Giorno: 18 Settembre 2012

"Primo, vedere le carte in mano al Lingotto", di Massimo D'Antoni

Ora che Fiat ha palesato l’intenzione di non tener fede ai programmi di investimento, e si fa strada addirittura il timore di un abbandono dell’Italia da parte dell’impresa manifatturiera nazionale per eccellenza, le reazioni prevalenti dosano in varie combinazioni indignazione e preoccupazione. Indignazione carica di conferme per coloro che possono rivendicare di aver indovinato le intenzioni di Sergio Marchionne fin dall’inizio, a partire da quel grave indizio che fu la mancata presentazione di un piano di investimenti; indignazione mista a imbarazzo per chi con troppa fretta ha concesso credito alle promesse fatte e si sente ora tradito nella propria fiducia. L’indignazione è comprensibile e giustificata: nonostante le note dichiarazioni di Marchionne, la Fiat ha un debito storico verso l’Italia, che va oltre i contributi a fondo perduto (ora cessati ma copiosi in passato), e chiama in causa la politica dei trasporti (sarà un caso se l’Italia ha avuto per lungo tempo la più estesa rete di autostrade mentre ha sviluppato in modo limitato la rotaia?) o le tornate di incentivi alla rottamazione, a vantaggio di …

Cinecittà: Commissione Cultura, fermare iniziative della proprietà e fare chiarezza

“Fermare ogni azione e fare chiarezza sullo stato di Cinecittà. – lo chiede Manuela Ghizzoni, presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati, a nome della Commissione che si è recata in missione a Cinecittà con una delegazione composta dalla stessa presidente Ghizzoni, da Emerenzio Barbieri (PdL), Gabriella Carlucci (UdC), Maria Coscia (Pd), Paola Goisis (LN), Pierfelice Zazzera (IdV). Siamo rammaricati che la vicepresidenza degli Studios non ci abbia permesso di visitare il sito poiché ne ha impedito l’ingresso insieme ai lavoratori. Prima che il presidente Abete proceda nello sviluppo del piano industriale è necessario che, durante la sua audizione della prossima settimana, venga chiarito il bilancio e lo stato economico e produttivo di Cinecittà Studios, che si indaghi sugli interessi degli investitori coinvolti e che venga esposta il progetto industriale per verificarne la rispondenza alla finalità d’uso originario del sito. Anche il Ministero sarà chiamato a fare la sua parte in merito ad una società di cui è proprietario per il 20%. La Commissione – spiegano – ha presentato due risoluzioni per impegnare il …

"Più di un giovane su tre non fa il lavoro che voleva", di Enrico Marro

Tra i principali Paesi europei, l’Italia è la più arretrata nell’affiancare scuola e lavoro. Solo il 10% dei giovani associa allo studio una qualche esperienza lavorativa, contro il 60% della Danimarca e il 50% di Germania e Regno Unito. E uno su 3 ha occupazioni inferiori al proprio livello di istruzione. Fondamentale per la crescita dell’economia è «il capitale umano», come dicono quelli che vogliono fare bella figura. L’americano Gary Becker, dimostrandolo con i suoi studi, ci ha vinto il premio Nobel per l’economia nel 1992. Ma il concetto è comprensibile a chiunque: più è alto il livello di istruzione e formazione dei lavoratori più ciò andrà a vantaggio del sistema produttivo, a patto di utilizzarlo. Bene, da noi il capitale umano non è né elevato né ben impiegato. Una costante nella storia d’Italia, che spiega non poco della perdita di competitività del 20% negli ultimi dieci anni rispetto alle altre economie dell’area euro. Lo sottolinea il Rapporto sul mercato del lavoro che verrà presentato oggi al Cnel, Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, presieduto …

"Più di un giovane su tre non fa il lavoro che voleva", di Enrico Marro

Tra i principali Paesi europei, l’Italia è la più arretrata nell’affiancare scuola e lavoro. Solo il 10% dei giovani associa allo studio una qualche esperienza lavorativa, contro il 60% della Danimarca e il 50% di Germania e Regno Unito. E uno su 3 ha occupazioni inferiori al proprio livello di istruzione. Fondamentale per la crescita dell’economia è «il capitale umano», come dicono quelli che vogliono fare bella figura. L’americano Gary Becker, dimostrandolo con i suoi studi, ci ha vinto il premio Nobel per l’economia nel 1992. Ma il concetto è comprensibile a chiunque: più è alto il livello di istruzione e formazione dei lavoratori più ciò andrà a vantaggio del sistema produttivo, a patto di utilizzarlo. Bene, da noi il capitale umano non è né elevato né ben impiegato. Una costante nella storia d’Italia, che spiega non poco della perdita di competitività del 20% negli ultimi dieci anni rispetto alle altre economie dell’area euro. Lo sottolinea il Rapporto sul mercato del lavoro che verrà presentato oggi al Cnel, Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, presieduto …

