I manifesti con cui è stata incartata la città («Questa gente la mando a casa io. Ora Pulizia»). Gigantografie per lo più affisse in modo abusivo (come denunciato dai radicali) e pagate dalla sua fondazione “Città Nuove”, i cui bilanci, donatori, disponibilità, sono un altro di quei segreti ben custoditi alla voce “finanziamento della politica”. Il messaggio veicolato dagli avventurosi spin doctors della ex governatrice suona così: «Non sono complice ma vittima di un consiglio abitato da codardi, malfattori, ipocriti, avvelenato da una faida interna al Pdl, che ha manomesso le casse della Regione e abusato di denaro pubblico a mia insaputa. Fino a quando non ho smascherato questa vergogna». È un paradigma della manipolazione che abbiamo imparato a conoscere in questi anni e in cui non si ravvisa, se solo lo si sottopone alla prova dei fatti, un solo
elemento di verità. Vediamo.
1. «NON MI OCCUPAVO DEI FONDI»
Dice la Polverini: «La Giunta ha solo stanziato 35 milioni per il finanziamento del Consiglio. E comunque ho chiesto più volte al Presidente dell’Assemblea regionale Mario Abbruzzese che avviasse una spending review. Gli ho inviato
lettere molto dure».
Almeno sette circostanze documentali svelano l’inconsistenza di questo argomento che vorrebbe la governatrice dispensatrice passiva e politicamente inerme di denaro pubblico.
Tra il 2010 e il 2011, l’ufficio di Presidenza del Consiglio regionale corregge infatti, con cinque successive delibere, le iniziali dotazioni di bilancio (1 milione) destinate al finanziamento dei gruppi gonfiandole prima di 5 milioni e 400 mila euro, quindi di 3, ancora di 3 e infine di 2 milioni e 700 mila. Sono provvedimenti presi con il voto unanime dell’ufficio di Presidenza in cui siedono i rappresentanti di maggioranza e opposizione. Dunque, anche con il voto della “Lista Polverini”, di cui la governatrice, per altro, è consigliere eletto. Ma non basta. Quelle delibere, per ottenere ciò che chiedono, devono necessariamente passare per uno stanziamento di denaro da parte della giunta. Che infatti arriva nel 2011. Anche qui, con due delibere (febbraio e dicembre 2011) firmate da Luca Fegatelli, direttore del Dipartimento istituzionale e territorio, ufficio alle dirette dipendenze della Polverini. Ora, se la Polverini dice il vero, dobbiamo immaginare un Abruzzese frenato da quelle “dure lettere” in cui gli si chiede di chiudere i cordoni della borsa. Peccato che, nell’anno in corso – 2012 – non solo la dotazione dei fondi ai gruppi non venga ridotta, ma, al contrario, cresca ancora. Con il placet della Giunta e della Lista Polverini che, come candidamente ammette il suo capogruppo Mario Brozzi, al luglio scorso, si è già visto accreditare 2 milioni e 200 mila euro.
2. «IGNORAVO COME IL PDL SPENDESSE I SOLDI»
Risponde sarcastica la Polverini a chi le chiede come facesse a ignorare come spendesse il denaro pubblico quell’allegra combriccola del Pdl che si ritrovava alla Pisana: «Ragazzi, ragazzi, dovete studiare. Non è compito né mio, né della Giunta sapere come quei fondi venivano spesi».
Vittima della sua foga assertiva, la Polverini inciampa in un argomento logico, prima ancora che in un’obiezione fattuale. Se non sapeva, se non era suo compito non diciamo controllare, ma almeno informarsi, non si capisce allora perché avesse scritto quelle «dure lettere» ad Abruzzese. Ma, soprattutto, non si capisce perché abbia memoria solo delle lettere che ha spedito e non di quelle che ha ricevuto. Come quella del 18 luglio scorso a firma Franco Fiorito (ora
agli atti dell’inchiesta della Procura). Una paginetta senza perifrasi cui l’ex governatrice non diede mai risposta e in cui si legge: «Sollecitato da alcuni zelanti colleghi ho proceduto ad una serie di controlli su documenti giustificativi delle spese effettuate per il mantenimento del rapporto con gli elettori. Trovando una situazione assolutamente insostenibile, con assenza totale di documenti in alcuni casi e con giustificazioni, diciamo così, da approfondire, eccessivamente generiche e prive di riscontri effettivi (…) Come certo concorderà, è impossibile tollerare. E per questo, per i casi più evidenti, attendo risposta, in assenza della quale agirò, ove necessario, a mia e nostra tutela, secondo quanto previsto dalla legge».
3. «NOI SIAMO TRASPARENTI»
Ripete da 14 giorni l’ex governatrice che lei «non ha nulla da nascondere». Che i finanziamenti della sua lista sono trasparenti come acqua di fonte.
Lunedì 17 settembre, quando la tempesta perfetta sta per inghiottire la Pisana, uscendo a passo svelto da casa, ammansisce chi prova a farle delle domande con l’annuncio che, di lì «a due ore» i conti della sua lista saranno on-line. A disposizione dei cittadini. Le 2 ore diventano 7 giorni e solo domenica scorsa appaiono 3 file sul sito del Gruppo. Alcune voci appaiono incongrue, come, per dirne alcune, i costi sostenuti per i manifesti (886 mila euro), quello per «pasti in ristoranti e bar» (poco meno di 200 mila euro). È ancora Brozzi a rassicurare che «è tutto in regola». Che «non c’è una sola spesa ingiustificata o ingiustificabile ». Affermazioni a cui ieri, l’Espresso, con un documentato servizio sul suo sito, fa le bucce. Per scoprire che anche quella mossa di apparente trasparenza è solo «un’ultima furbata». «Quanto pubblicato on-line dalla Polverini documenta solo la metà delle spese sostenute dalla lista nel 2011». E anche in quel modesto scatafascio c’è di che interrogarsi. Per dirne un paio, fondi destinati a bocciofile con sede a Novi Sad e contributi al consigliere Pdl Andrea Bernaudo, quello cui Fiorito pagava le ostriche con soldi nostri.
La Repubblica 26.09.12
Pubblicato il 26 Settembre 2012