C’è poco da fare: quello che manca all’Italia è il “circolo virtuoso”. Attilio Befera, capo di Equitalia e braccio operativo dell’Agenzia delle Entrate, lo ripete da tempo. E lo ribadisce anche in questi giorni, costellati da due opposti
inconciliabili. A UNA parte c’è Mario Monti, che dice “il problema non è la differenza tra destra e sinistra, ma tra chi paga le tasse e chi le evade”. Dall’altra parte c’è Silvio Berlusconi, che urla “Equitalia pratica vere e proprie estorsioni”. In mezzo, c’è un abisso in cui precipitano tutti: gli onesti tartassati, che sopportano eroicamente una pressione fiscale ormai prossima al 45%, e i disonesti imboscati, che evadono ogni anno 260 miliardi di imposte. Così il “circolo virtuoso” fatica ad innescarsi, come lo stesso Befera ha spiegato pochi giorni fa ai parlamentari della Commissione finanze della Camera. Quel circolo «che porta, passo dopo passo, alla conquista di una cultura della legalità fiscale che troppo spesso è mancata nel Paese».
«L’evasione, insieme alla corruzione, resta una grande piaga nazionale». Nel bunker di Via Cristoforo Colombo, sede di Equitalia, questo è un teorema irrinunciabile, ma assolutamente dimostrabile. Rispetto al quale, le parole del premier risuonano come uno scudo prezioso: servono a mettere l’istituzione al riparo, almeno sul piano politico, dagli attacchi della destra populista e della sinistra antagonista. Befera può essere grato al presidente del Consiglio, come lo fu nella scorsa primavera, quando Monti andò personalmente a Equitalia, proprio nei giorni in cui fioccavano gli attentati e le intimidazioni. In questi mesi la pressione si era allentata, gli episodi di violenza erano scemati. Ma le parole dissennate e irresponsabili del Cavaliere non aiutano. E allontanano l’obiettivo che Befera dichiara solennemente di voler perseguire, anche di fronte al Parlamento: «Mi aspetto che la lotta all’evasione, più che la “mission” istituzionale dell’Amministrazione finanziaria, sia un obiettivo condiviso dalla società civile, e che le attività di controllo non siano più percepite come forme di invasiva intrusione nelle realtà private, ma siano accettate serenamente, al pari di altre forme di controllo dello Stato».
Equitalia ha commesso i suoi errori. Befera non li nasconde. Ma ha cercato di ridimensionarli, e di rimediare. É aumentato fino al 50% del totale il numero di mediazioni andata a buon fine con i contribuenti. É cambiata la norma sui crediti fiscali non pagati inferiori ai 2 mila euro, per i quali si possono fare solo due solleciti. Quest’anno si sono ridotti da 188 mila a 22 i blocchi amministrativi dei veicoli e da 29 mila a 2.700 le ipoteche. Parlare di “estorsioni”, in un Paese che secondo la Banca d’Italia continua a registrare un’evasione Iva superiore al 30%, è assurdo. Qualcosa si potrà e si dovrà ancora fare, anche sul piano legislativo, «per rendere davvero illuminata l’Amministrazione finanziaria», come vuole Befera.
Ma la lotta all’evasione deve continuare. «É una tappa nevralgica per il Paese». Befera ne è convinto. E proprio in questi giorni sta mettendo a punto la strategia d’autunno. Sulla sua scrivania c’è una cartellina, che riassume alcuni numeri-chiave. Il primo dato saliente riguarda l’andamento del recupero di evasione: nei primi otto mesi siamo a quota 7,2 miliardi. A fine anno la previsione è di 12,9 miliardi, contro i 12,7 del 2011. Un obiettivo giudicato “realistico”, come lo è quello fissato per il 2013, quando il recupero dovrebbe viaggiare verso i 13,2-13,5 miliardi. Il secondo dato saliente riguarda l’andamento delle entrate tributarie. In attesa dell’aggiornamento su agosto, nei primi sette mesi del 2012 c’è stato un aumento del gettito complessivo pari al 4,7%. Il gettito Iva si è ridotto invece dell’1,5%. «E’ il costo della recessione che incide sui consumi e sui versamenti ». Ma qui Befera e i suoi tecnici fanno una scomposizione ulteriore delle cifre, che fornisce un saldo sorprendente: nello stesso periodo, i versamenti Iva nel commercio al dettaglio (dai bar ai ristoranti) sono aumentati del 9%, e quelli sull’Iva nei servizi a terzi e a persone (dai centri benessere ai parrucchieri) sono aumentati
del 4%.