"Autonomia? No, lungo parcheggio", di Giovanni Scancarello

In Italia più che la scuola dell’autonomia sta riuscendo il suo esatto contrario, la scuola parcheggio. É quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Ocse «Education at a Glance 2012». In primo luogo, gli studenti italiani passano a scuola più tempo dei loro colleghi stranieri e il tentativo del ministro Francesco Profumo di accorciare di un anno il percorso scolastico è solo l’ultimo di una lunga serie di sfumati progetti di legge. Quando alla durata del tempo scuola (anche dopo le riduzioni orarie della riforma Gelmini) si aggiunge il centralismo del sistema scolastico registrato dall’Ocse, soprattutto in fatto di trasferimento dei fondi, allora è chiaro come esista un problema di identità dell’autonomia scolastica. La scuola italiana si piazza al sesto posto della classifica del tempo scuola più lungo. In proposito va detto che per l’Italia la lunga scolarizzazione di massa, a partire dalla scuola dell’infanzia, ha assecondato la trasformazione della società e della struttura organizzativa della famiglia, la quale ha cercato sempre di più nella scuola anche una sponda assistenziale ed educativa. Ma adesso che la scuola ha …

"Autonomia? No, lungo parcheggio", di Giovanni Scancarello

In Italia più che la scuola dell’autonomia sta riuscendo il suo esatto contrario, la scuola parcheggio. É quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Ocse «Education at a Glance 2012». In primo luogo, gli studenti italiani passano a scuola più tempo dei loro colleghi stranieri e il tentativo del ministro Francesco Profumo di accorciare di un anno il percorso scolastico è solo l’ultimo di una lunga serie di sfumati progetti di legge. Quando alla durata del tempo scuola (anche dopo le riduzioni orarie della riforma Gelmini) si aggiunge il centralismo del sistema scolastico registrato dall’Ocse, soprattutto in fatto di trasferimento dei fondi, allora è chiaro come esista un problema di identità dell’autonomia scolastica. La scuola italiana si piazza al sesto posto della classifica del tempo scuola più lungo. In proposito va detto che per l’Italia la lunga scolarizzazione di massa, a partire dalla scuola dell’infanzia, ha assecondato la trasformazione della società e della struttura organizzativa della famiglia, la quale ha cercato sempre di più nella scuola anche una sponda assistenziale ed educativa. Ma adesso che la scuola ha …

"Se la classe è numerosa, a rischio sicurezza di allievi e docenti", di Pippo Frisone

Dallo scorso anno poco è cambiato. Il Piano generale di edilizia scolastica, previsto dallo stesso decreto 81/09, con l’individuazione delle scuole alle quali estendere il meccanismo dei nuovi limiti massimi degli alunni per classe, è rimasto ancora un annuncio, cui ha fatto seguito qualche timido elenco regionale, subito rientrato nell’ombra. Dopo la deroga per il 2009/10 sulla formazione delle classi ancora coi vecchi parametri, prima il Tar del Lazio, con sentenza n.552/11 e successivamente il Consiglio di Stato che accoglieva per la prima volta una class-action intentata dal Codacons contro una pubblica Amministrazione, davano torto all’ ex ministro Gelmini. L’aumento del numero degli alunni per classe, rientrava nel piano di “razionalizzazione” (alias tagli) del nostro sistema scolastico , deciso con la L.133/08 dal duo Tremonti-Gelmini. A quell’aumento doveva seguire un vero e proprio piano generale sull’edilizia scolastica. A parte un intervento straordinario deliberato dal CIPE nel 2012 a favore dell’edilizia scolastica nel meridione, nulla di programmatico in materia ha visto la luce. Ora quell’aumento senza un intervento di programmazione dell’edilizia scolastica diventava un rischio e …