Sembra quasi un paradosso, oggi che si parla di rottamazione, ascoltare le parole di un vecchio di 97 anni. Eppure Pietro Ingrao appare sullo schermo come un ragazzo, con la vitalità di chi ha combattuto e ancora oggi si ostina a «volere la luna». Sembra quasi un paradosso, oggi che infuria lo scandalo dei fondi rubati dal Pdl, ascoltare quell’uomo difendere il Parlamento che, dice, è il luogo della rappresentanza politica e non quello dei privilegi. Ingrao sa parlare a noi, sa insinuare i dubbi, riesce a mettere a nudo le nostre debolezze e ci spinge a ritrovare quella passione che è il cuore della democrazia e della politica.
La proiezione del film «Non mi avete convinto», alla Camera dei deputati, è stata come una frustata. A seguire il filo di una storia lunga, che è poi la storia di quella straordinaria esperienza che è stato il Pci, erano tantissimi, molti coi capelli bianchi ma anche molti che non avevano nemmeno vent’anni. C’erano Bersani, Fausto Bertinotti, un altro ragazzo di quasi 90 anni come Giovanni Berlinguer e amici, familiari, vecchi compagni di strada.
È un film di una bellezza struggente quello di Filippo Vendemmiati, che in un gioco tra ieri e oggi, nel rapporto tra il leader comunista e un giovane studente affascinato da un suo discorso, ripercorre la storia politica di Ingrao e quella dell’Italia. Ma non c’è solo questo nelle immagini. C’è il cinema, il mito di Charlotte e Roma città aperta, c’è la poesia, ci sono i racconti, così pieni di amore, della sorella Giulia e c’è il grande amore per la moglie Laura. È il racconto di una scelta di vita, della politica come politica di tutti e non delle oligarchie, della voglia di cambiare il mondo e con il mondo se stessi e gli altri. Perché, come diceva Enrico Berlinguer, ci si salva tutti insieme e non ciascuno per conto proprio. Non sono mai stato un utopista, avverte Ingrao, ho solo combattuto per tenere viva la speranza di cambiare il mondo. È la bella lezione del «ragazzo Pietro».
L’Unità 03.10.12