L’Unione Europea ha finito i soldi per il programma Erasmus. Segno dei tempi. Il Fondo Sociale è al lumicino e a soffrirne saranno anche programmi storici e simbolo dell’Europa. La commissione bilancio del Parlamento europeo ha approvato in extremis gli emendamenti per evitare che il programma per gli studenti sparisca nel 2013, ma intanto i soldi per finanziare gli ultimi tre mesi del 2012 non ci sono. Spetta all’Ue erogare i finanziamenti per avviare i programmi Erasmus, ma non ha fondi per farlo, perché i Paesi membri hanno tagliato i contributi al budget. Non ci sono, perciò, le risorse per pagare le richieste
avanzate per il periodo settembre-dicembre, maggiori del previsto, mentre l’accordo raggiunto in extremis ieri ha ridimensionato il progetto per la mobilità degli studenti del 2013. Le difficoltà dell’Erasmus sono le più eclatanti, vista la popo-larità del programma che, lanciato nel 1987, ha permesso a oltre due milioni di giovani europei di studiare in 33 Paesi, tra cui anche stati non membri dell’Unione come Islanda, Liechtenstein e Turchia. A soffrire del taglio di quattro miliardi nel budget sarà però, più in generale, l’intero Fondo sociale europeo, uno dei più importanti strumenti finanziari dell’Unione Europea, indispensabile per finanziare i progetti per lo sviluppo e la promozione della coesione tra i diversi stati membri. La ricaduta per i singoli Stati è disastrosa, perché i progetti non finanziati corrispondono a 900 milioni di euro per la Spagna, 600 per l’Italia e la Grecia, 400 per la Francia e circa 150 milioni per la Gran Bretagna.
Ad azionare la scure dei tagli, oltre alle difficoltà economiche, anche la diffidenza di alcuni stati membri a proposito della regolarità dei rimborsi chiesti dalle singole nazioni, ritenuti esosi o immotivati. A questo proposito, l’eurodeputato francese Alain Lamassoure ha chiesto che siano rese pubbliche le cifre spese da ciascuno stato e si stabilisca che l’Unione Europea paghi soltanto le fatture certificate. I cordoni della borsa si chiudono, insomma, anche per stimolare comportamenti più virtuosi e una gestione più oculata, che eviti in futuro la situazione attuale di un Fondo sociale europeo senza più un euro.
“L’allarme Erasmus”, lanciato tre giorni fa da alcuni eurodepu-tati, ha messo in luce anche l’incoerenza, come spiega Patrizio Fiorilli, portavoce del Commissario europeo al bilancio, Janusz Lewandowski, dei capi di governo che «negli ultimi consigli hanno tutti e 27 dichiarato unanimemente che per uscire dalla crisi bisogna investire sui giovani e sulla ricerca» salvo poi tagliare proprio le risorse ai progetti per finanziare innovazione e studio. Nell’immaginario europeo i giovani che hanno usufruito in questi 25 anni dell’Erasmus sono gli spensierati goliardi di film come “L’appartamento spagnolo”, ma in realtà gli scambi tra università sono stati una promozione formidabile del modello europeo e hanno contribuito più di ogni altra cosa a far crescere cittadini che si sentono a casa a Siviglia come a Roma e a Parigi.
La Repubblica 05.10.12
Pubblicato il 5 Ottobre 2012