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"Decreto sviluppo Napolitano blocca la norma pro-Berlusconi", di Valentina Conte

Salta l’articolo sull’eredità il Colle sfoltisce il testo. Il via libera finale arriverà oggi dal Consiglio dei ministri. Ma il decreto sviluppo bis ne uscirà decisamente “asciugato”. E non solo perché gli articoli scendono da 58 a 38, rispetto alle bozze sin qui circolate, grazie a diversi snellimenti. Quanto piuttosto per un intervento diretto del Quirinale, allarmato da un testo troppo corposo, pieno di norme non del tutto giustificabili con la necessità e urgenza di un decreto legge. Ottenendo, alla fine, lo stralcio del pacchetto Semplificazioni bis, curato dal dicastero della Funzione pubblica, oggi solo esaminato dal governo. E destinato dunque a viaggiare su un binario molto più lento, quello del disegno di legge. Sotto la lente del Colle è finita anche la norma sul “patto di famiglia”, prima inserita nel dl Sviluppo bis, poi cancellata dopo le osservazioni di Napolitano. Una disposizione «richiesta da tutte le categorie per facilitare il passaggio dell’azienda alla prole», anche con la figura di un tutor esterno, si difendono dal dicastero di Passera. Ma che alcuni interpretavano come agevolativa della divisione dei grandi patrimoni, in primis
quello dell’ex premier Berlusconi, da destinare a cinque figli di due diversi matrimoni. Una norma ad hoc salva-eredità, insomma, molto simile a quelle che il Cavaliere aveva provato senza successo a inserire per ben due volte quando era al governo. Il Digitalia, dunque, è pronto per il varo. Al suo interno, il progetto di digitalizzare l’Italia che vale 400 milioni, di cui 150 per implementare la banda larga e tra i 110 e i 130 per le start up, le nuove aziende innovative. Si parte con i documenti, tutti digitali, come la tessera unitaria identità sanità. E si prosegue con il comparto della salute, rivoluzionato da fascicolo sanitario, cartella clinica, ricette mediche che dal primo gennaio 2014 viaggeranno solo su supporto elettronico. Ogni cittadino avrà poi il suo indirizzo di mail certificata per “dialogare” con l’amministrazione. Mentre anche giustizia, scuola e università comunicheranno online notifiche, disposizioni, pagelle, libretti con gli esami, libri di testo. L’Istat, come chiesto dal suo presidente, potrà fare un censimento all’anno, a partire dal 2016. Mentre il piatto forte del decreto ruota attorno al credito d’imposta concesso alle aziende che realizzano nuove infrastrutture, dal valore superiore ai 500 mila euro, in partenariato pubblico-privato. Credito che può arrivare «fino al 50%» dell’investimento e con un tetto rappresentato dal raggiungimento dell’equilibrio finanziario del progetto. L’altro elemento di novità è il capitolo sulle start up, la cui nascita è incentivata da una detrazione Irpef triennale del 19% (al massimo 500 mila euro). E da un’esenzione Ires del 20% sulla somma investita (con tetto di 1,8
milioni). Da segnalare l’ingresso nel decreto di un’importante deroga alla nuova riforma del lavoro che la Fornero nelle scorse settimane aveva provato a contrastare. I contratti a termine, per chi è assunto in una start up, potranno durare da 6 a 36 mesi, con rinnovo fino a 48 mesi (dopo diventano indeterminati). Saranno esentati dal contributo addizionale dell’1,4%, a carico del datore. E la busta paga potrà essere arricchita da azioni o stock options, defiscalizzate.
La Repubblica 04.10.12