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"Anna Politkovskaja", di Andrea Riscassi

Se Anna non fosse stata Anna Politkovskaja, cronista implacabile, animata solo dalla volontà di vedere, capire e raccontare, noi non saremmo qui a piangere la sua morte, non perderemmo tempo a ricordarla mentre gli alberi del cimitero Troekurovskij stanno facendo cadere, come da sei anni a questa parte, le ultime foglie sulla sua tomba. Se il regime russo avesse impiegato un decimo delle forze utilizzate per punire il concerto blasfemo (ma soprattutto anti-putiniano) delle Pussy Riot, oggi gli assassini e i mandanti dell’omicidio di Anna Politkovskaja sarebbero a cucire guanti in qualche sperduta colonia penale della Siberia.
Se Anna, anziché criticare il regime per le stragi di civili in Cecenia, avesse invocato la difesa della Madre Patria Russia ora dirigerebbe qualche quotidiano vicino al partito di gomma che governa l’impero.
Se Anna, dopo aver cercato di mediare (coi terroristi) per evitare la strage al teatro moscovita di Dubrovka fosse riuscita ad arrivare a Beslan, forse avrebbe impedito la morte di qualcuno dei bambini di quella maledetta scuola osseta. Ma l’hanno avvelenata in volo.
Se Anna avesse appoggiato Putin, dopo tutte le minacce ricevute, sarebbe stata scortata, avrebbe viaggiato su una di quelle migliaia di auto blu che sfrecciano per le trafficatissime strade di Mosca.
Se Anna avesse avuto la scorta non sarebbe stata ammazzata come un cane nell’ascensore di casa sua, sei anni fa, il 7 ottobre 2006.
Se Anna, prima di essere uccisa, avesse difeso la politica imperiale di Putin, il regime avrebbe certo dato la caccia ai suoi assassini. Avrebbe cercato di capire chi è perché assoldò un killer per metterla a tacere.
Se se se.
Se Anna fosse stata una pennivendola, non sarebbe stata Anna Politkovskaja, giornalista capace di non avere riguardi nei confronti di nessuno, nè del tiranno, nè dei suoi amici, russi, europei, italiani.
Se Anna non fosse stata Anna Politkovskaja, cronista implacabile, animata solo dalla volontà di vedere, capire e raccontare, noi non saremmo qui a piangere la sua morte, non perderemmo tempo a ricordarla mentre gli alberi del cimitero Troekurovskij stanno facendo cadere, come da sei anni a questa parte, le ultime foglie sulla sua tomba.
Il tempo non è passato invano, cara Anna.
A Mosca Putin non è più amato come un tempo. E tanti domenica penseranno più alla tua morte che al suo compleanno.
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