"Sostiene Lavitola", di Massimo Gramellini
Se questa lettera è falsa, mette spavento. Se è vera, molto di più. Fra i documenti sequestrati dalla magistratura al faccendiere Valter Lavitola spunta un appello chilometrico e accorato a Berlusconi. Il cosiddetto direttore del fu «Avanti!». Lavitola appunto, lo avrebbe scritto alla vigilia dell’ultimo Natale dal rifugio di Rio de Janeiro, prima di rientrare in Italia e consegnarsi alla giustizia. Parole in libertà, anche dalla grammatica, che raccontano gli ultimi anni di questo disgraziato Paese meglio di un trattato politico o di una gag di Cetto La Qualunque, dando corpo ai sospetti, alle angosce e alle vergogne che hanno tratteggiato il crepuscolo del regimetto silviesco. Riporterò un’antologia di brani scelti, limitandomi a qualche commento in corsivo che dedico al fustigatore dei Lavitola di ogni epoca: Totò. «Sig. Presidente, La prego di scusarmi se, con la consuetudine che lei mi ha concesso, Le scrivo con estrema chiarezza (In quel mondo di maneggi fumosi la chiarezza è una colpa da dichiarare preventivamente). Leggere che Lei mi accomunava ad un mafioso mi ha fatto molto male e …