"Il debito italiano nasce a scuola", di Alessandra Ricciardi
La bassa competitività del sistema Paese inizia dal basso, dalla scuola. Che, nonostante i miglioramenti dell’ultimo ventennio, mostra di essere ingessata rispetto alla sfide del sistema globale e soprattutto di aver rinunciato alla mission che l’aveva caratterizzata negli anni del boom economico, quella di fare da ascensore sociale. L’atto di accusa è dell’Ocse, che nell’ultimo rapporto sull’educazione evidenzia investimenti inferiori alla media dei paesi europei, alti tassi di disoccupazione giovanile combinati ad alti tassi di dispersione scolastica. E poi, insegnanti mal pagati e per giunta in avanti con gli anni. Il premier Mario Monti ieri, in un momento di estrema sincerità nel confronto con le parti sociali sulla crisi, ha ammesso che le politiche di rigore inferte dal suo esecutivo hanno certamente peggiorato la recessione. Ma che è stata una scelta inevitabile per tenere sotto controllo il debito pubblico. La scuola è stata, da ben prima di Monti, il terreno privilegiato delle politiche restrittive della spesa dello stato. La manovra più consistente è stata quella dell’ultimo governo Berlusconi: con il decreto legge 112/2008 il ministro …