Mese: Settembre 2012

"Quella crisi del libro senza sconti", di Maria Galluzzo

Il mondo editoriale fa il punto sulla legge Levi: è servita davvero? «Io non vendo sconti, vendo libri». Alla fine dell’Ottocento Ulrico Hoepli, fondatore dell’omonima casa editrice, replicava così a chi gli chiedeva un occhio di riguardo sul prezzo di un volume. L’editore, che era anche libraio, conosceva in profondità il lavoro che stava dietro la nascita di un libro e il valore speciale che lo caratterizzava. Una merce non qualunque e quindi non svendibile. Un episodio rievocato ieri dall’attuale presidente della casa editrice, Giovanni Ulrico Hoepli, in occasione di un convegno organizzato alla camera dalla commissione cultura per fare un bilancio sulla legge Levi, che appunto regolamenta i prezzi dei libri, a un anno dalla sua entrata in vigore (1 settembre 2011). A discuterne sono state convocate tutte le voci degli addetti al settore – editori grandi, medi e piccoli, distributori, librai indipendenti, di catena e online – insieme ai più alti riferimenti istituzionali della materia: Lorenzo Ornaghi, ministro per i beni e le attività culturali, Paolo Peluffo, sottosegretario alla presidenza del consiglio con …

"Più candidati, un solo programma", di Cesare Damiano e Giorgio Merlo

Il Pd è un partito di governo. È il più grande partito riformista del paese e, attraverso la sua concreta esperienza, ha cambiato in profondità la geografia politica. Un’esperienza e un ruolo che possono essere determinanti con l’avvio della prossima legislatura. Lo snodo delle primarie non sarà indifferente per il futuro del partito e molto dipenderà da come esse verranno gestite, con quale profilo di governo. È noto, infatti, che il dopo Monti si giocherà prevalentemente sul versante programmatico. Ora, al di là delle ipotesi regolamentari e delle prassi procedurali, pur importanti (noi chiediamo che venga istituito l’albo degli elettori almeno una settimana prima del voto delle primarie), dovrebbe essere chiaro che il Pd non può presentarsi alle elezioni con una pluralità di progetti di governo. Un conto sono le diverse sensibilità culturali che hanno contribuito a fondare il partito e che competono legittimamente alla leadership quando si celebra il congresso nazionale. Altra cosa, radicalmente diversa, è la competizione per la guida politica del paese. In questo caso la ricetta di governo non può che …

"Più candidati, un solo programma", di Cesare Damiano e Giorgio Merlo

Il Pd è un partito di governo. È il più grande partito riformista del paese e, attraverso la sua concreta esperienza, ha cambiato in profondità la geografia politica. Un’esperienza e un ruolo che possono essere determinanti con l’avvio della prossima legislatura. Lo snodo delle primarie non sarà indifferente per il futuro del partito e molto dipenderà da come esse verranno gestite, con quale profilo di governo. È noto, infatti, che il dopo Monti si giocherà prevalentemente sul versante programmatico. Ora, al di là delle ipotesi regolamentari e delle prassi procedurali, pur importanti (noi chiediamo che venga istituito l’albo degli elettori almeno una settimana prima del voto delle primarie), dovrebbe essere chiaro che il Pd non può presentarsi alle elezioni con una pluralità di progetti di governo. Un conto sono le diverse sensibilità culturali che hanno contribuito a fondare il partito e che competono legittimamente alla leadership quando si celebra il congresso nazionale. Altra cosa, radicalmente diversa, è la competizione per la guida politica del paese. In questo caso la ricetta di governo non può che …

"“Cambiamo l’ora di religione” Profumo fa infuriare i cattolici", di Corrado Zunino

«Volevo includere, non escludere». È stupito il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, per le reazioni a effetto ritardato alla sua frase «bisogna rivedere i programmi di religione». L’ha pronunciata sabato scorso a Torino, con il solito stile colloquiale, all’inaugurazione del nuovo campus universitario Luigi Einaudi, l’ha ripetuta ieri mattina all’apertura della biblioteca del Miur, e adesso ne è pentito. L’ex rettore, il tecnico, ancora una volta non ha compreso l’ampiezza della giacca che adesso porta. Profumo ha osservato come «nelle scuole ci sono studenti che vengono da culture, religioni e Paesi diversi. Credo che debba cambiare il modo di fare scuola, che debba essere più aperto. Ci vuole una revisione dei nostri programmi in questa direzione». E insieme alla religione, che il ministro preferirebbe sostituire con una più moderna scuola delle religioni o scuola dell’etica, Profumo ha immaginato la rottamazione della geografia classica: «La scuola è più aperta e multietnica e deve sapersi correlare al mondo di oggi». D’altro canto, in molte classi italiane «metà degli studenti è straniero». In tutto il Paese la media è …

