"Il sindaco scomodo", di Manuela Modica
Una vita d’intimidazioni quella del sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini. L’ultima è di venerdì notte. Questa volta è un barcone che va a fuoco, uno di quelli che ha trasportato un po’ miracolosamente i migranti sulle coste italiane di Lampedusa. Non solo, uno di quelli dati in dono dalla Prefettura alla associazione culturale Askavuza, destinati alla realizzazione del museo dell’immigrazione. Un barcone simbolico, quindi, accompagnato da volantini eloquenti: «No ai clandestini liberi per l’isola u capisti? Alla prossima gruppo armato Lampedusa Libera». E di eloquente c’è soprattutto quell’interrogativo: «U capisti?» (l’hai capito?). Diretto a una persona specifica: il sindaco. Quella Nicolini i cui incendi improvvisi punteggiano il ritmo della sua attività politica, del suo impegno civico: l’officina del padre, il casotto di Legambiente di cui era direttrice, prima la jeep e poi il pulmino del marito. Un lungo curriculum di intimidazioni che vanno di pari passo con le lotte ambientaliste, ma non solo. E che però, visti i risultati, farebbe pensare che questa strana cinquantenne, sindaco da pochi mesi ma già vicesindaco ad appena 23 …