Come si spiega questo scostamento? Befera e i suoi non hanno dubbi: è “l’effetto Cortina”. Sia pure a fronte di un calo generalizzato dell’attività economica, i commercianti hanno rilasciato più scontrini, mentre i professionisti e gli artigiani hanno emesso più fatture. (come confermano anche le ultime statistiche di Findomestic). Tradotto nel gergo erariale: c’è stato un rilevante aumento della “compliance fiscale”, cioè della propensione dei contribuenti ad adempiere ai propri doveri. E questa propensione non può che nascere dall’effetto- deterrenza dei blitz compiuti dalle Fiamme Gialle nella “perla delle Dolomiti”, e poi sulle Costiere di Positano e di Taormina, o nei locali della movida milanese e romana. Per questo, nonostante le polemiche falso- garantiste dell’estate, i blitz di Equitalia continueranno anche nei prossimi mesi. «L’evidenza empirica dimostra che funzionano ». Dunque, non c’è ragione di interromperli.
Ma ci sono altre due “armi”, che Befera sta affinando e che sono pronte per l’offensiva antievasione di fine 2012-inizio 2013. La prima arma è il redditometro: ormai tutto è pronto per l’avvio del nuovo strumento, che sarà operativo dal mese di ottobre, e che con quasi 100 nuove voci dovrebbe consentire una significativa emersione di materia imponibile nell’area degli “invisibili” nel lavoro autonomo. La seconda arma, ancora più incisiva, sarà l’Anagrafe dei conti correnti. Befera sta perfezionando gli ultimi dettagli con il Garante per la Privacy, che ha chiesto la creazione di un “canale informatico riservato” per la trasmissione e la gestione dei dati bancari, proprio per tutelare i diritti dei contribuenti. Equitalia ha inviato il piano agli uffici di Antonello Soro. Manca solo il suo via libera, e a quel punto l’Amministrazione finanziaria potrà avere accesso diretto ai depositi bancari di tutti i cittadini “sospetti”. L’operazione scatterà con l’inizio del prossimo anno: secondo il timing di Befera, dal primo gennaio tutte le banche inizieranno a trasmettere all’Agenzia delle Entrate i tabulati con la movimentazione bancaria di tutti i clienti. E il Fisco, sulla base di questa documentazione, potrà chiedere tutti i chiarimenti
del caso.
C’è chi grida allo scandalo. Chi evoca il Grande Fratello. Qualche preoccupazione è legittima. Befera giura che non ci saranno abusi né violazioni alla riservatezza. Vedremo. L’evasione fiscale, come sostiene anche Monti, è davvero “una guerra”. E dunque, “a la guerre comme a la guerre”. Vale la pena di combattere. “A regime”, cioè quando tutto questo armamentario sarà in campo, i tecnici assicurano al capo di Equitalia che il recupero di evasione, anno su anno, può crescere di almeno 3 miliardi. Sono tanti, per un Paese che non ha risorse e si è impegnato al pareggio di bilancio. Ma è importante, e di questo anche Befera è consapevole, che tanto recupero di evasione a danno dei disonesti cominci a tradursi fin da subito in qualche tangibile ritorno nelle tasche degli onesti. Usare tutto il gettito riemerso per finanziare la rinuncia definitiva all’aumento delle aliquote Iva, a questo punto, può non bastare. Potrebbe rivelarsi più utile dirottare quelle risorse: lasciare cioè che aumenti l’Iva, e impiegare i 6,5 miliardi di imposte recuperate per ridurre l’Irpef in busta paga.
Toccherà a Monti decidere. Befera può solo continuare la sua “buona battaglia” per la legalità. A chi gliene chiede conto, oggi, rimanda a ciò che ha detto ai deputati della Commissione finanze: «Mi aspetto che qualcosa, nella cultura del nostro Paese, possa cambiare, Mi aspetto quell’evoluzione culturale che, se già appartiene a tanti, ancora non appartiene a tutti». É una tara storica. «In Italia il contribuente non ha mai sentito la sua dignità di partecipe alla vita statale: il contribuente italiano paga bestemmiando lo Stato, e non ha coscienza di esercitare, pagando, una vera e propria funzione sovrana… Una rivoluzione di contribuenti in Italia, in queste condizioni, non è possibile per la semplice ragione che non esistono contribuenti». Questo potrebbe essere benissimo Attilio Befera, ottobre 2012. Ma non lo è. È Piero Gobetti, luglio 1922.
La Repubblica 02.10.12
Pubblicato il 2 Ottobre 2012