In una scuola su tre (su due al sud) mancano i certificati di sicurezza. Migliaia stanno su territori a rischio sismico o idrogeologico. Non è solo l’intonaco che cade, l’infiltrazione d’acqua, l’umidità. Lo stato dell’edilizia scolastico nel nostro Paese è drammatico, al punto che in alcune città le amministrazioni si trovano nel dilemma se aprire una scuola non a norma o lasciare a casa i bambini. Casi come quello di Catanzaro, dove 5 scuole hanno chiuso perché inagibili negli ultimi due anni e dove solo questa estate il prefetto ha sospeso l’ordinanza che avrebbe impedito le attività in altre due primarie del centro, o come quello di Campobasso, dove il sindaco qualche giorno fa ha minacciato di rinviare l’apertura delle sue 30 scuole se non avesse avuto dal ministero la deroga sulla certificazione anti incendio, fotografano una realtà al limite dell’emergenza. Una situazione con la quale il governo Monti ha iniziato a fare i conti: fra pochi giorni il Ministero dell’Istruzione presenterà un rapporto sulle condizioni degli edifici scolastici, una sorta di mappatura ufficiale con relativi interventi. Intanto è già stato destinato un miliardo di euro per la messa in sicurezza degli edifici. Altri fondi specifici per 4 regioni con condizioni particolarmente problematiche (Calabria, Campania, Puglia, Sicilia) arriveranno a breve. «Soldi veri – sottolineano al Miur – che partono subito». Anche perché il quadro che Cittadinanza Attiva, Legambiente e Fcl Cgil, che ogni anno stilano rapporti sulla sicurezze degli istituti, è da vera e propria «emergenza nazionale». Dei 42mila edifici scolastici presenti in tutta Italia il 29% non ha il certificato di agibilità sanitaria, il 42% quello di agibilità statica, il 47,81% non rispetta le norme anti incendio. Più del 60% non è dotato neppure di scale di sicurezza o porte anti panico (elaborazione Flc Cgil su dati Miur e Lega Ambiente). E poi ci sono le strutture con l’amianto (11,13%) e quelle con il radon, un gas radioattivo. «Se poi aggiungiamo che per via della loro ubicazione territoriale le nostre scuole sono soggette al rischio sismico, idrogeologico, vulcanico, industriale, il panorama assume tratti drammatici tanto da connotarsi come una emergenza», commenta Massimo Mari, responsabile nazionale edilizia scolastica Flc Cgil. Ma non è solo la messa in sicurezza straordinaria a mancare. Gli enti locali non hanno più i fondi neanche per la manutenzione: crescono infatti fino a costituire il 56% del totale gli edifici che negli ultimi 5 anni non hanno goduto di nessun tipo di intervento. «A fronte di questa situazione – spiega Adriana Bizzarri, responsabile scuola di Cittadinanza Attiva – le risorse messe in campo finora sono state totalmente inadeguate e poi la lentezza nell’ erogazione dei fondi non aiuta gli enti locali. Noi chiediamo per prima cosa al Ministro Profumo di rivedere il numero di alunni per classe, il sovraffollamento aggrava il quadro ed è un rischio». Intanto partiranno a breve i primi cantieri previsti dal governo. «C’è un grande lavoro da fare, la situazione è nota: oltre il 60 per cento delle scuole ha più di 40 anni ma stiamo facendo di tutto per velocizzare», spiega il sottosegretario all’Istruzione Marco Rossi Doria aggiungendo che l’esecutivo sta seguendo due direzioni: «La messa in sicurezza delle scuole che ne hanno bisogno e la costruzione di nuovi edifici, ecocompatibili, a risparmio energetico. Nuove anche come impostazione, con laboratori e spazi di aggregazione, aperte al territorio anche in orario di chiusura delle normali attività». «Il ministro Profumo lo ripete da tanto tempo: questo è la nostra idea di scuola, poi con la crisi non è una cosa che si può far rapidamente ma c’è un segnale di forte inversione di tendenza che arriva con questi fondi». I fondi sono quelli stanziati dai Ministri Barca (Coesione territoriale) e Profumo e concertati con gli enti locali. «Tutti soldi che non erano stati utilizzati e che invece adesso vengono riallocati sulle scuole e resi immediatamente disponibili». Le tipologie di interventi individuate da Barca e Profumo nel Piano di Azione e Coesione riguardano soprattutto l’efficienza energetica, la messa a norma degli impianti, l’abbattimento delle barriere architettoniche, la dotazione di impianti sportivi e il miglioramento dell’attrattività degli spazi. «Il fine – spiegano nel documento – è quello di incidere sugli attuali aspetti di criticità dell’edilizia scolastica». «Non solo materne o licei ma anche strutture professionali con esigenze specifiche – spiega Rossi Doria – Il numero di scuole da mettere in sicurezza è una delle partite che giochiamo di concerto con le Regioni a questo si aggiungono le scuole di nuova concezione sulle quali puntiamo molto come modello del futuro. La cosa interessante è che ci sono consorzi di comuni o singoli enti locali che stanno venendo da noi disposti a dismettere le vecchie scuole e a partecipare alla spesa, stiamo pensando insieme come finanziare nuove scuole e di che tipo. Per questo in questi giorni stiamo approntando una squadra specifica al Ministero voluta da Profumo proprio per aiutare questo processo negli enti locali».
L’Unità 11.09.12