore, esigenza perfettamente in linea con quell’aria di malcontento e di sfiducia che si respira oggi. Alle aspirazioni dovranno seguire le realizzazioni, un impegno cioè costruttivo e incisivo che faccia uscire il Paese da quell’immobilità sociale che ha impedito alla scuola pubblica di riqualificarsi e di fare il necessario salto qualitativo per stare al passo con l’Europa e con i tempi.
Fra i sostenitori della prima ora Mariangela Bastico, già vice-ministro dell’Istruzione, Manuela Ghizzoni, Presidente della Commissione Cultura alla Camera, Roberto Amorosi, magistrato ordinario distaccato presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, Fabrizio Peronaci, giornalista del «Corriere della Sera», Rosario Portale, professore presso l’Università di Catania e molti altri ancora. Il dialogo proficuo con intellettuali, accademici, opinionisti ed educatori è difatti solo all’inizio.
Per contatti con il Comitato promotore del neo-movimento è attiva la seguente pagina facebook (riservata) cui si accede previa domanda: http://www.facebook.com/groups/movimentoculturascuola/
Alcuni «punti fermi»
– Favorire la graduale risoluzione dei precari e la loro stabilizzazione;
– Bandire concorsi «misti» (50% destinati ai giovani, 50% ai precari) SOLO dopo la risoluzione dello spinoso punto precedente;
– Creare un movimento di pensiero che abitui la comunità all’idea di sottrarre i futuri concorsi universitari alla gestione (e all’arbitrio) dell’establishment accademico locale;
– Sollecitare una riforma previdenziale meno drastica dell’attuale e che faciliti il turn over dei giovani;
– Investire in istruzione e cultura per uscire dalle secche dell’immobilismo sociale che impedisce alla scuola pubblica di aggiornarsi e di potenziarsi;
– Disincentivare la ‘filosofia’ aziendalistica volta a operare tagli sempre più cospicui alla Scuola e all’Afam per la semplice ragione di far cassa e non già perché dettati da nobili intenti;
– Bonificare l’edilizia di quegli istituti scolastici, di quelle accademie e di quei conservatori che versano in uno stato di degrado e di abbandono sempre più allarmanti, in modo da renderli adeguati in termini di sicurezza, di vivibilità e in linea con le innovazioni didattiche;
– Investire in strutture equipaggiate di biblioteche, laboratori, aule multimediali, computer (o altro materiale informatico), palestre e attrezzature sportive utili ai docenti e ai discenti;
– Valorizzare, in sintonia con gli standard europei, il prestigio sociale dei docenti e degli operatori delle scuole, delle accademie e dei conservatori con relativa, adeguata remunerazione;
– Riconoscere la situazione personale degli alunni diversamente abili in tutti i gradi di istruzione e garantire ai docenti di sostegno un numero di ore adeguato alla situazione di ogni alunno;
– Ridurre il rapporto numerico esistente, in alcune zone del nostro Paese, fra docenti e alunni nella scuola dell’infanzia;
– Assicurare l’insegnamento di almeno una lingua straniera per ogni classe nella scuola primaria;
– Rimodulare la legge 508/99 di riforma dei conservatori e delle accademie affinché venga restituito a questi importanti istituti il compito di formare professionalmente musicisti e artisti;
– Puntare ad un aumento dell’organico del personale amministrativo ed ausiliario di scuole, accademie e conservatori in ragione della complessità del lavoro da svolgere;
– Calmierare gli stipendi d’oro dei parlamentari e dei rappresentanti degli enti locali in modo da eliminare l’eccessivo divario esistente fra quelli e i salari dei cittadini;
– Incrementare il servizio di bibliopoint – già esistente nella capitale – anche nel resto d’Italia;
– Utilizzare gli edifici delle scuole, delle accademie e dei conservatori per manifestazioni culturali, incontri con rappresentanti autorevoli della società civile, presentazioni di libri, convegni, dibattiti, laboratori di pensiero, di filosofia, di teatro e di danza, per una didattica musicale integrativa (corale e strumentale).
– Far diventare gli istituti delle scuole, delle accademie e dei conservatori dei «luoghi di cultura» nel territorio per aggregare il sociale, diffondere la conoscenza del patrimonio artistico, abituare alla riflessione sulla nostra storia, educare alla consapevolezza di vivere nel luogo più ricco di tesori dell’umanità.
– Progettare e/o ristrutturare gli edifici delle scuole, delle accademie e dei conservatori per concorso di idee con i fondi dell’otto per mille.
Il Comitato promotore del Movimento Cultura e Scuola