attualità, politica italiana

"Il vestito nuovo di Renata", di Filippo Ceccarelli

OH Polverini vestita di nuovo… Si perdoni qui l’approccio frivolo, ma tutto lascia immaginare che prima della commediaccia strappa core la signora abbia riservato molta attenzione al suo costume di scena. E infatti durante la replica, allestita sotto il livido neon della Pisana per riscattare un certo andazzo di buffoni e ladroni, la presidente ha chiarito: «Questo abito l’ho pagato 200 euro e me lo so’ pagata da sola».
Per il resto non si ha idea di quante altre ragguardevoli e reboanti confidenze – dal dimagrimento alle «ciabatte» da mare, fino all’identificazione granguignolesca tra i tumori «estirpati dalla mia gola e quelli da estirpare in quest’aula» – Polverini, con il suo elegante abito smanicato bianco sur créme, ha offerto al pubblico vanamente eccitatissimo dei giornalisti e al popolo degli staff consiliari, per lo più composto dalle due specie antropologiche dei «gattoni» brizzolati post- democristoidi e delle bionde «trampoliere» di ascendenza tardo- berlusconiana.
Tutti avevano raggiunto questo luogo lontanissimo nel silenzio della campagna romana costeggiando ruderi, canneti, autospurghi, venditori di ricotta e fermate dell’autobus gremite di seminaristi africani. Ora curiosi, cronisti e portaborse sono tutti lì accaldati a godersi l’irascibile, sdegnoso e cinereo show a lieto fine della presidente e dei consiglieri a rischio di auto-scioglimento dietro l’immane vetro d’acquario che gli architetti della Pisana, Dio li perdoni, hanno innalzato inconsapevole monumento alla Separatezza.
Paradosso dei paradossi, per cavarsi dai guai Polverini deve icona mediatica ad alto tasso d’intimismo accorato e spettacolare. O meglio, le è in qualche modo richiesto di diventarlo ancora di più di quanto lo sia gia. Dopo aver imboccato Bossi, invitato a pranzo l’imitatrice («A’ bellaaa!»), cantato “Bella ciao” alla radio e al limite anche dopo essersi imbarcata sull’elicottero per raggiungere Rieti, «cuore piccante d’Italia», o sul catamarano dei «Tevere Rangers», pensa tu, con controversa battutina sui tunisini che in quei giorni arrivavano a Lampedusa.
Anche se tre mesi orsono si è fatta addirittura una corsetta insieme ai bersaglieri, cappello piumato in testa e fanfara di sottofondo, più che «la Bersagliere» di qualche Pane e amore il modello cinematografico più adatto per esprimere il sentimento di collera e disprezzo nei riguardi dei furfanti del suo partito, pur con tutte le riserve del caso sembra quello di Anna Magnani ne L’onorevole Angelina (1947). Ma i tempi odierni sono più crudeli, reclamando agli interpreti e ai loro assistenti un’incessante sorveglianza, e così quando ieri la presidente, uscita nei corridoi per incontrare i media, ha visto innanzi a sé il muro di telecamere, leggermente in ritardo s’è accorta di avere in bocca la gomma americana, e allora s’è girata e
oplà, subito c’era chi l’ha fatta professionalmente sparire.
La gomma, ovviamente, non la presidente. E allora Polverini è tornata ad essere quel consueto prodigio di spontaneità, di comunicativa e perfino di simpatia che dalla poltrona di un trascurabile sindacatino post-missino, attraverso i talk show, l’hanno condotta trionfalmente alla guida di una regione per tanti versi cruciale.
Ora, che lei ignorasse l’andazzo dei Batman e di tutti quegli altri cuoricini del Pdl pare abbastanza improbabile. Ma rispetto a una storiaccia di ladri e quattrini e ristoranti «Pinzimonio» e «Pepenero » tirare giù l’alluvione di Firenze e il naufragio della Costa-Concordia suonava ieri piuttosto irreale. Ma il drammone evidentemente lo richiedeva, così come ipertrofia dell’ego, l’esplosione di «io», «io», «io», «me», «me» e anche «la sottoscritta», che ha portato la presidente ad abbandonare qualsiasi remora e anche forse le ragioni della necessaria compostezza per lasciare spazio a quelle del cuore, come nel grande teatraccio romanesco.
Intanto, nei corridoi della regione, Storace faceva il ganascino a due mani alla giornalista di «Piazzapulita», e si parlava di bottiglie, di cravatte, di servizi fotografici, mentre il consigliere De Romanis era incalzato sui costosi preventivi delle feste in costume da antichi romani, che poi non si sono fatte, «solo una manifestazioni per bambini al Circo Massimo », e lui stava sul «palchetto».
In aula d’altra parte si sprecavano le promesse di automoralizzazione, e in questo senso la palma spetta alla consigliera Pdl Colosimo che con voce quasi rotta ha annunciato: «Ci muniremo di un commercialista». Dietro il vetro della lontananza tutto sembrava abbastanza onirico, come negli albi di Alan Ford disegnati da Magnus&Bunker. Poi, dopo essersi cosparsa il capo di cenere, Polverini ha mutato magistralmente registro lasciando intravedere la fine della brutta avventura: «Rilanciare la politica sana», «siamo sulla buona strada», «può partire una nuova stagione», «la sfida che ci attende».
E l’abito bianco della presidente finiva per confondersi con quello rosso fuego del suo apoteotico compleanno all’«Open Colonna», 250 invitati, giunta prefetto questore ministri e Califano al microfono, installazioni di palloncini e i raggi di luce che nella notte proiettavano «50», gli anni della governatrice, fin sopra i pini dei giardini davanti al Quirinale.
