Napolitano insiste sull’anti- corruzione. Bersani e Casini danno il pieno via libera al voto di fiducia lasciando il testo così com’è. Per approvarlo subito al Senato e dare un segnale al Paese. Il finiano Granata annuncia uno sciopero della fame a staffetta. Il Pdl si divide. Voci isolate definiscono necessaria la legge, ma i capi, da Cicchitto a Gasparri, insistono comunque sugli emendamenti. Il Guardasigilli Severino è perentoria, alla sua «piramide» delle pene non intende togliere «mattoni preziosi», boccerà proposte di modifica che dovessero suonare come «di sottrazione e di soppressione».
Oggi, alle 18, scade nelle commissioni riunite del Senato Affari costituzionali e Giustizia, il termine per gli emendamenti. Il Pdl li presenterà, «nessuno può impedirmelo » dichiara stizzito il presidente della Giustizia Berselli. Il Pd potrebbe non farlo. Ma tutto lascia presagire che, alla fine, per chiudere un’intesa, qualche modifica ci sarà in modo da incassare il voto sicuro del Pdl. Sul governo pesa il controllo vigile delle magistrature. Ecco il presidente della Corte dei Conti Giampaolino affermare: «Il denaro pubblico va maneggiato con cura, chi lo usa ne deve rendere conto». Dura la chiosa di Rodolfo M. Sabelli, al vertice dell’Anm: «Ci vuole uno scatto d’orgoglio, di coraggio, di dignità. Serve un intervento forte».
Il Pdl ormai si ritrova isolato. Le parole di Napolitano, a fine mattinata,
inchiodano governo e maggioranza alle sue responsabilità. Dice il presidente, giunto ormai al suo quarto richiamo: «È l’Europa a chiederci un grosso impegno di lotta contro la corruzione ». Racconta che il segretario generale dell’Ocse gli «ha messo bene in evidenza» come nella curva statistica del fenomeno «siamo messi molto male», l’Italia «deve superare una condizione di inferiorità rispetto a molti Paesi europei». Numeri ormai tristemente noti. Che scuotono Pd e Udc, ma lasciano indifferente il Pdl. Il segretario Alfano, pur giornalisticamente sollecitato, tace. Il primo ddl è suo, i berlusconiani non fanno che ricordarlo, ma il partito parla di modifiche, non di un voto ad horas. Per di più Cicchitto insiste nel voler mettere le intercettazioni nel calendario della Camera di ottobre. Gasparri conferma gli emendamenti soppressivi sul traffico di influenze. Suonano flebili le voci di chi, come Frattini, Bertolini, Vitali, vogliono comunque un sì alla legge.
La vera svolta matura tra Pd e Udc. Bersani e Casini si rincorrono nel chiedere al governo il voto di fiducia. «Con quella apparirà chiaro chi contrasta la legge» dice il leader centrista. «Altro che articolo 18» esplode Bersani, è sull’anti- corruzione che la fiducia è necessaria perché «è indecoroso e inaccettabile che in una situazione talmente disastrosa nel rapporto tra istituzioni e politica s’impedisca il voto sull’anti-corruzione ». Orlando e Finocchiaro dicono altrettanto. Ma ancora ieri sera una possibile mediazione non era visibile. Un segnale potrebbe arrivare oggi qualora il Pd decida, magari seguito dall’Udc, di non presentare emendamenti.
La Repubblica 27.09.12