Giorno: 17 Settembre 2012

Quel triangolo amoroso che può salvare la scuola", di Alessandro D'Avenia

«Alcuni di noi credono di poter cambiare qualcosa. A un certo punto ci svegliamo e ci rendiamo conto di aver fallito». Così dice, riferendosi alla sua professione, Henry Barthes, insegnante di una scuola pubblica americana e protagonista del recente film «Detachment» (Il distacco), interpretato magistralmente da Adrien Brody, il rovescio pessimistico-malinconico del Keating dell’«Attimo fuggente». Uomo di finanza di successo, deluso dalle chimere del mercato, decide di darsi ad un lavoro privo di «consenso» ma con più «senso» per la sua vita e quella altrui. Diventa un supplente. Sì, un supplente per scelta. Non vuole un posto di ruolo, preferisce dover cambiare di frequente scuola e non rimanere troppo «attaccato» alle vite fragili di ragazzi che si aggrappano a lui, in cerca di quel «senso» che altrove non trovano. Consapevole di non essere all’altezza di ciò di cui hanno bisogno in un mondo troppo liquido nelle relazioni e troppo fragile nelle fondamenta culturali, sconsolato dice: «Questi ragazzi hanno bisogno di qualcos’altro. Non hanno bisogno di me». Ma di che cosa hanno bisogno, allora? Lo mostra …

"Scuola primaria e nuove Indicazioni: idee per ri-partire", di Giancarlo Cerini

La scuola di base, in particolare la scuola dell’infanzia ed elementare, è una struttura portante della qualità dell’educazione pubblica in Italia. C’è una storia gloriosa alle spalle, con i miti fondativi della scuola materna statale del 1968, la nascita popolare del tempo pieno nel 1971, i programmi “bruneriani” del 1985, la stagione felice della pluralità docente (1990), dove tutti hanno avuto la sensazione di crescere come persone e come professionisti. Non è stato solo un mito, ci sono dati ed evidenze che attestano la qualità della nostra scuola primaria (pensiamo alle indagini Iea-Pirls, Timss, Invalsi). E’ una bella storia da cui ripartire, da rivivere non solo in termini di nostalgia, ma da rilanciare, da argomentare, da documentare. Ad esempio, utilizzando meglio gli spazi dell’autonomia organizzativa e didattica, e non chiudendosi in una logica puramente difensiva, che ci porta inevitabilmente ad un “fai da te”, ad una scuola del caso, che sembra senza bussole culturali e pedagogiche. Certamente le vicende di questi ultimi anni hanno messo a dura prova la scuola elementare. Ci sono delle ferite …

"Scuola primaria e nuove Indicazioni: idee per ri-partire", di Giancarlo Cerini

La scuola di base, in particolare la scuola dell’infanzia ed elementare, è una struttura portante della qualità dell’educazione pubblica in Italia. C’è una storia gloriosa alle spalle, con i miti fondativi della scuola materna statale del 1968, la nascita popolare del tempo pieno nel 1971, i programmi “bruneriani” del 1985, la stagione felice della pluralità docente (1990), dove tutti hanno avuto la sensazione di crescere come persone e come professionisti. Non è stato solo un mito, ci sono dati ed evidenze che attestano la qualità della nostra scuola primaria (pensiamo alle indagini Iea-Pirls, Timss, Invalsi). E’ una bella storia da cui ripartire, da rivivere non solo in termini di nostalgia, ma da rilanciare, da argomentare, da documentare. Ad esempio, utilizzando meglio gli spazi dell’autonomia organizzativa e didattica, e non chiudendosi in una logica puramente difensiva, che ci porta inevitabilmente ad un “fai da te”, ad una scuola del caso, che sembra senza bussole culturali e pedagogiche. Certamente le vicende di questi ultimi anni hanno messo a dura prova la scuola elementare. Ci sono delle ferite …

"Un grande discorso di un grande presidente", di Mario Pirani

Nello smarrimento delle idee politiche credo giochi la perdita di quegli strumenti che un tempo orientavano l´opinione pubblica: i discorsi e gli editoriali domenicali dei leader di partito, i comizi particolarmente significanti, i dibattiti parlamentari di maggior peso. Via via col passar degli anni le tappe riconosciute della discussione politica si sono stemperate nei talk show televisivi, nella vanità dei gossip come fatti del giorno, nella distratta citazione di questa o quella frase. Per questo acquistano inaspettato valore alcuni interventi singoli, autorevoli, pronunciati, il che non guasta, nell´osservanza della forma. Il più recente esempio ci è dato dal discorso del Presidente della Repubblica a Venezia, il 6 settembre scorso, sulla europeizzazione della politica. Non si tratta di una orazione retorica ma di una proposizione aperta, un invito al confronto dialettico, al rifiuto di vecchie idee e alla ricerca di un pensiero rinnovato. Un tempo lo si sarebbe discusso nelle sezioni e nei circoli politici, animando anche fruttuose contrapposizioni. Oggi ci contentiamo di segnalarlo ai nostri lettori, partendo dall´allarmato incipit: “In Europa la politica è in …

