E’ inutile girare attorno all’ostacolo. Le prossime primarie per sciegliere il candidato premier del centro sinistra possono essere una grande opportunità per l’espansione elettorale del Pd e, quindi, della intera coalizione; oppure possono trasformarsi in un poderoso boomerang. Innanzitutto per il Pd, per la sua immagine, la sua credibilità e il suo progetto politico. Per noi si tratta di una questione di scelta politica, di rapporti interni al partito e anche di scelte regolamentari.
Ma andiamo con ordine. Le primarie si devono fare.
Così ha deciso Bersani e così ha scelto il Pd. Primarie che servono per dare un’ampia legittimazione popolare e democratica al futuro candidato Premier e anche per rispondere ad una domanda di rinnovamento che sale con forza dalla società italiana. Ma le primarie, che sono e restano uno strumento e non un dogma da santificare e venerare ogni giorno, non possono diventare un espediente per “scassare” il partito e demolire la stessa impalcatura di un soggetto politico che è nato appena 5 anni fa. Francamente non crediamo che questo rientri tra gli obiettivi politici del sindaco di Firenze, ma è indubbio che gli attacchi quotidiani al segretario, a larga parte del gruppo dirigente e a tutto ciò che è stato fatto in questi anni, è una ghiotta occasione per tutti i detrattori, gli avversari e i nemici del Pd per ridimensionare, se non fiaccare, le ambizioni di governo del più grande partito riformista del Paese. Quindi, un sì convinto alle primarie purché non diventino una sorta di competizione cruenta tesa unicamente a delegittimare politicamente e personalmente il gruppo dirigente del partito.
Lo hanno già detto altri e noi lo ripetiamo perché lo condividiamo: il tema dei mandati, della “rottamazione” di tutto il gruppo dirigente del partito e dello sventolio in ogni piazza e in ogni via della carta di identità, che cosa hanno a che fare con l’agenda programmatica del dopo Monti? Noi non sottovalutiamo affatto questi elementi di dibattito. Ma un conto è il congresso di un partito, lo scontro interno e la fisiologica competizione per assumere la sua guida politica. Altra cosa, del tutto diversa, è la ricetta programmatica del Pd e del centrosinistra per la guida del Paese nel prossimo quinquennio. Come abbiamo già detto, indubbiamente la carta di identità è importante, ma la contesa delle future primarie va giocata esclusivamente sul terreno politico e programmatico. Perché se la disputa diventa tutta interna al gruppo dirigente, forse è bene convocare un congresso straordinario per affrontare i problemi e sciogliere i nodi. Ma è questo il tema dominante ed esclusivo del dopo Monti? A noi, francamente, pare di no, perché siamo interessati a conoscere innanzitutto il programma di governo di ciascun candidato e a comprendere qual è la strada che viene indicata per uscire dall’attuale e drammatica crisi economica e sociale.
Ecco perché il capitolo delle regole questa volta è importante e decisivo.
Nessuno vuole attenuare o ridurre la partecipazione popolare. Anzi. Chi non appartiene alla scuola demagogica e populista del grillismo più aggressivo ed irresponsabile, sa benissimo che le primarie vanno disciplinate. E la proposta avanzata su queste colonne da Franco Marini non può e non deve cadere nel vuoto. Il cosiddetto «albo degli elettori» non è utile solo al Pd, ma è utile per la credibilità, la trasparenza e la correttezza delle primarie e della stessa politica.
Non vogliamo affatto ingigantire le degenerazioni e gli inquinamenti che sono capitati a Napoli, a Palermo e in altre città italiane. Ma è indubbio che una consultazione popolare di questo genere, priva di qualsiasi regolamentazione, è credibile e seria se non è inquinata e, soprattutto, se non è condizionata da persone, gruppi di pressione, cordate di interessi e lobby del tutto esterne al Pd e all’intero centro sinistra. È sintomatico, al riguardo, che a invocare primarie senza regole siano soprattutto tutti quei mondi o pregiudizialmente ostili al Pd o che avversano e combattono un esito positivo al centro sinistra alle prossime elezioni.
Facciamo, pertanto, un pubblico appello al segretario Bersani e alla Direzione del partito affinché si affronti in modo tempestivo ed approfondito questo tema. Senza regole definite e condivise rischiamo di trasformare le primarie in uno scontro dove la voglia di azzerare e di liquidare il Pd può entrare prepotentemente in gioco, nonostante la nostra volontà. E questo è un epilogo che non condividiamo e che vogliamo battere senza esitazioni e senza tentennamenti.
L’Unità 08.09.12