La dispersione scolastica italiana è tra le più alte in Europa. Peggio di noi solo Spagna, Portogallo e Malta. Tra classi pollaio e ritardi tutte le criticità. I primi a ricominciare saranno il 5 settembre gli studenti altoatesini ma il grosso degli alunni tornerà tra i banchi tra il 12 ed il 17 settembre. Ancora più difficile sarà ricominciare l’anno alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi, dove il 19 maggio scorso un attentato ha provocato la morte di Melissa Bassi ed il ferimento di 9 sue compagne di scuola. «È stata un’estate particolare questa ci spiega Martina Carpani, presidentessa della consulta provinciale degli studenti di Brindisi con gli psicologi al lavoro per cercare di far superare ai ragazzi il trauma della morte a scuola». Per il primo giorno di scuola stanno organizzando un ricordo di Melissa, sicuramente un minuto di silenzio ma anche qualcosa di più. Quel giorno di maggio tutti si aspettavano un noioso giorno di scuola, come scritto in un instant book che raccoglieva i pensieri degli studenti brindisini dopo l’attentato e pubblicato anche sul sito del Miur. Quella noia purtroppo non c’è stata ed è arrivata la tragedia. «Il 19 maggio tutti avrebbero voluto quella solita noiosa giornata di scuola, ma oggi quella stessa noiosa giornata rischia di essere un problema – continua Martina parlandoci del metodo di studio e di insegnamento – si fa presto a parlare di educazione alla legalità e di scuola presidio di democrazia, ma se non riusciamo neanche ad aprire la scuola il pomeriggio, ai ragazzi offriamo solo la vecchia e noiosa lezione frontale».
Sarà difficile ricominciare anche tra le scuole terremotate dell’Emilia Romagna. Dei 429 edifici scolastici che hanno subito danni a causa del sisma nelle province emiliane, moltissimi sono quelli già messi in sicurezza e che riapriranno regolarmente tra qualche giorno. Sono una sessantina invece gli edifici che necessitano di lavori più lunghi e che riapriranno solamente tra uno o più anni. In molti comuni, come a Finale Emilia, è una corsa contro il tempo per cercare di inaugurare il nuovo anno scolastico, che si svolgerà nei prefabbricati, con il minor ritardo possibile, auspicabilmente entro i primi giorni di ottobre.
Difficile ricominciare se i grandi problemi si aggiungono ai problemi di sempre. Il caro-libri è uno di questi. Secondo l’osservatorio mensile Findomestic, quest’anno le famiglie italiane prevedono di spendere per le spese scolastiche in media 500 euro per figlio fino ad arrivare ai circa 700 euro nel caso di figli iscritti ad un liceo. Peccato che, secondo i tetti di spesa previsti ogni anno dal ministero, la spesa per i libri non dovrebbe superare i 250-300 euro a seconda dell’indirizzo prescelto. Purtroppo non si sta rilevando una soluzione il formato misto, cartaceo/e-book, che anzi ha fatto diventare improvvisamente non acquistabili molti volumi sul mercato dell’usato.
A superare le difficoltà ci prova lo spirito mutualistico degli studenti, con mercatini del libro usato che spuntano come al solito in quasi tutte le città italiane. In tempi di crisi sembra questa l’unica soluzione per avere lo stesso livello di servizi ad un costo inferiore.
Per elementari e medie la novità di quest’anno saranno le maxi-scuole, frutto degli accorpamenti voluti dal governo, con un numero minimo di mille alunni. Le maxi-scuole avranno anche maxi-classi, soprattutto per gli indirizzi di studio più richiesti. Insomma, le famose classi pollaio ormai sono una consuetudine, anche se la legge prevede il numero massimo, già altissimo, di 30 alunni per classe. Ma sono molti gli istituiti che non la rispettano. Anche in questo caso le leggi sono espressioni di un desiderio più che indicazioni da rispettare.
I problemi sembrano quelli di sempre, eppure ogni anno se ne aggiunge qualcuno. La notizia contenuta nel rapporto Istat «Noi Italia» è da far tremare i polsi: il 20% degli studenti italiani non arriva al diploma, lasciando prima la scuola. Uno su cinque, peggio di noi solo Spagna, Portogallo e Malta mentre la media Ue non raggiunge il 15%. Oltre allo spread finanziario c’è uno spread di opportunità tra i giovani italiani e i loro omologhi europei che fatica a riempire allo stesso modo le pagine dei giornali. Sullo sfondo si affacciano le prime proteste degli studenti che già annunciano le giornate di mobilitazione. Il 12 ottobre sarà la volta dell’Unione degli Studenti, ma sia la Federazione degli Studenti che la Rete degli Studenti Medi hanno in calendario mobilitazioni simili. Quest’anno poi arriva in discussione alla Camera il disegno di legge Aprea sul riordino delle istituzioni di governo delle scuole italiane e gli studenti già promettono battaglia. Tra sedicenti riforme e puntuali proteste, la scuola ricomincia anche quest’anno. Risolvere i suoi problemi sembra un’eterna fatica di Sisifo, ma ogni anno è sempre più difficile portare in cima il grande masso della formazione di tutti e per tutti. Per quanta simpatia abbia provocato il maestro D’Orta alle prese con i suoi innocenti alunni, «io speriamo che me la cavo» non può continuare ad essere il motto della scuola italiana.
L’Unità 04.09.12
Pubblicato il 4 Settembre 2012