La lista pazza delle riviste scientifiche è l’ultimo B-movie girato al ministero dell’Istruzione (e dell’Università e della Ricerca, più appropriatamente nel caso). Dopo i test casuali per il concorso per presidi, i quiz scandalo sui tirocini formativi, il ponderoso dibattito sulla bontà delle mediane dei titoli necessari per accedere al ruolo di commissario universitario, i bandi pecorecci dell’Università di Firenze, ecco le “riviste scientifiche patinate”. Un nuovo cult, un inedito nel mondo. Le riviste scientifiche danno punteggio a chi riesce a pubblicarvi sopra articoli (scientifici), concorrono a far ottenere una cattedra, aiutano a inclinare i finanziamenti verso i singoli atenei.
Dopo anni di mucchio selvaggio in cui ci si affidava – di fatto – alle “autocertificazioni” dei ricercatori e dei professori che inserivano nel grande archivio Cineca i loro lavori e alle singole valutazioni delle singole commissioni d’esame, l’Anvur, che è l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, ha provato a fare il primo censimento delle riviste. Si è affidata a una commissione esterna (28 membri, un centinaio di esperti coinvolti) e sotto la pressione del mondo accademico ha lavorato in velocità. Troppa. Dei 42 mila testi inseriti nel Cineca, lo scorso 20 settembre l’Agenzia di valutazione ha reso pubbliche le 16 mila riviste scelte (alcune replicate in diverse aree tematiche). E i risultati, subito sottolineati dalla controinformazione online (Roars), sono apparsi esilaranti.
Già, uno sente “rivista scientifica” e pensa a Science, a Nature, al Journal of medicine dove da anni futuri premi Nobel appoggiano i loro lavori per farli conoscere ad addetti ai lavori, studenti, curiosi consapevoli. Aprendo il gigantesco file prodotto dal nostro Anvur, invece, si scopre che fra quelle riviste c’è Yacht Capital, che nell’ultima copertina offre un sorridente Flavio Briatore in camicia nera e occhialini fumè per fargli raccontare “la mia estate in pole position”. Yacht Capital è inserita nell’area 8, “Ingegneria civile e architettura”, come d’altronde la rivista consanguinea Barche. Nell’area 10, “Scienze dell’antichità filologico-letterarie e storico-artistiche”, c’è Airone, un tempo settimanale turistico-ambientale che oggi si è evoluto offrendo in copertina una gnocca svestita: serve a illustrare il titolo “I misteri della sessualità femminile (orgasmo, tradimento, fantasie, coppia”). Difficile comprendere l’accostamento di Airone con le scienze dell’antichità e con le riviste scientifiche.
Nell’elenco c’è il Touring club italiano e pure Etruria oggi. Dovrebbe parlare di arte e filologia, ma stavolta dedica la copertina alle Olimpiadi di Federica Pellegrini. Ecco un settimanale che ha cessato di esistere, Diario, peraltro pluripremiato da giurie internazionali, e poi una teoria di riviste politiche. L’online Libertiamo diretto da Benedetto Della Vedova, Fli, è inserita nel ramo Scienze giuridiche. Il bimestrale Alternative per il socialismo, diretto da Fausto Bertinotti, è inserito in Scienze delle antichità. Anche qui, in area politica, alcuni periodici presi in considerazione dall’Anvur in verità sono stati chiusi.
Facile l’ironia sull’impatto culturale di Suinicoltura, “punto di riferimento imprescindibile per gli allevatori di suini, per i tecnici e per le imprese impegnate nell’indotto della filiera suinicola nazionale”. Difficile spiegare la quantità di riviste confessionali presenti nel file: Evangelizzare del clero italiano, la Vita cattolica dell’arcidiocesi di Udine, Insegnare religione per docenti del ciclo scolastico, Animazione sociale del Gruppo Abele, L’aldilà (dedicata a Santa Zita). Poi ci sono alcuni quotidiani, e qui il mistero si fa fitto: Il Sole 24 ore, Il Mattino di Padova. C’è, ed è considerata scienza, la rivista dei presidi, Autonomia e dirigenza, così il trimestrale del municipio di Livorno, Comune notizie. Nell’area filosofica è stata inserita Ingegneria sismica mentre riconosciute riviste di filosofia sono state considerate scientifiche in tutti i campi universitari fuorché in quello filosofico.
Professori e ricercatori, indignati dal florilegio ministeriale, attaccano: “Svergogniamo gli accademici da quattro soldi che si nascondono dietro le segnalazioni di queste riviste”. Uno degli accademici, Andrea Graziosi, tra gli esperti chiamati dall’Anvur (per 3 mila euro lordi) a definire che cosa è rivista di ricerca e cosa no, si è difeso così: “Sono orgoglioso di questo lavoro, siamo partiti dagli inferi. Da anni troppi professori pubblicano qualsiasi cosa e lo mettono nell’archivio Cineca, li abbiamo fermati. Abbiamo scartato riviste spazzatura, l’Anvur andrebbe premiata per aver portato questo enorme scandalo alla luce”.
Il ministro Francesco Profumo ha la questione “riviste pazze” in bella vista sulla scrivania e ha già chiesto al presidente dell’Anvur un rapido cambio di rotta: “Ci vogliono regole precise per far sì che il sistema diventi virtuoso, pubblicare su riviste di nessuna rilevanza e nessuna attinenza deve dare all’autore un punteggio uguale a zero”, è il concetto passato a Stefano Fantoni. Sì, Fantoni, il presidente dell’Anvur, un fisico. È in difficoltà: “Stiamo lavorando sulla questione proprio in queste ore”, dice. “Gli errori materiali in realtà sono pochi. Abbiamo tolto dalla lista i quotidiani, per il resto le riviste indicate resteranno tutte, le hanno volute mettere i nostri esperti”. Yacht capital? “Per gli architetti che si occupano di barche è un riferimento. Su alcuni titoli anch’io sono perplesso, ma la nostra commissione è fatta di personalità insigni”. D’altro canto, dice, “è il primo lavoro del genere in Italia, le pubblicazioni sono un diluvio e i docenti e i ricercatori universitari dovrebbero smetterla di pubblicare i loro scritti su riviste fuori misura e fuori standard. Assicuro, non abbiamo ceduto ad alcuna pressione editoriale, né politica né ecclesiastica”.
La Repubblica 27.09.12