Giorno: 1 Ottobre 2012

"Piange lo sport, il sisma lo ha rubato", di Lorenzo Longhi

Un mese fa c’era anche la Rai, allo stadio di San Felice sul Panaro. Un giorno storico, per la squadra giallorossa, impegnata nella Coppa Italia d’Eccellenza contro l’Imolese nella prima sfida ufficiale dopo il sisma. E proprio da lì, dalla scalinata che porta alla tribuna in cui erano sistemate le telecamere, lo scorso 9 giugno il sindaco Silvestri aveva parlato alla cittadinanza, nel momento più duro della sua storia, per fare il punto della situazione. Quattro mesi dopo i terremoti di maggio, in tutta l’area nord del Modenese e nell’Alto Ferrarese si sta poco alla volta tornando ad una quotidianità diversa, mutata nelle sue esigenze e nelle sue priorità. Sono ricominciate le scuole, in nuovi fabbricati temporanei e in attesa di altri che diventeranno permanenti, e sono ricominciati (o stanno per cominciare) gran parte dei tornei sportivi, pur fra mille problemi. Perché lo sport, in una realtà che ha visto modificare bruscamente prospettive ed orizzonti, significa aggregazione e socialità. Quella che, altrove, si chiamerebbe normalità. Ma sport significa anche impianti e costi. In questo senso, …

"Niente scuola, siamo inglesi", di Caterina Soffici

Si dice che solo i treni hanno la strada segnata. Pure certi esseri umani hanno la strada segnata. I bambini inglesi, per esempio, hanno la strada più segnata di quelli italiani. Un’affermazione del genere nella culla della democrazia e della meritocrazia potrebbe sembrare un paradosso. Ma non è così. Il figlio di un idraulico di Tottenham ha meno probabilità di essere ammesso a Oxford di quante ne ha il figlio di un idraulico di Canicattì di entrare alla Bocconi. Quello della scuola inglese è un mito da sfatare: solo un certo provincialismo italico ci fa pensare che sia un modello imbattibile e da imitare. Non parliamo qui dei curricula e della didattica, ma del sistema scolastico. L’eccellenza inglese molto probabilmente è migliore dell’eccellenza italiana, perché è una scuola più moderna nei contenuti e più agile nei metodi di apprendimento. Ma nel Regno Unito l’istruzione d’eccellenza è quella privata. Nella pubblica il livello è così basso che ogni anno si moltiplicano gli appelli e le campagne per la scolarizzazione: un bambino di 11 anni che esce …

"Niente scuola, siamo inglesi", di Caterina Soffici

Si dice che solo i treni hanno la strada segnata. Pure certi esseri umani hanno la strada segnata. I bambini inglesi, per esempio, hanno la strada più segnata di quelli italiani. Un’affermazione del genere nella culla della democrazia e della meritocrazia potrebbe sembrare un paradosso. Ma non è così. Il figlio di un idraulico di Tottenham ha meno probabilità di essere ammesso a Oxford di quante ne ha il figlio di un idraulico di Canicattì di entrare alla Bocconi. Quello della scuola inglese è un mito da sfatare: solo un certo provincialismo italico ci fa pensare che sia un modello imbattibile e da imitare. Non parliamo qui dei curricula e della didattica, ma del sistema scolastico. L’eccellenza inglese molto probabilmente è migliore dell’eccellenza italiana, perché è una scuola più moderna nei contenuti e più agile nei metodi di apprendimento. Ma nel Regno Unito l’istruzione d’eccellenza è quella privata. Nella pubblica il livello è così basso che ogni anno si moltiplicano gli appelli e le campagne per la scolarizzazione: un bambino di 11 anni che esce …

