Anti-corruzione in dirittura d’arrivo… sul binario morto. Anche se il vice presidente del Csm Michele Vietti dice che «va approvata subito, come ha raccomandato Napolitano». Invece al Senato, come già a Montecitorio, la maggioranza si lacera. Il leghista Roberto Calderoli preconizza che «non andrà da nessuna parte» e vede più facile perfino il cammino della riforma elettorale. Pdl e Pd «non potrebbero essere più lontani di così», come fotografa il Pd Felice Casson uscendo dalle commissioni Affari costituzionali e Giustizia.
Nonostante gli annunci del premier Mario Monti e del Guardasigilli Paola Severino di appena una settimana fa — «l’anticorruzione è una priorità» — al primo vaglio importante esplodono i contrasti. Il Pdl, con il presidente della commissione Giustizia Filippo Berselli, vuole togliere il traffico d’influenze illecite, il Pd è contrario, Severino pure. Il Pd riparla di necessario ricorso alla fiducia (Silvia Della Monica) e il ministro della Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi non la esclude. La capogruppo Pd Anna Finocchiaro punta i piedi: «Si voti il ddl com’è uscito dalla Camera».
A palazzo Madama si snoda una giornata molto difficile. Che fa dire a Severino: «Ho più volte ribadito che agli atteggiamenti puramente critici sull’asserita genericità delle fattispecie penali dovessero seguire suggerimenti per una loro migliore delimitazione.
Ma finora, nonostante le mie sollecitazioni in particolare sul traffico di influenze, nessuno l’ha fatto. Credo che le conclusioni ognuno possa trarle da solo». Il ministro della Giustizia parla dei mal di pancia del Pdl, ripropone la sua apertura alle modifiche, ma a patto che migliorino il testo votato alla Camera a metà giugno e non certo cancellino reati per lei fondamentali nella famosa «piramide dell’anti-corruzione».
Il Pdl fa l’opposto. Berselli fissa per giovedi 27 settembre il termine per gli emendamenti e annuncia il suo no al traffico d’influenze «perché il governo avrebbe dovuto prima presentare una legge sulle lobby». Pare l’annuncio della rottura, anche se c’è chi, alla Camera, ritiene che il momento della mediazione politica debba ancora arrivare. Enrico Costa butta lì un laconico «staremo a vedere». Il falco Luigi Vitali plaude alla demolizione. Il capogruppo Fabrizio Cicchitto ricorda che a Montecitorio «la mediazione non ci fu per via della fiducia » e ora al Senato «riemergono le questioni».
A questo punto si scatena lo stato maggiore del Pd. Finocchiaro: «Sarebbe grave svuotare e peggiorare un testo che era un punto d’equilibrio». Andrea Orlando: «Intervenga Severino e si faccia garante». Della Monica: «L’asse Pdl-Lega riporterà il ddl alla versione del Senato». Donatella Ferranti: «Sarebbe una schizofrenia, va approvato senza se e senza ma». Casson: «Inserirò il conflitto d’interessi». Anche Luigi li Gotti (Idv) vuole modifiche importanti sui nuovi reati, ma vuole che il ddl diventi alla fine legge.
La Repubblica 19.09.12
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