"La terra di mezzo", di Massimo Gramellini
Piangere Chris Stevens significa riconoscersi nella porzione di umanità che abita la terra di mezzo. Quella striscia di civiltà che le perturbazioni dei fanatici rendono ogni giorno più sottile. E’ attraversata dai ponti su cui passeggia chi non si crogiola nell’ascolto ossessivo delle proprie ragioni, ma ha ancora voglia di comprendere quelle degli altri. Chris Stevens era un ambasciatore americano, portatore di interessi di parte. Ma sapeva l’arabo, ne aveva studiato i libri e le persone. In Libia aveva appoggiato la ribellione a Gheddafi, però non era un guerrafondaio né un nemico sprezzante. Basta guardare il video in cui si presenta alle popolazioni locali col ciuffo sbarazzino di un liceale e lo sguardo assorto di chi vuole servire a qualcosa e non solo a qualcuno. I fanatici hanno un sesto senso nello scegliersi le vittime. Non se la prendono mai coi fanatici della trincea opposta, verso i quali nutrono anzi una sorta di macabro rispetto. Si accaniscono sugli abitanti della terra di mezzo. Sui Tarantelli, sui Biagi, sui Casalegno. Il loro nemico non è il …