"Un grande discorso di un grande presidente", di Mario Pirani

Nello smarrimento delle idee politiche credo giochi la perdita di quegli strumenti che un tempo orientavano l´opinione pubblica: i discorsi e gli editoriali domenicali dei leader di partito, i comizi particolarmente significanti, i dibattiti parlamentari di maggior peso. Via via col passar degli anni le tappe riconosciute della discussione politica si sono stemperate nei talk show televisivi, nella vanità dei gossip come fatti del giorno, nella distratta citazione di questa o quella frase. Per questo acquistano inaspettato valore alcuni interventi singoli, autorevoli, pronunciati, il che non guasta, nell´osservanza della forma. Il più recente esempio ci è dato dal discorso del Presidente della Repubblica a Venezia, il 6 settembre scorso, sulla europeizzazione della politica. Non si tratta di una orazione retorica ma di una proposizione aperta, un invito al confronto dialettico, al rifiuto di vecchie idee e alla ricerca di un pensiero rinnovato. Un tempo lo si sarebbe discusso nelle sezioni e nei circoli politici, animando anche fruttuose contrapposizioni. Oggi ci contentiamo di segnalarlo ai nostri lettori, partendo dall´allarmato incipit: “In Europa la politica è in …

"Le Regioni e la crisi morale", di Michele Brambilla

In queste settimane gli scandali – che da noi sono di routine: gli italiani, diceva Flaiano, sono mossi da uno sfrenato bisogno di ingiustizia – riguardano due amministrazioni regionali: quella del Lazio, dove l’ex capogruppo del Pdl è accusato di aver fatto sparire qualche milione, e quella della Lombardia, dove si sta arricchendo di nuovi capitoli il tormentone Daccò-Formigoni. Se si tiene conto che l’ultimo scandalo a scoppiare era stato quello della Sicilia e della sua quasi bancarotta, possiamo dire che negli ultimi mesi le cosiddette storie di tangentopoli e di malapolitica hanno riguardato soprattutto amministrazioni regionali, in un asse che attraversa tutta la Penisola: Nord, Centro, Sud. Tre storie naturalmente diverse l’una dall’altra, e non necessariamente destinate a finire con delle condanne: come sempre, deciderà la magistratura. Ma tre storie destinate comunque a disilludere tutti coloro che, da tempo, invocano il decentramento amministrativo, o federalismo o autonomia che dir si voglia, come antidoto agli sprechi, alla cattiva amministrazione, alle ruberie. Si ruba a Roma come si ruba in Gallia, questa è l’ovvia verità. Non …

"Le Regioni e la crisi morale", di Michele Brambilla

In queste settimane gli scandali – che da noi sono di routine: gli italiani, diceva Flaiano, sono mossi da uno sfrenato bisogno di ingiustizia – riguardano due amministrazioni regionali: quella del Lazio, dove l’ex capogruppo del Pdl è accusato di aver fatto sparire qualche milione, e quella della Lombardia, dove si sta arricchendo di nuovi capitoli il tormentone Daccò-Formigoni. Se si tiene conto che l’ultimo scandalo a scoppiare era stato quello della Sicilia e della sua quasi bancarotta, possiamo dire che negli ultimi mesi le cosiddette storie di tangentopoli e di malapolitica hanno riguardato soprattutto amministrazioni regionali, in un asse che attraversa tutta la Penisola: Nord, Centro, Sud. Tre storie naturalmente diverse l’una dall’altra, e non necessariamente destinate a finire con delle condanne: come sempre, deciderà la magistratura. Ma tre storie destinate comunque a disilludere tutti coloro che, da tempo, invocano il decentramento amministrativo, o federalismo o autonomia che dir si voglia, come antidoto agli sprechi, alla cattiva amministrazione, alle ruberie. Si ruba a Roma come si ruba in Gallia, questa è l’ovvia verità. Non …