A Finale Emilia sotto un tendone da circo, a Mirandola in un centro anziani, a Carpi nei locali della parrocchia, a Crevalcore in trasferta nei Comuni vicini, ma ieri la campanella è suonata per tutti nell’Emilia ferita dal terremoto del 20 e 29 maggio. «Un mezzo miracolo», dice il sindaco di Mirandola, Maino Benatti. Il “suo” polo scolastio conta 5mila studenti, per 3mila le scuole sono inagibili e si è dovuta trovare una soluzione alternativa. «Ce l’abbiamo fatta. Rinunciando alle ferie, con l’impegno e la collaborazione di tutti: istituzioni, scuola, famiglie. Non so come, ma ce l’abbiamo fatta a partire oggi», dice Mauro Borsarini, preside del Bassi-Burgatti, istituto tecncico e liceo con 1.250 alunni, nel polo scolastico di Cento che accoglie complessivamente oltre 6mila studenti.
Cento giorni dopo la seconda, terribile scossa di magnitudo 5.9 che il 29 maggio, alle 9 di mattina, con le aule piene di ragazzi, sconvolse l’Emilia e costrinse gran parte delle scuole a chiudere anticipatamente l’anno, ieri quasi tutti i 70 mila studenti del Cratere hanno potuto riprendere le lezioni. Erano stati ben 471 gli edifici scolastici lesionati. Per quelli che avevano riportato meno danni, il governatore della Regione e commissario delegato alla ricostruzione, Vasco Errani, ha destinato 81 milioni di euro dei 500 stanziati dal Governo sul 2012 per fronteggiare l’emergenza terremoto. Soldi erogati a Comuni e Province, che a tempo di record hanno provveduto alle riparazioni. Per le 160 strutture inagibili, invece, è stato necessario trovare soluzioni alternative: pre- fabbricati in calcestruzzo, legno e metallo per le scuole da demolire e ricostruire ex novo, quindi con tempi di realizzazione medio-lunghi; moduli provvisori affittati per soli 9 mesi per quegli edifici che potranno essere ristrutturati e resi antisismici per il prossimo anno scolastico. Un impegno da 166 milioni di euro per dare una risposta ai 18mila studenti rimasti senz’aula.
Nei giorni scorsi erano stati completati i primi prefabbricati. E ieri mattina, a Cento, Errani è andato a inaugurare i primi moduli. Una struttura leggera ma funzionale, con aule di 45-50 metri quadrati capaci di contenere fino a 26 alunni ciascuna; con corridoi e scale ampie, aria condizionata e sistema antincendio. Se si pensa che il primo decreto del governo per l’emergenza è stato convertito in legge l’1 agosto, si comprende bene quale sia stata la corsa contro il tempo, il «miracolo» compiuto dal commissario e dalle istituzioni emiliane. A Cento sono bastati 40 giorni per fare il progetto, bandire la gara, assegnarla, realizzare le opere di urbanizzazione, montare i moduli. Un record che sa davvero poco di Italia. Non a caso il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ieri a Bologna, ha detto: «Gli italiani dovrebbero prendere esempio dalla voglia di ripartire e dalla caparbietà dimostrata della gente emiliana nel dopo terremoto». Il lavoro, però, sarà ancora lungo: «Abbiamo ancora tanto da fare», spiega Errani. E a chi gli chiede paragoni con L’Aquila, con la stagione di Berlusconi e delle New Town, risponde: «Noi non abbiamo promesso miracoli, ma finora quello che abbiamo detto che avremmo fatto, è stato fatto. Le polemiche non mi interessano. Preferisco che a parlare siano i fatti». Poi il merito lo gira alla comunità emiliana. «Se c’è una lezione su tutte che il terremoto ci ha dato – afferma – è il valore di lavorare assieme, con determinazione e spirito di comunità, che è il nostro motore».
La scuola è stata fin dall’indomani del sisma «la priorità delle priorità». Quando ancora non erano certi i fondi di Roma, Errani e i sindaci del Cratere dissero che il primo obiettivo era la regolare riapertura dell’anno scolastico. «Perché non c’è nulla di più importante – dice Errani – e non si trattava solo di riparare edifici ma di ricostruire un sistema sociale e di relazioni drammaticamente interrotte dal terremoto».
I problemi non sono risolti. «Ci vorrà ancora un mese per dare un’aula di qualità a tutti», afferma il governatore. Nel frattempo i dirigenti scolastici e i sindaci hanno dato sfogo all’ingegno e alla fantasia per le soluzioni transitorie. Nel modenese i ragazzi delle superiori andranno all’Università per fare «corsi di apprendimento per le scelte future», e per i piccoli delle materne saranno pro- lungati i campi estivi. Una provvisorietà che costringe le famiglie a disagi e sacrifici pesanti. Alle superiori ci saranno classi che dovranno fare i doppi turni. Alcune medie hanno rinviato l’apertura di una o due settimane. Nelle elementari per un mese ci saranno «lezioni orizzontali e trasversali» per tutti, sotto le tensostrutture. Ci saranno classi che per un mese si dovranno sistemare attorno ai tavoli del circolo anziani come quando si gioca a carte, o nelle panche della parrocchia. E ci sarà anche chi, come 800 studenti di Crevalcore, per un mese dovranno andare in trasferta, negli spazi scolastici dei Comuni limitrofi di San Giovanni in Persiceto e Sant’Agata. «Ma l’iniezione di fiducia che la puntuale riapertura dell’anno scolastico dà a tutta la comunità è enorme», dice il sindaco di Cento, Piero Lodi. «Questa è la certificazione del ritorno alla normalità, la conferma che il terremoto ci ha duramente provato ma non ci ha vinti; e che la solidarietà e le istituzioni qui sono un valore, e funzionano ancora», aggiunge la presidente della Provincia di Ferrara, Marcella Zappaterra.
L’Unità 18.09.12
Pubblicato il 18 Settembre 2012