"L’insulto via web nuova arma antisemita", di Mario Pirani

Del fenomeno ce ne eravamo accorti ma senza avvertirne la pericolosità. Intendo riferirmi all’antisemitismo attraverso il Web, che ci sembrava ripercorrere sotto nuove forme il solito armamentario negazionista. Quel che era sfuggito ai più, noi compresi, era la potenza diffusiva esponenziale segnata dal passaggio dalla veste cartacea del messaggio antisemita a quella massmediatica. Il salto non è solo quantitativo, ma anche qualitativo. L’ingiuria e la calunnia contro gli ebrei negli immediati decenni postbellici avevano finito per essere considerati un atto biasimevole in sé, un gesto che i cittadini, anche i cattolici fedeli a una interpretazione veterotestamentaria, un tempo portatori dell’antica maledizione, ne avevano non solo rivisto il contenuto ideologico ma anche fatta propria la condanna formale. Persino il revisionismo fascista, ripensando al possibile percorso in fieri di una destra sociale democratica, premetteva ad ogni assunto, il respingimento dichiarato dei propri coinvolgimenti razzisti e antiebraici. La visita al Ghetto e al Gran rabbino era diventato un addentellato formale fisso per i nuovi leader della Destra nazionale. Ebbene con la scoperta e l’uso di massa del “cyberspazio” …

"L’insulto via web nuova arma antisemita", di Mario Pirani

Del fenomeno ce ne eravamo accorti ma senza avvertirne la pericolosità. Intendo riferirmi all’antisemitismo attraverso il Web, che ci sembrava ripercorrere sotto nuove forme il solito armamentario negazionista. Quel che era sfuggito ai più, noi compresi, era la potenza diffusiva esponenziale segnata dal passaggio dalla veste cartacea del messaggio antisemita a quella massmediatica. Il salto non è solo quantitativo, ma anche qualitativo. L’ingiuria e la calunnia contro gli ebrei negli immediati decenni postbellici avevano finito per essere considerati un atto biasimevole in sé, un gesto che i cittadini, anche i cattolici fedeli a una interpretazione veterotestamentaria, un tempo portatori dell’antica maledizione, ne avevano non solo rivisto il contenuto ideologico ma anche fatta propria la condanna formale. Persino il revisionismo fascista, ripensando al possibile percorso in fieri di una destra sociale democratica, premetteva ad ogni assunto, il respingimento dichiarato dei propri coinvolgimenti razzisti e antiebraici. La visita al Ghetto e al Gran rabbino era diventato un addentellato formale fisso per i nuovi leader della Destra nazionale. Ebbene con la scoperta e l’uso di massa del “cyberspazio” …

"Precari, mille euro sono un miraggio", di Flavia Amabile

Essere precari non significa soltanto non avere certezze sul futuro ma anche guadagnare molto meno nel presente. È l’Isfol a denunciarlo sottolineando che per i dipendenti a termine il salario nel 2011 è stato pari a 945 euro, appena un euro in più rispetto all’anno p’recedente e inferiore a mille euro. Rispetto al salario di un lavoratore fisso si tratta del 28% in meno: la media in quel caso è di 1313 euro al mese. La situazione non migliora molto con l’età: chi ha tra i 15 e i 24 anni guadagna 834 euro,. Ma chi ne ha tra i 35 e i 44 non porta molto di più a casa: 996 euro. Mentre quando si ha un lavoro fisso la differenza è molto più evidente: i più giovani guadagnano 926 euro ma con il passare degli anni si arriva quasi a 1500. Oltretutto «il divario risulta in crescita rispetto all’anno precedente (27,2%), come sottolinea il direttore generale dell’Isfol, Aviana Bulgarelli. I precari sono i più penalizzati, ammette l’Istituto. E questo avviene per diverse ragioni, …

"Precari, mille euro sono un miraggio", di Flavia Amabile

Essere precari non significa soltanto non avere certezze sul futuro ma anche guadagnare molto meno nel presente. È l’Isfol a denunciarlo sottolineando che per i dipendenti a termine il salario nel 2011 è stato pari a 945 euro, appena un euro in più rispetto all’anno p’recedente e inferiore a mille euro. Rispetto al salario di un lavoratore fisso si tratta del 28% in meno: la media in quel caso è di 1313 euro al mese. La situazione non migliora molto con l’età: chi ha tra i 15 e i 24 anni guadagna 834 euro,. Ma chi ne ha tra i 35 e i 44 non porta molto di più a casa: 996 euro. Mentre quando si ha un lavoro fisso la differenza è molto più evidente: i più giovani guadagnano 926 euro ma con il passare degli anni si arriva quasi a 1500. Oltretutto «il divario risulta in crescita rispetto all’anno precedente (27,2%), come sottolinea il direttore generale dell’Isfol, Aviana Bulgarelli. I precari sono i più penalizzati, ammette l’Istituto. E questo avviene per diverse ragioni, …