Ammassati, con pochi centimetri a dividerli dai compagni, e spazi compressi rispetto ai limiti di sicurezza: sono gli studenti delle «classi pollaio», secondo il Codacons il 30% delle classi italiane, 110 mila su 367 mila. E questa sarebbe una stima per difetto, perché contempla solo le classi con più di 25 studenti: prendendo in considerazione anche quelle che non rispettano gli spazi fissati dalle norme comunitarie (1,8o metri quadrati a disposizione ad alunno fino alle scuole medie, 1,96 mq per gli studenti delle superiori), «si arriva al 70%», dice il Codacons, con una stima quindi di oltre 257 mila classi non a norma. Di fatto, sia che si guardi il fenomeno da un punto di vista amministrativo (con le nuove norme che regolano il numero massimo e minimo di studenti per aula), sia che lo si consideri dal punto di vista strettamente logistico di spazi, «l’inizio del prossimo anno scolastico sarà una bagarre», secondo il presidente del Codacons Carlo Rienzi. Per decreto ministeriale, nelle scuole dell’infanzia possono esserci non più di 26 bambini per classe e non meno di 18, con la possibilità di ripartire eventuali eccedenze fino a 29 alunni per classe. Nella scuola primaria (ex elementare) devono esserci non meno di 15 e non più di 26 bambini, che possono diventare 27 in caso di resti. Nella scuola secondaria di primo grado (ex media) le classi devono essere costituite da non più di 27 alunni e da non meno di 18. Anche le prime classi delle scuole secondarie di secondo grado (le superiori) non possono contenere più di 27 alunni, ma anche qui, in caso di eccedenze, si può arrivare fino a 3o alunni. Sono proprio i limiti «al ribasso», voluti dall’ex ministro Maria Stella Gelmini, a creare problemi: perché un dirigente scolastico, non potendo dividere una classe di 34 studenti, mettendo 17 studenti in ogni classe, è costretto a comprimere tutti gli alunni nella stessa porzione di istituto. Per i presidi di licei e istituti tecnico-professionali, in particolare, c’è l’incubo delle classi sovraffollate tra le prime, soprattutto se ci sono indirizzi specialistici. Le segnalazioni si sprecano. Anche quest’anno in più sezioni dei principali licei romani le presenze sforeranno quota 3o. I genitori dei ragazzi delle scuole medie del comprensivo di San Giorgio (Mantova), la don Milani e la Mameli di Castelbelforte, hanno scritto al provveditorato perché i propri figli non trascorrano un anno intero rinchiusi in aula con altri 27-28 bambini. Alcune scuole superiori di Vicenza sono state costrette a introdurre una sorta di tetto massimo di iscrizioni di studenti certificati, in modo da limitare le difficoltà e i disagi legati al sovraffollamento. L’associazione genitori Arcipelago toscano ha paventato il rischio che le classi sovraffollate non possano cominciare l’anno scolastico nell’isola di Elba. A Ravenna, da una ricerca Flc Cgil, servirebbero almeno altre 4o classi in più per non rischiare «gravissimi problemi connessi alla sicurezza e alla qualità della didattica». A Termoli è scoppiata una battaglia tra i genitori dei ragazzi della scuola media Schweitzer e l’ufficio scolastico provinciale, che ha autorizzato classi con più di 3o alunni, «quindi fuorilegge». A dar ragione alle proteste c’è una sentenza: il Consiglio di Stato, a giugno dell’anno scorso, ha confermato una decisione del Tar del Lazio e ha accolto la dass action promossa dal Codacons contro le «classi pollaio». «La sicurezza e la vivibilità dei luoghi frequentati dagli studenti italiani sono inderogabili», secondo i giudici che hanno dato ragione all’associazione di consumatori e intimato al ministero della Pubblica istruzione di redigere un piano che metta in sicurezza le aule scolastiche. Dopo l’azione del Codacons, il governo ha messo a punto un piano di riqualificazione dell’edilizia scolastica, e individuato 20 mila scuole che presentano una situazione «significativa», e dove quindi le condizioni logistiche non consentono di aumentare il numero di alunni per classe. Questo piano è stato poi dal ministro Francesco Profumo annesso in un piano generale per l’edilizia scolastica nazionale, che contempla anche i requisiti per i nuovi edifici scolastici. Il Cipe ha finanziato la risistemazione delle scuole con 556 milioni, fondi a cui va aggiunta la quota (1,25 milioni) per le scuole terremotate. «Si arriva al limite massimo di alunni solo se l’edificio lo consente», assicura il ministero. Ma le testimonianze a volte raccontano un’altra storia.
Il Corriere della Sera 04.09.12
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