La Repubblica 18.09.12
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“Er Batman e quella villa al Circeo pagata 800mila euro in contanti”, di Carlo Bonini
C’è un angolo di Paradiso dove quel diavolo di Fiorito, er Batman, aveva fatto il nido. Perché così raccontano ora, con il timore che si deve a un boss, in quel di Anagni, dove il “miracolo ciociaro” del nostro è cominciato. Ma, soprattutto, perché così documentano il catasto e la conservatoria di Latina. È una villa di 8 vani nel cuore del Parco del Circeo, aggrappata al promontorio, lungo la strada del sole, la sterrata che lo taglia a metà, all’altezza del faro. E se è vero che non è una novità la passione dei tesorieri di partito per il mattone (il caso Lusi insegna), se è vero che di case, il “nostro”, ne ha collezionate come al Monopoli (all’agenzia del territorio risultano intestati a suo nome 8 fabbricati e 5 terreni ad Anagni, tra cui la prestigiosa tenuta della “Montagnola”; 1 fabbricato e un terreno a Piglio), questa del Circeo è una casa diversa dalle altre. Non fosse altro per come è stata acquistata e quando è stata acquistata.
CASA ABUSIVA PAGATA IN CONTANTI
È il 28 novembre dello scorso anno quando il notaio di Anagni, Paola Di Rosa, stipula la compravendita della villa. Fiorito compra da una signora, M. D. E quel che compra non è un immobile qualunque. La casa è infatti la porzione di una villa dalle due grandi ali che, anni prima, è stata costruita abusivamente nel cuore della riserva naturale e che, nel Paese dei condoni edilizi licenziati dalla maggioranza politica di cui Fiorito è punta di diamante, è «in sanatoria». Il dettaglio è cruciale. Per questo tipo di immobili, infatti, non c’è banca che conceda mutuo. La compravendita non può che essere per contanti. La proprietaria chiede 1 milione di euro. Fiorito la spunta per 800 mila. Una montagna di grano che non ha difficoltà a tirare fuori, vincendo un’asta “al ribasso” per la quale erano stati rifiutati 750 mila euro.
Sappiamo ora che, nel novembre dello scorso anno, Fiorito è nel pieno del vortice di bonifici con cui sta prosciugando il conto Unicredit da 6 milioni e mezzo di euro destinato alle spese del gruppo Pdl alla Pisana. E certo la coincidenza dell’acquisto della villa in contanti qualcosa può significare. Anche perché la circostanza che, in quei mesi, l’uomo sia liquido come una banca, è nel progetto che ha per il suo buen retiro.
Lo ricordano spesso in giro su una “Jeep” nera, compiaciuto nel vantarsi di un cabinato da 15 metri del cantiere “Manò Marine” ancorato nel porto di san Felice. È un fatto che Fiorito chieda e ottenga che, in barba a qualunque vincolo paesaggistico, si realizzi un bel parcheggio di fronte alla villa. E quando al cantiere vengono immediatamente messi i sigilli, pensa bene di sventrare un po’ di terreno per una piscina per la quale chiama muratori e idraulici da Anagni. Non ne avrà tempo, perché anche questo cantiere, aperto la scorsa estate, viene smontato in fretta e furia quando sul nostro piomba il dossier Battistoni.
DICHIARAZIONI DEI REDDITI ASSENTI
Del resto, l’acquisto della villa “in sanatoria” al Circeo e un tenore di vita da Creso de noantri devono essere motivo di qualche preoccupazione per il nostro. E la conferma è negli archivi del Consiglio regionale. Fiorito, che, nel suo doppio ruolo di tesoriere e capogruppo del Pdl, dovrebbe essere un esempio di “trasparenza”, dimentica infatti di rendere pubblica, come pure prevedono una legge dello Stato (la 441/82) e lo Statuto della Regione, la sua situazione patrimoniale e dunque rende impossibile la discovery non solo di ciò che guadagna con il suo stipendio da consigliere, ma anche delle sue proprietà immobiliari. Su tre anni di consiliatura – 2010, 2011, 2012 – presenta infatti una sola dichiarazione, nell’estate del 2010. Né, a quanto pare, qualcuno lo sollecita a farlo. Tantomeno chi oggi, nella sua maggioranza, lo taccia del rubagalline. Quel solo pezzo di carta firmato da Fiorito in tre anni si riferisce ai suoi cespiti del 2009, quando è ancora “soltanto” un consigliere di opposizione nella Regione guidata da Marrazzo, quando ancora non è cominciata la pesca nelle casse della Regione. Il suo modello “Unico” registra un reddito da lavoro dipendente di 124 mila 995 euro lordi. Mentre, genericamente, dichiara la proprietà di 4 fabbricati e un terreno ad Anagni (abbiamo visto che, oggi, di immobili in Ciociaria ne risultano 8) e di un immobile a Roma. E non è tutto.
PROPAGANDA DA PEZZENTE E 4 AUTO
Nell’auto-certificazione che accompagna quella sua unica dichiarazione, Fiorito giustifica come spese per la sua propaganda elettorale una miseria. Poco più di 24 mila euro. Più o meno un quinto del valore di quello che, in quel momento, dichiara essere il suo parco macchine: una Jaguar XJ e una Mercedes 600 sl immatricolate nel 2003, una Mercedes 320 sl del 1996 e una Bmw x5 immatricolata nel 2008. Lo stesso tipo di Suv che ricomprerà nel 2011 (con soldi non suoi) e senza la quale, evidentemente, proprio non sapeva stare. Forse perché la più adatta a tenere stretto il «rapporto tra elettore ed eletto». O magari a raggiungere la sterrata del Circeo.
La Repubblica 18.09.12