"“Cambiamo l’ora di religione” Profumo fa infuriare i cattolici", di Corrado Zunino

«Volevo includere, non escludere». È stupito il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, per le reazioni a effetto ritardato alla sua frase «bisogna rivedere i programmi di religione». L’ha pronunciata sabato scorso a Torino, con il solito stile colloquiale, all’inaugurazione del nuovo campus universitario Luigi Einaudi, l’ha ripetuta ieri mattina all’apertura della biblioteca del Miur, e adesso ne è pentito. L’ex rettore, il tecnico, ancora una volta non ha compreso l’ampiezza della giacca che adesso porta. Profumo ha osservato come «nelle scuole ci sono studenti che vengono da culture, religioni e Paesi diversi. Credo che debba cambiare il modo di fare scuola, che debba essere più aperto. Ci vuole una revisione dei nostri programmi in questa direzione». E insieme alla religione, che il ministro preferirebbe sostituire con una più moderna scuola delle religioni o scuola dell’etica, Profumo ha immaginato la rottamazione della geografia classica: «La scuola è più aperta e multietnica e deve sapersi correlare al mondo di oggi». D’altro canto, in molte classi italiane «metà degli studenti è straniero». In tutto il Paese la media è …

"Il «concorsone» non è roba per giovani", di Luciana Cimino

I neo laureati dovranno aspettare ancora. Per lo meno di finire i Tfa (Tirocinio formativo attivo, l’abilitazione). Come anticipato nei giorni scorsi il concorso per l’insegnamento nella scuola pubblica è riservato a docenti già abilitati. L’antitesi giovani/vecchi che aveva scatenato il dibattito nei giorni scorsi sembra concludersi. Alle prove possono iscriversi i precari che stanno nelle graduatorie a esaurimento (e dunque che hanno frequentato le Siss o superato i concorsi del 90 o del 99) e i laureati con il vecchio ordinamento, quindi fino all’anno accademico 2003/2004. Ei giovani? Profumo aveva manifestato più volte la necessità di “svecchiare” il corpo docente e quella di dare una opportunità ai ragazzi appena laureati. Il turno per loro però non arriverà prima del prossimo anno. Il Miur ha intenzione infatti di indire un nuovo concorso per la prossima primavera, stavolta riservato solo a coloro che avranno concluso il primo ciclo del Tfa (le cui lezioni stanno cominciando in questi giorni). PAURA Ma tra gli ammessi cresce la paura che la prima selezione (che costerà all’Erario circa un milione …

"Il «concorsone» non è roba per giovani", di Luciana Cimino

I neo laureati dovranno aspettare ancora. Per lo meno di finire i Tfa (Tirocinio formativo attivo, l’abilitazione). Come anticipato nei giorni scorsi il concorso per l’insegnamento nella scuola pubblica è riservato a docenti già abilitati. L’antitesi giovani/vecchi che aveva scatenato il dibattito nei giorni scorsi sembra concludersi. Alle prove possono iscriversi i precari che stanno nelle graduatorie a esaurimento (e dunque che hanno frequentato le Siss o superato i concorsi del 90 o del 99) e i laureati con il vecchio ordinamento, quindi fino all’anno accademico 2003/2004. Ei giovani? Profumo aveva manifestato più volte la necessità di “svecchiare” il corpo docente e quella di dare una opportunità ai ragazzi appena laureati. Il turno per loro però non arriverà prima del prossimo anno. Il Miur ha intenzione infatti di indire un nuovo concorso per la prossima primavera, stavolta riservato solo a coloro che avranno concluso il primo ciclo del Tfa (le cui lezioni stanno cominciando in questi giorni). PAURA Ma tra gli ammessi cresce la paura che la prima selezione (che costerà all’Erario circa un milione …