Matteo Renzi lancia la proposta di ridurre di 100 euro al mese le tasse dei lavoratori dipendenti che ne guadagnano meno di 2000 netti, ma a tenere banco nel confronto per le primarie è ancora la polemica sull’opportunità o meno di creare un albo degli elettori. Roberto Reggi è convinto che questo strumento sia stato pensato appositamente per «fregare» il sindaco di Firenze, e se dal comitato Bersani spiegano che si tratterebbe di un filtro per evitare incursioni di elettori di centrodestra che falsino il risultato delle primarie, il coordinatore della campagna di Renzi dice che solo «formalmente» questo è l’obiettivo e che comunque è lecito «per uno che ha votato centrodestra una volta o anche dieci partecipare». Dice Reggi, riferendosi all’ipotesi di registrare i dati di chi andrà ai gazebo e di far firmare una liberatoria per la privacy, che mettere «una barriera all’ingresso» sarebbe un colpo alla partecipazione e che un’eventuale pubblicazione dei nomi sarebbe «una pratica discriminante»: «Così si impedisce a quelli che non fanno parte di un partito di andare a votare, ci sono professionisti che non vogliono essere catalogati nel centrosinistra perché temono di perdere tutti i clienti che votano dall’altra parte».
Chi per conto dei comitati Bersani sta mantenendo il dialogo sulle regole con il fronte renziano ricorda che anche per le precedenti primarie (2005 e 2007) gli elettori dovevano comunicare i propri dati e mostrare un documento, prima di ricevere la scheda su cui votare. Per non parlare dell’albo a cui è necessario registrarsi preventivamente per partecipare alle primarie degli Stati Uniti o della Francia. «Faccio presente a Reggi che ci accingiamo a cambiare lo statuto del partito per consentire a Renzi di candidarsi – dice Davide Zoggia, membro della segreteria Pd – e vorrei ricordare poi che, come dimostrano la storia e la pratica delle primarie in America e in Francia, la registrazione dei votanti da nessuno viene intesa come ostacolo o imbroglio. Né Obama né Romney si sognerebbero mai di criticare l’albo degli elettori».
NORME ANTI-INFILTRAZIONI
Ma è lo stesso Bersani, parlando alla scuola di politica del Pd a Cortona, a respingere al mittente l’accusa di voler imporre regole che sanno di «schedatura da regime comunista», come Reggi ha detto nell’intervista a l’Unità. «Sono stalinista se dico che non voglio trovarmi Batman a votare alle primarie con qualche decina di migliaia di sue preferenze?», dice il leader del Pd facendo riferimento all’ex capogruppo del Pdl alla Regione Lazio Franco Fiorito. «La regola delle primarie sarà “no Batman” e qualche decina di migliaia di preferenze che ha preso. Voglio alcuni principi per la ditta».
Bersani le primarie le vuole fare, e senza rete, scontrandosi per questo con Rosy Bindi – che è contraria a modificare lo Statuto per permettere a Renzi di partecipare, mentre dopo un lungo colloquio col leader Pd sembra aver rinunciato all’idea di correre in prima persona – attirandosi addosso le critiche di Beppe Fioroni («io vorrei vincere, molti cercano solo buon risultato alle primarie per sé, Vendola esclude l’alleanza con Casini mentre Bersani dice che il Pd deve allearsi con l’Udc, questa è una situazione insopportabile e Bersani non può far il pesce in barile, serve un chiarimento»), suscitando la preoccupazione di Walter Veltroni («il rischio di farsi del male da soli è molto forte») e creando non pochi malumori nella componente che fa capo a Dario Franceschini e Piero Fassino (favorevole a un albo a cui registrarsi preventivamente e contraria a ingaggiare il Pd nella sfida delle primarie prima ancora che si sappia con che tipo di legge elettorale si andrà a votare).
Perplessità, critiche, timori a cui Bersani risponde chiedendo più «coraggio»: «So benissimo che ci accolliamo dei rischi, ma faremo questa esperienza e diremo al Paese “noi abbiamo fatto così, cosa fanno gli altri per la buona politica?”. Senza metterci in gioco non possiamo comunicare niente». E poi, con chiaro riferimento a Renzi (che sarà votato anche dal responsabile Progetti culturali del Pd Domenico Petrolo, primo a rompere su questo il silenzio del Nazareno): «Per rinnovare non c’è bisogno di rottamare. Si può rinnovare senza sradicare, si rottamano le macchine non le persone e la storia».
RIDUZIONE DELLE TASSE E ALLEANZE
Il sindaco di Firenze, che a una settimana dall’uscita di Verona in camper ha incassato 20 mila euro di donazioni on line, sa però che non può giocare soltanto la carta del rinnovamento, e lancia la proposta di ridurre di 100 euro al mese le tasse per i lavoratori dipendenti che ne guadagnano meno di 2 mila netti. Un intervento che può essere finanziato, spiega Renzi sul suo sito web, riducendo del 10% della spesa pubblica «intermediata», pari a 215 miliardi, composta da spesa per acquisto di beni e servizi della pubblica amministrazione (+135% in 30 anni), investimenti (40% più della Ger- mania tra 2000 e 2012) e incentivi alle imprese (40 miliardi all’anno). «Noi chiediamo un confronto sui problemi reali, che non riguardano eventuali accordi con Casini, Vendola o Di Pietro, ma la diminuzione del potere d’acquisto».
Ma neanche Bersani vuole impegnarsi in una discussione sulle alleanze. E a Di Pietro, che dalla festa Idv fa sapere di essere disposto a «qualche passo indietro» pur di dar vita a una coalizione col Pd, il segretario democratico risponde: «Di passi indietro di Di Pietro ne ho visti molti, nell’ultimo anno fin troppi, quasi non si è più fatto vedere all’orizzonte».
L’Unità 22.09.12