"Il peso dei fondi Usa nel Lingotto", di Massimo Giannini
“LA FIAT resterà in Italia” è una promessa scritta sull’acqua. Solo un governo che non vuole sentire e un sindacato che non vuole vedere possono credere all’impegno generico assunto da Sergio Marchionne a Palazzo Chigi. Il “Lingotto americano” è già oggi una realtà. E lo sarà sempre di più nei prossimi mesi. Per capirlo, non serve un’esegesi maliziosa delle parole pensate e scritte nel comunicato di sabato scorso. «Fiat vuole riorientare il modello di business in una logica che privilegi le esportazioni, in particolare extra-europee »: questo passaggio dice già molto. Ma non dice ancora tutto. Il resto che c’è da sapere, e che conferma il graduale ma ineluttabile abbandono delle radici italiane del gruppo, lo dicono i fatti di questi ultime settimane, e soprattutto i numeri dei prossimi mesi. Tra i fatti, ce n’è uno che testimonia concretamente, e per certi versi anche simbolicamente, il processo di “americanizzazione” di quella che fu la grande Fabbrica Italiana di Automobili. Un fatto che è passato inosservato, ma che non è sfuggito alla Consob, dove le vicende …